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1. Codice CLC Descrizione CLC Superficie ha 111 Tessuto residenziale continuo mediamente denso 4 7365 0 004 112 Tessuto residenziale rado e nucleiforme 140 7639 0 108 i21 lai commerciale e dei grandi impianti di 6 7764 P 122 Reti stradali e spazi accessori 0 9512 0 001 131 Aree estrattive 11 4327 0 009 133 Cantieri 1 6258 0 001 134 Aree degradate non utilizzate e non vegetate 21 2013 0 016 142 Aree ricreative e sportive 123 9809 0 095 222 Frutteti e frutti minori 14 5564 0 011 231 Prati permanenti 3 413 1358 2 611 242 Sistemi colturali e particellari complessi 102 9783 0 079 243 di RA ana occupate da colture agrarie con presenza di 866 8819 sl 311 Boschi di latifoglie 149 5374 0 114 312 Boschi di conifere 28 428 2960 21 746 313 Boschi misti 330 2840 0 253 321 Aree a pascolo naturale e praterie d alta quota 16 027 6256 12 260 322 Brughiere e cespuglieti 6 443 1106 4 929 324 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 2 693 3250 2 060 331 Superfici sabbiose e alvei ghiaiosi 285 7277 0 219 332 Rocce nude 41 869 0588 32 028 333 Aree con vegetazione rada 19 630 4614 15 016 335 Ghiacciai e nevi perenni 9 029 5989 6 907 511 Alvei fluviali e corsi d acqua artificiali 201 3096 0 154 512 Bacini d acqua 931 0075 0 712 Totale 130 728 3636 100 000 Sulla base dei dati emersi in riferimento all uso del suolo sono stati condotti una serie di approfondimenti e riclassific
2. TIPOLOGIA FORESTALE INTERVENTO IN FUNZIONE DELL ALTEZZA DEL FRONTE DI FIAMMA m metri 0 1 2 3 4 gt S Alneti di ontano 1 1 1 1 1 1 verde Pinete di pino mugo 1 1 1 1 1 Boscaglie pioniere di 1 1 1 3 3 3 invasione Lariceto tipico 1 2 3 3 3 3 Larici Cembrete 1 2 3 3 3 3 Peccete 1 2 3 3 3 3 Pinete di pino 1 3 3 3 3 3 silvestre Boschi misti 1 2 3 3 3 3 Ripariali 1 1 1 1 1 1 Tipologia di intervento post incendio 1 evoluzione libera o interventi gi previsti da piani assestamentali 2 Interventi ordinari 3 Interventi straordinari ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 97 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio L altezza di fiamma pu essere considerata un buon indicatore degli effetti del fuoco e quindi possono essere ipotizzati i differenti danni arrecati da incendi con altezze di fiamma diverse ovvio che in molti casi e comunque con altezze di fiamma inferiori al metro incendio radente non sono previsti interventi attivi a meno delle pulizie lungo la viabilit lasciando il popolamento alla libera evoluzione Ove si suppone che il danno arrecato sia grave si prevedono interventi mirati che vanno dal rinfoltimento all eliminazione di materiale morto in piedi e che non possono prescindere in ogni caso da una valutazione contestuale molto accurata ti
3. Tipologia fisionomico vegetazionale ni Pineta di Pino mugo 5 317 6812 Arbusteti e boscaglie Alneta a Ontano verde 2 755 0482 Boschi di latifoglie Ripariali 57 3131 Boschi misti di latifoglie e conifere 639 6433 Lariceto tipico 900 2487 Larici cembreto 1 028 4882 Fustaia di conifere Pecceta montana 2 587 5750 Pecceta subalpina 7 512 7194 Pineta di Pino silvestre 327 3982 Lariceto a ericacee 3 753 2708 Larici cembreto a ericacee 6 840 2707 Pecceta montana 783 8406 Fustaia di conifere con piano arbustivo Pecceta montana a ericacee 1 029 2817 Pecceta subalpina 2 131 8135 Pecceta subalpina a ericacee 1 995 2830 Pineta di Pino silvestre 107 6839 i mu j Arborati 170 9676 Pascoli praterie prati incolti erbacei Semplice 4 135 8561 Totale 42 074 3832 2 1 3 Pianificazione forestale attuale ed interventi selvicolturali di norma realizzati Nel Parco la copertura forestale si estende nella fascia altitudinale pi bassa dove occupa circa 38 000 ettari pari al 29 della superficie complessiva dell area protetta La composizione e la struttura dei boschi sono condizionate dalle caratteristiche topografiche geologiche e climatiche del territorio Le formazioni di abete rosso sono le pi diffuse nel territorio del Parco Con uno sviluppo di circa 16 000 ettari rivestono circa il 42 della superficie boscata rappresentando uno stadio di climax del piano montano e subalpino La pecceta ha un importante valore ec
4. Valori mensili delle temperature centigradi per le stazioni meteorologiche considerate 2 2 1 2 3Umidit dell aria L umidit dell aria da mettere in relazione con il tenore idrico della frazione morta di biomassa bruciabile e in particolare con i combustibili di piccole dimensioni che tendono pi ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 62 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio rapidamente a portarsi in equilibrio igrotermico con l ambiente e che costituiscono il principale elemento portante di fronti di fiamma veloci e difficilmente controllabili I valori di umidit dell aria che predispongono gli incendi boschivi nel Parco sono prevalentemete da mettere in relazione con episodi di ventosit particolarmente predisponente ad esempio il verificarsi del fohn 2 2 1 2 4Vento Il vento un fattore chiave nel comportamento del fuoco Oltre a influire in modo indiretto sull umidit dei combustibili ha un ruolo fondamentale nella fase di sviluppo dell incendio essendo il fattore pi importante nel determinare la velocit di propagazione del fronte di fiamma Le principali azioni svolte dal vento sono favorire l apporto di comburente per il processo di combustione aumentare il preriscaldamento dei combustibili posti dinanzi al fronte in avanzamento inclinando la fiamma e per convezione
5. ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 109 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Petrucci B 2007 Azioni del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel settore degli incendi boschivi L Italia Forestale e Montana 1 27 38 Petrucci B Capitoni B Borelli R Popolizio F 2010 Progetto Incendi portale cartografico nazionale del Ministero dell Ambiente un esempio di gestione di dati cartografici a supporto dei piani antincendio boschivi nei parchi nazionali Forest on line 7 13 21 2010 Rothermel R C 1972 A mathematical model for predicting fire spread in wildland fuels Research Paper INT 115 USDA For Serv Intermountain Forest and Range Exp St Odgen UT p 40 Rothermel R C 1983 How to predict the spread and intensity of forest and range fires Gen Tech Rep INT 143 USDA For Serv Intermountain Forest and Range Exp St Odgen UT p 161Salas Ff j Chuvieco E 1995 Applicacion de imagines Landsat TM a la cartografia de modelos combustibles Revista de Telededteccion 5 18 28 Van Wagner C E 1987 Development and structure of the Canadian forest fire weather index system Canadian Forest Service Forestry Technical Report 35 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 110
6. ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 65 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio rivestono un ruolo chiave nella definizione dell insieme degli interventi finalizzati alla prevenzione alla previsione e alla lotta attiva contro gli incendi forestali La cartografia numerica dei combustibili forestali pu infatti essere vantaggiosamente impiegata per per stimare la quantit di biomassa bruciabile prevedere il comportamento del fuoco e valutare la pericolosit di incendio La spazializzazione dei combustibili contribuisce inoltre alla definizione del rischio e pu essere utilizzata per rispondere alla necessit di pianificare e destinare risorse per l estinzione o la ricostituzione di aree percorse dal fuoco Per facilitare la definizione delle propriet fisiche della biomassa bruciabile e permettere la classificazione della infinita variet di situazioni che si riscontrano in natura si pu fare riferimento a descrizioni standard di riferimento denominate modelli di combustibile Anderson 1982 Rothermel 1983 Andrews 1986 Burgan e Rothermel 1984 Il concetto di modello di combustibile stato introdotto negli Stati Uniti dove sono state elaborate ad opera del Northern Forest Fire Laboratory NFFL delle descrizioni tabulate di tutti i parametri fisici dei complessi di combustibili necessari alla soluzione delle
7. 6 796 00 9 134 00 12 275 00 Popolamenti legnosi ripariali Arbusteti subalpini 4 173 00 4 838 00 6 502 00 Pinete di pino silvestre 3 245 00 3 763 00 5 057 00 6 796 00 9 134 00 12 275 00 3 245 00 3 763 00 5 057 00 6 796 00 9 134 00 12 275 00 Peccete Lariceti e cembrete Tabella Stima del valore naturalistico o biodiversit N con livello di danneggiamento del soprassuolo pari all 80 Fonte ns elaborazione Valore totale stimato del danno ambientale V In conclusione al fine di conoscere il valore del danno ambientale che si avrebbe in occasione di un evento incendiario a carico di un bosco collocato all interno del Parco il tecnico forestale che proceder alla stima sommer i valori noti dalle precedenti tabelle e relativi alle funzioni svolte dal soprassuolo oggetto della stima post incendio Il Valore totale stimato del danno ambientale sar dato dalla somma dei valori stimati per singole funzioni svolte dal bosco V L T P C N ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 105 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio dove L il valore del danno per perdita della funzione di produzione legnosa stimato dal tecnico forestale con l impiego del software allegato T il valore del danno corri
8. ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 80 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Prevenzione diretta AI fine di aumentare la resistenza e la resilienza dei popolamenti boschivi in caso di incendio nonch di aumentare l efficacia ed 11 grado di sicurezza delle squadre di estinzione alcuni interventi di natura selvicolturale dovranno essere previsti ed eseguiti in accordo con i piani di assestamento forestale Scopo principale di questi interventi limitare lo sviluppo di fronti di fiamma di elevata intensit che comporterebbero un maggiore impatto sui popolamenti e una maggiore difficolt e pericolo per l estinzione Di seguito forniamo una sintesi di come tali interventi potrebbero articolarsi gt avviamento a fustaia da consigliarsi nei cedui presenti sufficientemente invecchiati da inibire lo sviluppo di giovani polloni L avviamento potr inizialmente prevedere la selezione di uno o due polloni per ciascuna ceppaia ed essere integrato da diradamenti volti a favorire lo sviluppo di specie alternative al castagno Tali interventi andranno eseguiti con continuit si suggerisce l adozione in alternativa alla conversione della tecnica del ceduo a turno lungo gt aumento della mescolanza compositiva per quanto possibile durante gli interventi di gestione selvicolturale si dovr tendere all au
9. 48 2 1 10 3 Provincia Autonoma di Trentd pa srl aaa 49 2 1 10 4 Provincia Autonoma di Bolzaro iosa nia ira 52 22 ZONizzazione dttlale poi leo elica ia ia aaa 53 2 2 1 Analisi dei fattori predisponenti in relazione alle variabili dei fattori topografici meteorologici e dei combustibili forestali 54 2 2 1 1 PAMOFAOPOStalch sur nai 54 2 2 2 Fattori meteorologici siinses anssi eig i aa 58 221201 Precipitazioni papiri alato 60 3222 Temperatura dell anaausisresia iatale cornate 62 224 IVA iaia 62 22 124 Venosa a a E a alia ola 63 22 13 Combustibili forestali elaborare 64 2 2 2 Analisi delle cause detenmiiliafitl dirne laghi 64 2 2 3 Zonizzazione di aree omogenee per pericolosit gravit e rischio di incendio modelli di combustibile e loro mappatura 65 2 2 3 1 Carta dei modelli di combustibile ciunia aaa 65 2 2 3 2 Pericolosit e rischio di incendib oz cari a iis lio 69 2 2 3 2 1 Carta della probabilit di innesco 70 2 2 3 2 2 Carta dell intensit potenziale di incendio 71 2 2 3 3 Carta del aschio drincencio css valutarie eius 13 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 1 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 3 4 Carta dell impatto atteso degli incendi boschivi zonizzazione della gravit realediincendi
10. CONSORZIO DEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO KONSORTIUM NATIONAL PARK STILFSER JOCH PIANO DI PREVISIONE PREVENZIONE E LOTTA ATTIVA CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI Ai sensi art 8 L 353 00 Periodo di validit 2011 2015 RELAZIONE TECNICA E METODOLOGICA Dott For Annalisa Francesetti A igk T AN codice lavoro Coordinatore scientifico VAN Ea 04 N Via Cosmo 21 10121 Torino EN r CS tel 333 5246732 MS Dott e mail annalisa francesetti gmail cdme A 2009 047 0 ARIOSIE VELI Dott For Mattia Busti NC te Su gt 5 i Y emissione Coordinarore tecnico Pa so fl StudioSilva S r l Wyr ME 17 d Via G Ferrari 4 28100 Novara tel 0321 514419 fax 0321 659301 e mail studiosilva no studiosilva it P IVA 01909680405 Dicembre 2010 Dott For Pierluigi Molducci Studio Verde S r l Via Schio 47 49 47100 Forl Tel e fax 0543 705445 e mail segreteria studio verde it P IVA 01909680405 Piazza Marinoni15 23037 Tirano SO Tel e fax 0342 705647 e mail tiliafor libero it revisione data controllato 1 Integrazioni MATTM CTA Ente Parco Agosto 2011 2 3 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio INDICE lo PREMESSA oneone iien A ero osare pa air ria cele celle ie ira a 3 1 1 Periodo di validit del piano ola nia 4 1 2 Descrizione del quadro normativo e del quadro istituzionale delle competenze
11. Querceti di rovere 0 95 331 06 662 11 RI Rimboschimenti in fase di rinaturalizzazione 0 60 AB Abetine 0 60 PN Pinete di pino montano 0 60 209 09 418 18 PE Peccete 0 60 LC Lariceti e cembrete 0 60 Tabella Stima della funzione di protezione dai cambiamenti del clima C Fonte Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 e ns elaborazione Valore naturalistico o biodiversit N AI fine di valutare il valore naturalistico nel caso di zona protetta la metodologia proposta dal AISF e da CFS fa riferimento al valore di ricostruzione moltiplicato per un coefficiente che si riferisce al grado di naturalit del soprassuolo che per le classi di vegetazione censite nell area del Parco sono successivamente riportate Categorie forestali Coef at Alneti montani 0 9 Popolamenti legnosi ripariali 0 9 Arbusteti subalpini 0 9 Pinete di pino silvestre 0 7 Boschi di latifoglie 0 7 Peccete 0 7 Lariceti e cembrete 0 7 Fonte Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 e ns elaborazione Considerando quindi un costo di impianto pari a 5 000 ha ottenuto come valore medio di finanziamento delle Misure forestali dei Piani di Sviluppo Rurale e dei Prezziari regionali ed un numero di anni necessari per la ricostruzione ottenuto con riferimento all et del bosco incendiato e alla tipologia di materiale vivaistico impiegato pari a 5 10
12. f e a p EA UD x 3 ss Pianeggiante gt o di i ss gt Esposizione dei versanti del territorio del Parco e dei comuni limitrofi visione tridimensionale derivata dal modello digitale del terreno integrato Pendenza La pendenza un fattore che influenza la velocit di propagazione del fuoco soprattutto nelle fasi iniziali In una pendice che presenta un inclinazione compresa tra 10 e 15 la velocit di propagazione doppia rispetto ad una superficie piana ed quadrupla se l inclinazione di 25 L effetto della pendenza si deve all influenza che questa esercita sul processo di preriscaldamento e sullo sviluppo della colonna di convezione che a sua volta facilita il propagarsi delle fiamme alle chiome Inoltre le correnti di vento ascendenti e la maggiore acclivit facilitano lo spostamento del fronte di fuoco L aumento della pendenza causa anche di conseguenze negative nelle fasi di estinzione del fuoco i tizzoni possono rotolare ed appiccare nuovi focolai gli spostamenti del personale adibito allo spegnimento sono meno rapidi Un fuoco si svilupper pi rapidamente in salita che in discesa se il vento non sufficientemente forte da influenzare altrimenti la diffusione In salita le fiamme sono pi vicine al combustibile Questo causa un preriscaldamento e quindi una accensione maggiormente rapida Il calore che sale lungo la pendice causa una corrente che aumenta ATI Studio
13. trasportare frammenti in combustione favorendo la nascita di focolai secondari anche a considerevoli distanze spotting Le caratteristiche di ventosit del Parco sono state analizzate con l ottica di identificare un possibile scenario did pericolosit di incendio nel Parco In linea generale si pu affermare che il vento ed in particolare il f hn sia di gran lunga il principale fattore meteorologico predisponente gli incendi boschivi nell area cos come del resto avviene in tutto il settore alpino e prealpino Infatti anche in assenza di condizioni di siccit prolungata le caratteristiche specifiche di tale fenomeno determinano improvvisi mutamenti delle condizioni atmosferiche con rapido disseccamento degli strati pi superficiali dei complessi combustibili e conseguente aumento delle potenzialit di innesco e diffusione degli incendi boschivi Per quanto concerne la ventosit nel territorio del Parco possibile delineare circolazioni di aria tipiche delle stagioni invernali ed estive Il regime eolico del parco influenzato in maniera preponderante dalla catena alpina da intendersi da un lato come ostacolo alle circolazioni d aria e dall altro come causa di importanti gradienti di temperatura e quindi di correnti fra le cime delle montagne ed i fondovalle La montuosit del territorio impone dunque di considerare da un lato le correnti su grande scala e dall altro le correnti locali quali le brezze di valle o di mont
14. Le prime due fasi si sono ormai concluse con la presentazione dei dati relativi alla localizzazione agli habitat e alle specie dei pSIC e con la valutazione e l individuazione dei siti da parte della Commissione Europea Entro la fine del 2010 i SIC della regione biogeografica alpina verranno designati quali Zone Speciali di Conservazione In Italia la Rete Natura 2000 consta di 2 283 SIC che appartengono a tre alpina continentale e mediterranea delle sei regioni biogeografiche individuate dalla Direttiva Habitat e di 589 ZPS I siti coprono il 19 del territorio nazionale un risultato molto positivo che rispetta gli obiettivi europei La realizzazione della Rete Natura 2000 in Italia presenta criticit legate alle misure di gestione dei siti spesso inadeguate e inefficaci e alle numerose violazioni delle Direttive Comunitarie 92 43 e 79 49 legate soprattutto alle procedure di Valutazione di Incidenza Di seguito si riporta l elenco dei Siti della Rete Natura 2000 rientranti entro i confini del Parco illustrati di seguito in figura Tipologia Cod Natura Denominazione Sito area 2000 ZPS IT2040044 Parco Nazionale dello Stelvio ZPS IT3120157 Stelvio SIC ZPS IT3110039 Ortles Monte Madaccio nel Parco Nazionale dello Stelvio SIC ZPS IT3110040 Alpe di Cavallaccio nel Parco Nazionale SIC ZPS IT3110038 Ultimo Solda nel Parco Nazionale de
15. 20 30 40 50 il ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 104 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica valore naturalistico calcolato per le classi di vegetazione presenti riportato nelle due tabelle seguenti nella prima il livello di danneggiamento pari al 40 nella seconda pari all 80 Il saggio di sconto impiegato pari al 3 Categorie forestali n 5 n 10 n 20 n 30 n 40 n 50 anni anni anni anni anni anni Alneti montani 2 087 00 2 419 00 3 251 00 Boschi di latifoglie 8 1 623 00 1 881 00 2 529 00 3 398 00 4 567 00 6 137 00 Popolamenti legnosi ripariali 2 087 00 2 419 00 3 251 00 Arbusteti subalpini Pinete di pino silvestre 1 623 00 1 881 00 2 529 00 3 398 00 4 567 00 6 137 00 1 623 00 1 881 00 2 529 00 3 398 00 4 567 00 6 137 00 Peccete Lariceti e cembrete Tabella Stima del valore naturalistico o biodiversit N con livello di danneggiamento del soprassuolo pari al 40 Fonte ns elaborazione Categorie forestali n 5 n 10 n 20 n 30 n 40 n 50 anni anni anni anni anni anni Alneti montani 4 173 00 4 838 00 6 502 00 Boschi di latifoglie 3 245 00 3 763 00 5 057 00
16. Contenuti del Piano del Parco L analisi stata ulteriormente avvalorata da una lettura integrata al ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 74 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio sistema della Rete Natura 2000 con l obiettivo di attribuire un valore alle risorse territoriali e ambientali del parco e definire una scala in funzione della risorse erogate Il sistema teorico di riferimento per l attribuzione del valore descritto da 5 Classi Tale sistema conferisce valori pi alti alle Zone A quando sovrapposte a SIC e o ZPS un secondo livello alle Zone A non sovrapposte a SIC e o ZPS e alle Zone B quando sovrapposte a SIC e o ZPS un terzo livello definisce le Zone B non sovrapposte a SIC e o ZPS e le Zone C quando sovrapposte a SIC e o ZPS un quarto livello le Zone C non sovrapposte a SIC e o ZPS e le Zone D quando sovrapposte a SIC e o ZPS un quinto livello le Zone D non sovrapposte a SIC e o ZPS Zoniz zione Pardo Rete Natura 2000 Valore T erritoriale SIC e o ZPS Ambientale A SI Elevato A NO Molto Alto B SI Molto Alto B NO Alto C SI Alto C NO Medio D SI Medio D NO Basso Una volta definito il valore territoriale ambientale sono quindi state effettuate opportune valutazioni di carattere pirologico prendendo in considerazione i seguenti aspetti le finalit
17. For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 75 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Valore Territoriale Ambientale Lavello di Imp ano atteso di incendio Basso 1 Medio 2 Alto 3 Molto Alto 4 Elevato 5 impatto atteso HI Di DD mu O 25005000 10000 15000 20000 mu sean n a r Carta dell impatto atteso gravit di incendio 2 2 4 Zonizzazione di sintesi con individuazione delle aree a priorit di intervento La zonizzazione di sintesi ha lo scopo di fornire uno schema di riferimento per definire e dimensionare gli interventi di protezione dagli incendi Sulla base della zonizzazione di sintesi viene infatti definita la spazializzazione nel territorio delle priorit di intervento A tale scopo sono state valutate due componenti il rischio di incendio che incorpora informazioni circa il potenziale di innesco ed il comportamento atteso del fuoco e l impatto atteso degli eventi sull ambiente che incorpora le informazioni relative al pregio delle diverse aree del parco ed alla relativa vulnerabilit agli incendi La carta della priorit di intervento stata realizzata attraverso un operazione di sovrapposizione spaziale delle carte di rischio di incendio e di impatto atteso ed una successiva combinazione lineare dei relativi punteggi secondo una matrice di valutazione opportunamente riclassificata secondo 5 livelli di priorit ATI S
18. Massino Divitini 53 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio valutato l impatto atteso del passaggio del fuoco su cui successivamente si sono progettati gli interventi Di seguito vengono descritte le principali linee metodologiche seguite per questa fase del piano 2 2 1 Analisi dei fattori predisponenti in relazione alle variabili dei fattori topografici meteorologici e dei combustibili forestali Gli incendi boschivi dipendono da una grande quantit di fattori predisponenti sia fissi fattori topografici sia variabili fattori climatici e combustibile A causa della complessit di questi fattori e delle relative interazioni accentuata anche dalla presenza dei fattori determinanti si veda par 2 2 2 le difficolt per prevedere e per fronteggiare gli eventi che si verificano sono notevoli sia nella fase di pianificazione che in quella di intervento e di recupero Nello specifico l analisi dei fattori predisponenti gli incendi boschivi finalizzata a descrivere e a dimensionare gli elementi che concorrono a caratterizzare il fenomeno degli incendi nel Parco con l obiettivo di progettare in modo conseguente soprattutto le attivit di previsione In particolare 1 fattori predisponenti gli incendi boschivi sono riconducibili principalmente a variabili topografiche meteo climatiche e vegetazionali con riferimento soprattutto ai combustibili forestali e alla biomassa bruciabile Il ruo
19. P Thomas P Trabaud L Williams D 1983 Fire in forestry Forest fire behavior and effects Vol I John Wiley amp Sons New York pp 450 Corpo Forestale dello Stato 2008 Statistiche di incendi boschivi Ministero politiche agricole alimentari e forestali Pp154 Finney M A 1998 FARSITE Fire Area Simulator model development and evaluation USDA Forest Service Research Paper RMRS RP 4 Rocky Mountain Research Station Ft Collins CO 47 pages Finney M A Brittain S Seli R 2004 FLAMMAP Joint Fire Science Program Rocky Mountain Research Station US Bureau of Land Management Finney Mark A 2006 An Overview of FlamMap Fire Modeling Capabilities In Andrews Patricia L Butler Bret W comps 2006 Fuels Management How to Measure Success Conference Proceedings 28 30 March 2006 Portland OR Proceedings RMRS P 41 Fort Collins CO U S Department of Agriculture Forest Service Rocky Mountain Research Station p 213 220 Marchetti M Lozupone G 1995 I modelli di combustibile nella realt italiana Primi risultati di un analisi quantitativa Monti e Boschi 46 1 51 55 Marchetti M Petrucci B Ottaviano M Blasi C 2009 Valutazione dello stato della pianificazione A I B nelle aree protette italiane VII Congresso Nazionale SISEF Sviluppo e adattamento naturalit e conservazione opportunit per un sistema forestale in transizione Pesche IS 29 Settembre 3 Ottobre 2009 sessione poster
20. Parco Il territorio dell Area protetta ricade in due regioni la Lombardia e il Trentino Alto Adige delle quali interessa parti delle province di Sondrio Brescia Trento e Bolzano Gli ecosistemi interessati sono quelli tipici e pi pregiati dell ambiente alpino nei quali l attivit dell uomo riuscita sapientemente a mantenere un rispettoso equilibrio con il paesaggio ed i suoi elementi naturali L area del parco suddivisa in tre settori la cui gestione affidata ad un ugual numero di Comitati che si occupano ciascuno della propria zona di competenza secondo le linee guida dettate dal Consorzio del Parco Si distinguono pertanto tre compartimenti di cui il pi esteso quello ricadente in Lombardia con il 44 7 del territorio seguono la Provincia Autonoma di Bolzano con il 40 93 e la provincia Autonoma di Trento con il 14 37 Le formazioni geologiche del territorio del Parco Nazionale dello Stelvio sono estremamente interessanti per la variet delle rocce presenti i ritrovamenti mineralogici e le evidenze geologiche e geomorfologiche Schematicamente si possono individuare due formazioni principali che individuano altrettanti settori ben definiti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 8 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 1 la porzione nord occidentale comprendente la zona di Livigno la Vald
21. Provincia di Trento le aree protette come tutto il territorio provinciale sono capillarmente coperte dalle squadre antincendio boschivo dei Vigili del Fuoco volontari e dei Vigili del Fuoco permanenti che garantiscono il supporto ai corpi volontari ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 93 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio L apparato provinciale di protezione civile organizzato autonomamente rispetto a quello statale e pu contare nel settore della prevenzione e dello spegnimento degli incendi boschivi sull apporto del Corpo forestale Provinciale del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Trento e dei Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari istituiti presso ciascun Comune della Provincia La struttura operativa del Servizio Foreste e Fauna esplica la sua azione principalmente nella fase di prevenzione avvistamento e primo intervento nonch nelle successive fasi di coordinamento delle operazioni di spegnimento di concerto con il Comandante dei Vigili del fuoco Peculiarit della Provincia Autonoma di Trento oltre al coordinamento complessivo delle operazioni attraverso Centrale 115 risulta essere la presenza del Nucleo Elicotteri che spesso interviene sugli incendi boschivi sia per il trasporto e la dislocazione di risorse umane ed attrezzature che direttamente per le operazioni di spegnimento Nell orga
22. algoritmi di propagazione nei Sistemi Informativi Geografici introdotta pi recentemente consente di visualizzare la simulazione della propagazione di incendio e delle caratteristiche del fronte di fiamma Con software come FARSITE Finney 1998 o FLAMMAP Finney et al 2004 infatti possibile simulare in ambiente GIS l evoluzione del probabile comportamento del fronte di fiamma su una base topografica 0 disponendo di un modello digitale del terreno anche nelle tre dimensioni Tali programmi consentono anche di produrre cartografia derivata con le variabili di comportamento del fuoco riscontrate nel contesto territoriale ove si svolge la simulazione di incendio dando origine a carte tematiche che possono essere utilizzate a vario titolo nella pianificazione antincendi ed in modo particolare per la valutazione del rischio 2 2 3 2 2 2 Metodologia utilizzata Per valutare il comportamento atteso del fuoco nel territorio del Parco dello Stelvio componente fondamentale del rischio di incendio insieme alla probabilit di innesco si lavorato con la potenziale intensit lineare del fronte di fiamma ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 71 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Come accennato in precedenza questa grandezza infatti direttamente rapportabile al livello di attenzione richiesto per le attivit di est
23. ammissibile Nella pianificazione AIB in aree non protette viene definito un indice di superficie percorsa ammissibile che esprime la superficie massima che si ammette possa percorrere annualmente il territorio parametro definibile sulla base della superficie reale percorsa in media ogni anno dagli incendi Nelle Aree Protette in genere l obiettivo di piano posto nell assenza di incendi boschivi cio una superficie percorsa da incendi ammissibile pari a zero Tale obiettivo cos espresso ricordando l aleatoriet della diffusione degli incendi ha carattere solo formale e teorico Nel Parco dello Stelvio la superficie media percorsa annualmente dal fuoco dal 1992 al 2008 stata pari a 8 45 ettari 4 96 boscata e 3 49 non boscata Con l applicazione del presente piano si mira ad un obiettivo di massima riduzione delle superfici percorse ottenuta attraverso azioni di natura materiale ed immateriale poste in ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 78 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio essere per far s che gli eventi siano confinati nel rango del principio di incendio cio eventi di portata contenuta facilmente e rapidamente controllati grazie alla disponibilit di infrastrutture personale dotazioni e servizi di prevenzione allarme ed estinzione 2 3 4 Determinazione della riduzione attesa di
24. boschivi e i loro danni sia in primo luogo la pianificazione Bovio 2004 La pianificazione antincendi deve essere realizzata innanzitutto rispettando la normativa vigente e seguendo le indicazioni tecniche fornite dal legislatore si veda il paragrafo 1 2 inoltre preferibile che le scelte progettuali tengano conto anche dei pi recenti risultati ottenuti dalle numerose ricerche e applicazioni in campo nazionale e internazionale sull argomento Per quanto riguarda le aree protette da tempo si ritiene che debbano essere seguite linee di pianificazione antincendio pi articolate di quelle riferite al rimanente territorio Bovio e Camia 2001 Nello specifico necessario considerare attentamente tutti gli aspetti e le valenze ambientali per impostare interventi di prevenzione nel rispetto delle esigenze della copertura forestale e della sua evoluzione piuttosto che non basarsi solo sulla estinzione anche con mezzi sofisticati che come ha dimostrato l esperienza pu risolvere solo una limitata parte del problema Pertanto sebbene una caratteristica assai importante del piano antincendio sia comunque il raggiungimento di una situazione di equilibrio tra le attivit di prevenzione ed estinzione non essendo nessuna delle due da sola risolutiva nei parchi naturali la legislazione ritiene opportuno che si sviluppi con particolare attenzione l attivit di prevenzione pur non trascurando l estinzione che deve comunque essere ad essa i
25. del Parco La presenza della salamandra pezzata e del rospo comune invece limitata alle aree poste alle quote inferiori ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 25 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Rettili maggiormente diffuse in relazione alle loro caratteristiche ecologiche e alla distribuzione altitudinale del Parco Pi frammentata e meno conosciuta la distribuzione dell orbettino del colubro liscio della vipera comune e della natrice dal collare Limitata alle quote inferiori e relativamente rara la presenza di ramarro biacco e lucertola muraiola Uccelli Le informazioni storiche in possesso del Parco i dati degli avvistamenti non sistematici raccolti dal 1985 da parte del personale di vigilanza del Parco e quelli raccolti nell ambito di studi specifici hanno permesso di individuare 178 specie di Uccelli presenti nei tre settori del Parco Complessivamente stata verificata la presenza di 54 specie sedentarie nel territorio del Parco 51 specie migratrici nidificanti 61 specie migratrici esclusive e 12 specie occasionali e accidentali Mammiferi Gli Ungulati possono essere considerati i pi importanti grossi Mammiferi presenti nel territorio del Parco la presenza e la consistenza delle diverse specie varia da zona a zona Attualmente accertata la presenza di 8 specie di Carnivori 21 specie di Ch
26. della salvaguardia idrogeologica indotta dalla copertura boschiva e vegetale in generale ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 95 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Gli incendi tramite la riduzione della funzione meccanica ed idrogeologica della copertura vegetale e le alterazioni chimico fisiche del suolo possono determinare l innesco di fenomeni erosivi Questi possono evolvere in frane e comportare modifiche nel bilancio idreologico dei bacini idrografici con la diminuzione della capacit di infiltrazione la riduzione dei tempi di corrivazione e l aumento delle portate di piena In alcune aree i fenomeni di erosione e di impoverimento del substrato sono innescati in misura tale da rendere estremamente lenta e difficoltosa la ripresa della copertura vegetale creando situazioni di marcata propensione alla desertificazione di porzioni di territorio chiaramente percettibili anche a vista conseguenti al passaggio del fuoco sono quindi riferibili a e erosione superficiale dei suoli e alterazioni chimico fisiche dei suoli e diminuzione della capacit di infiltrazione e aumento dei coefficienti di deflusso e riduzione dei tempi di corrivazione ed aumento delle portate di piena e erosione accelerata incanalata ed aumento del rischio di frane Anche la legge quadro in materia di incendi boschivi n 353 2000 individ
27. delle zone a riserva naturale con la zonazione relativa ed i diversi livelli di tutela da cui discende la valutazione dell importanza e il servizio atteso attribuito alle diverse formazioni minacciate dal fuoco gli obiettivi prioritari da difendere definiti sulla base delle principali emergenze naturalistiche ambientali e silvopastorali del territorio cos come individuate dal Piano del Parco a valenza ambientale relativamente pi elevata rispetto alla generalit del territorio del Parco perch contengono specifici attributi botanici faunistici selvicolturali o socio economici e culturali che impongono particolari attenzioni nei confronti degli incendi boschivi la valenza di protezione idrogreologica o di multifunzionalit di alcune formazioni forestali l effetto atteso del fuoco sui popolamenti forestali resistenza e resilienza da cui discende una misura del grado di disturbo che l ecosistema in grado di sopportare ovvero la sua vulnerabilit nei confronti del fuoco Sulla base della valutazione territoriale e ambientale e dei criteri sopra esposti stata quindi elaborata una scala di valutazione dell impatto atteso appositamente tarata per le specificit del Parco dello Stelvio implementata per definire la zonizzazione delle gravit reale di incendio e la relativa spazializzazione I risultati ottenuti sono schematizzati nella tabella e nella carta seguenti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott
28. digitale del terreno o DTM Digital Terrain Model stato fornito dal Parco integrato e corretto in alcune incongruenze con i modelli digitali acquisiti rispettivamente dalla Regione Lombardia e dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano Questi ultimi dati sono stati unificati ed omogeneizzati in ragione della loro diversit in alcuni parametri Il modello per il territorio della Lombardia ricadente nel Parco dello Stelvio ha un punto quotato per una cella corrispondente ad una porzione di territorio di 20x20 metri Il modello per la provincia autonoma di Bolzano ha invece un passo di 2 5x 2 5 metri mentre quello della provincia autonoma di Trento ha un passo di 10 x 10 I diversi modelli sono stati omogeneizzati ad un passo di 20 x 20 metri e mosaicati in un unico modello digitale del terreno I dati mosaicati e omogeneizzati ottenuti non aggiungono precisione al data set originario che mantiene dunque la significativit associata alla maglia di origine ma permettono di applicare in maniera uniforme analisi e modelli Nonostante l altitudine sia il fattore topografico generalmente considerato meno importante nel determinare il rischio d incendio soprattutto quando vengono indagati territori relativamente poco estesi se ne comunque analizzata la natura in quanto forte la correlazione con il clima e il tipo di vegetazione In particolare l altitudine influisce sulla temperatura dell aria e sull umidit relativa mano a m
29. dire il calore emanato nell unit di tempo dall unit di lunghezza del fronte di fiamma data dalla seguente espressione Byram 1959 I R h w dove R Velocit di propagazione del fronte di fiamma m s h Potere calorifico del combustibile kcal kg Wo Combustibile consumato per unit di superficie kg m Il prodotto hwo esprime la quantit di calore complessivamente emanata dall unit di superficie percorsa dal fuoco La lunghezza di fiamma funzione della intensit lineare ed ottenibile direttamente da questa Bovio 1996 L intensit lineare essendo relazionata agli altri parametri di comportamento del fuoco una grandezza fondamentale per comprendere diversi aspetti dell incendio dai possibili effetti del fuoco sul bosco alle possibilit di intervento di estinzione da parte delle squadre antincendio Chandler et al 1983 Per determinare il rischio di incendio soprattutto a scala locale diventa necessario prevedere il comportamento dei potenziali incendi ipotizzando scenari possibili mediante dei modelli di simulazione del comportamento del fuoco programmi basati su algoritmi tra cui il principale quello di Rothermel 1972 che consentono di realizzare la previsione delle caratteristiche del fronte di fiamma di incendi radenti in funzione delle condizioni ambientali topografiche meteorologiche e dei combustibili i cui valori vengono definiti di volta in volta dall utente L integrazione degli
30. distanza di alcuni anni dall evento per indirizzare le dinamiche gi avviate in considerazione degli obiettivi di protezione delle dinamiche naturali perseguite dal Parco Tuttavia a seguito di particolari eventi in zone peculiari zone a destinazione multifunzionale ad elevata fragilit stazionale o instabili dal punto di vista idrogeologico interventi di ricostituzione artificiale potrebbero rendersi necessari Queste azioni che dovranno sempre tendere a risultati coerenti con il processo naturale di evoluzione vegetazionale serie di vegetazione oltre a limitare effetti secondari negativi sulla stabilit sistemica e funzionale del Parco Essi dovranno essere previsti anche per motivi legati alla cosiddetta comunicazione ambientale Un intervento diretto di miglioramento ambientale in seguito ad un evento distruttivo come l incendio boschivo rappresenta infatti l esempio di una concreta partecipazione dell Ente Parco nella gestione del territorio L immagine del Parco e della sua utilit infatti percepita dal pubblico e dalle comunit locali anche attraverso la promozione e la realizzazione di azioni visibili e di successo volte al miglioramento delle condizioni ambientali del territorio Le azioni di ricostituzione andranno previste preferenzialmente ove le possibilit di successo siano concrete in cui cio a seguito di pochi anni dalla loro esecuzione sia possibile vedere un effetto positivo rapido e facilmente id
31. e del terreno peraltro dipendenti largamente anche dall acqua disponibile nel suolo e quindi dalle capacit di ritenzione idrica di quest ultimo Analogamente la radiazione solare anch essa principalmente legata ai processi che controllano l evapotraspirazione e quindi il grado di umidit dei combustibili Ai fini della pianificazione antincendi quindi utile analizzare la distribuzione delle temperature massime medie e minime del Parco soprattutto nei mesi di massima pericolosit di incendio Per quanto riguarda l andamento delle temperature nel territorio del Parco esso presenta generalmente massimi tipicamente estivi attestando le medie elevate nei mesi tardo primaverili estivi E Cogolo m S Caterina Valfurva m Vezza d Oglio m Silandro Andamento delle temperature centigradi nel corso dell anno per le stazioni meteorologiche considerate Stazione Temp Annorilievo Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Media 1926 2010 0 30 2 20 6 20 10 40 14 40 17 70 19 50 18 70 15 30 10 10 4 40 0 40 media 1972 2010 7 17 6 57 3 86 0 50 4 30 7 03 10 05 9 73 6 51 1 85 3 33 6 42 media 1992 1997 1 20 1 71 6 54 9 05 14 33 16 90 18 98 20 10 14 35 9 19 5 00 1 29 IE media 1988 2002 7 19 5 51 0 62 1 59 7 49 10 04 12 78 12 53 7 07 3 63 2 70 6 27
32. e la presenza di altri importanti gruppi montuosi che le riparano In generale tutto il massiccio caratterizzato da scarse precipitazioni l inverno poco piovoso mentre le maggiori precipitazioni si registrano in estate Il settore trentino contraddistinto dalle maggiori precipitazioni perch meno protetto dagli afflussi occidentali e meridionali che possono incanalarsi lungo la Val Camonica e superare il Passo del Tonale oppure risalire le Valli Giudicarie la Val Rendena la Val Meledrio e la Val di Non La Val di ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 12 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Rabbi meno piovosa della Val di Peio perch la risalita delle correnti umide ostacolata dalla strozzatura della valle sotto S Bernardo Nel settore altoatesino la situazione molto diversificata e sarebbe difficile una generalizzazione per tutte le valli La Val d Ultimo la pi piovosa di tutto il versante in Val Martello si registrano precipitazioni inferiori che raggiungono 1 valori minimi in Val Venosta dove il fattore altimetrico gioca un ruolo irrilevante sulle precipitazioni Il fattore principale che determina questa scarsa piovosit di sicuro l andamento parallelo della valle con le elevate catene montuose che la delimitano sia a nord sia a sud Il fondovalle della Val Venosta da Laces a Glorenza rapp
33. equazioni di modelli matematici di previsione del comportamento del fuoco per le tipologie d incendio pi frequenti I principali modelli descritti dal NFFL sono 13 suddivisi in quattro tipologie in base allo strato denominato anche componente del complesso combustibile che maggiormente sostiene la propagazione del fuoco tra parentesi i modelli cui si riferiscono Tipologia modello Componente Modello combustibile che NFFL sostiene la propagazione Prateria Strato erbaceo 1 2 3 Cespugliati Strato arbustivo 4 5 6 7 Lettiera Lettiera 8 9 10 Residui di utilizzazione Ramaglia 11 12 13 La distinzione fra tipologie di modelli fa riferimento alla componente dello strato presente nei primi metri dal suolo che in caso di incendio si ritiene contribuisca in modo prevalente alla propagazione del fronte di fiamma Un modello di tipo erbaceo potr perci essere riscontrato non solo in formazioni di prateria ma anche ad esempio in boschi radi con un abbondante e continuo sottobosco di graminacee prevalente rispetto alla componente di lettiera o arbustiva Analogamente i modelli di residui di utilizzazioni forestali si riferiscono normalmente a situazioni in cui vi sia sul terreno un abbondante e diffusa presenza di rami situazioni che solitamente si riscontrano a seguito di utilizzazioni con residui sparsi sul terreno Nella tabella seguente si riporta una sintetica descrizione dei 13 modelli di combustibile imp
34. equivalente corrisponde pertanto a tali entit nelle 3 zone del parco cos definite Una ulteriore indicazione per la spazializzazione e il dimensionamento degli sforzi di protezione sia in prevenzione che in estinzione in termini di livelli di RASMAP equivalente nelle zone a diversa priorit di intervento desumibile dalla tabella seguente Gli interventi saranno concretamente definiti nel apposita sezione di piano Priorit di intervento Superficie territoriale Superficie percorsa 1992 2008 Ettari territorio Ettari territorio zona di priorit 0 non combustibile 54123 40 2 0 0 1 bassa 34288 25 5 16 9 0 05 126 4 2 moderata 41042 30 5 5 0 31 3 alta 5167 3 8 0 27 0 01 13462 143 6 Totale 0 100 0 2 0 11 2 3 5 Priorit di intervento Le caratteristiche intrinseche del territorio del Parco impongono precisi indirizzi nella definizione degli interventi di prevenzione antincendio I principi ed i vincoli alla base di queste scelte sono gt obiettivo del mantenimento della naturalit del territorio gt diffusa elevata acclivit del territorio diffusa inaccessibilit soprattutto ai mezzi meccanici pressione antropica e turistica concentrata in alcuni periodi dell anno ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 79 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazional
35. fornitura di riserva idrica per il prelievo diretto con motopompe Le dotazioni di protezione individuali nelle operazioni di antincendio boschivo dei vigili del fuoco volontario sono casco di sicurezza specifico per gli incendi cappuccio sottocasco ignifugo tuta e sottotutta ignifugo cintura porta attrezzi guanti ignifughi abbastanza lunghi per proteggere dal calore calzature antifiamma con suola anticalore kit di sicurezza per il volto specifico per gli incendi maschera per protezione delle vie respiratorie per il fumi ed occhiale per la protezione degli occhi Il collegamento radio e telefonico provinciale per chi dirige le operazioni di antincendio boschivo indispensabile e di fondamentale importanza per accelerare e razionalizzare 1 tempi di intervento Ogni squadra deve essere costantemente in contatto con il responsabile delle operazioni tale collegamento deve essere possibile sia quando la squadra nella fase di avvicinamento sia quando si trova impegnata nel operazioni d intervento Il responsabile delle operazioni deve potersi collegare con il centro operativo o base operativa per comunicare o ricevere tutte le notizie necessarie per consentire l efficacia dell intervento in atto Alla direzione e coordinamento delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi provvedono di concreto il rappresentante dell Autorit Forestale ed il Comandante operativo dei Vigili del Fuoco ATI StudioSilva Srl S
36. i combustibili pertanto necessario ricorrere a sistemi di classificazione standardizzati che fanno riferimento a modelli precedentemente determinati con misure in campo ed in laboratorio La descrizione dei combustibili forestali del Parco dello Stelvio viene realizzata attraverso l impiego di uno dei principali metodi di classificazione utilizzato in letteratura cfr par 2 2 3 1 quello dei modelli di combustibile L utilit di questa carta tematica nell ambito del Piano antincendio soprattutto legata ad un inquadramento generale del grado di predisposizione al passaggio del fuoco determinato dal fattore relativo alla biomassa bruciabile La distribuzione spaziale dei modelli di combustibile infatti una variabile fondamentale di ingresso per implementare appositi sistemi di simulazione che consentono di prevedere il comportamento atteso del fuoco in funzione di specifici scenari meteorologici Le informazioni cos ricavate sono utilizzate per definire il rischio di incendio vedi paragrafo 2 2 3 2 2 2 2 Analisi delle cause determinanti Per cause determinanti si intendono le componenti di innesco che in uno scenario definito da fattori predisponenti determinano l insorgenza e lo sviluppo degli incendi boschivi Nel Parco Nazionale dello Stelvio come in generale in tutto il contesto europeo e nel panorama italiano gli incendi sono quasi sempre causati direttamente o indirettamente da fattori antropici Nel Parco la presenza
37. il territorio del parco suddiviso dal punto di vista dell amministrazione locale fra Regione Lombardia Provincia autonoma di Trento e Provincia autonoma di Bolzano Il piano antincendi del Parco viene pertanto impostato con l obiettivo di essere complementare e strutturalmente affine alla pianificazione su area vasta a livello regionale Lombardia e provinciale Trento e Bolzano integrandosi ad essa pur mantenendo le differenze dovute alla specifica valenza di tutela del territorio In questo frangente nei paragrafi seguenti viene analizzata la legislazione antincendi lombarda e delle province autonome con l obiettivo di fornire un quadro completo ed esaustivo delle specifiche competenze in capo alle diverse istituzioni che agiscono sullo scenario antincendi dello Stelvio La struttura logistica AIB in seno a ciascuna amministrazione operante nel territorio del Parco viene invece trattata nell apposito capitolo dedicato al modello organizzativo attuale 2 1 10 1 2 2 1 Regione Lombardia Gli interventi per la prevenzione e l estinzione degli incendi boschivi in Regione Lombardia sono regolati dalla L R 33 del 20 10 72 tuttavia in ottemperanza alla Legge quadro n 153 2000 questa regione si dotata del Piano regionale delle attivit di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi La prima edizione stata redatta nell anno 2003 e approvata dalla Giunta Regionale con Deliberazione n VII 15534 del 12 dic
38. impervia morfologia condizionano in modo determinante la tipologia di lotta attiva per l estinzione degli incendi il trasferimento a piedi di uomini ed attrezzature nelle zone del Parco in cui pu verificarsi un incendio risulta troppo lungo e faticoso per garantire un rapida estinzione del fronte di fiamma diventa quindi necessario prevedere un utilizzo capillare ed intenso di elicotteri Per un loro efficace uso bisogna predisporre delle aree in cui potere effettuare dei rifornimenti idrici su distanze minime dal fronte di fiamma nell ordine di pochi chilometri 2 o 3 Km e con un tempo di trasferimento di pochi minuti all interno del Parco per non sono presenti pochi bacini naturali in cui potere eseguire questo tipo di rifornimento Si quindi programmato di realizzare all interno del Parco una serie di piazzole da 700 900 metri quadrati in cui potere trasferire in poco tempo uomini con attrezzature in grado di allestire una vasca provvisoria da 6 9 000 litri la distribuzione di queste aree viene prevista dovere essere in prossimit della zone classificate ad elevata priorit mentre la loro localizzazione sul terreno viene individuata in base alla morfologia ed alla vicinanza ad un corso d acqua in grado di garantire nella stagione pi suscettibile per gli incendi una sufficiente portata per riempire le vasche con l ausilio di una pompa Morfologicamente le aree devono essere semi pianeggianti per permettere il posizioname
39. in ciascun giorno della settimana Il grafico sotto riportato in linea con la tendenza delle superfici percorse per giorno di innesco Si pu infatti osservare che negli anni dal 1992 al 2008 il giorno in cui la superficie media percorsa dagli incendi massima il venerd seguito da domenica e luned ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 42 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Incendi 1992 2008 Superfici medie per incendio per giorno della settimana Superfici ha Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom e Distribuzioni nelle ore del giorno per ora di innesco Risoluzione temporale 1 ora La descrizione delle ore di innesco degli incendi di grande importanza oltre che per comprendere la natura del fenomeno nell area soprattutto per organizzare il servizio di sorveglianza e di prima estinzione Le frequenze per ora di innesco riportate nel grafico seguente rappresentano la distribuzione del numero di incendi secondo l ora di innesco per classi di 1 ora degli incendi nel Parco Incendi 1992 2008 Frequenze per ora di innesco numero incendi 0 ore della giornata Il momento della giornata con maggiore frequenza di incendio il primo pomeriggio dalle 12 00 alle 17 00 Questo dato in linea con quanto accade nell arco alpino Per ci che riguarda le superfici t
40. lo stesso larice ed il pino cembro Nelle vallate con substrato calcareo dolomitico ad esempio la Val Cantone la Val Saliente l Acqua del Gallo la vegetazione forestale non si sviluppa sino alla pecceta I suoli sottili aridi poveri di sostanza organica nei quali la ritenzione idrica molto scarsa favoriscono l insediamento di boscaglie dominate da arbusti solo a tratti invase da larici In particolare il pino mugo forma associazioni molto durature determinate non dal clima ma piuttosto dal tipo di substrato Pi in alto sino ai 2 400 m s l m limite degli arbusti nani il regno degli arbusteti ad ericacee dominati da rododendri mirtilli ed uva orsina Tra 1 2 400 m e i 2 850 m s l m limite delle zolle chiuse ci troviamo nella fascia alpica orizzonte alpino con le praterie e le tundre alpine Le distese erbose uniformi dal punto di vista fisionomico presentano profonde differenze per quel che riguarda la composizione ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 9 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio floristica che dipende dalle situazioni ambientali presenti localmente altitudine esposizione tipo di suolo e dal tipo di utilizzazione operata dall uomo Salendo ancora di quota ci ritroviamo nella fascia nivale che composta da tre tipi di vegetazione diversi ovvero tra i 2 850 e i 3 200 m limite delle zo
41. lungo gli impluvi e a margine dei cambi di pendenza dove maggiore l incidenza dell acqua che ruscella e la conseguente erosione ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 98 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 5 2 Criteri e indicazioni per l accatastamento delle aree percorse dal fuoco In conformit a quanto previsto dalla legge 353 2000 necessario provvedere alla realizzazione di un catasto delle aree percorse dal fuoco all interno dell area protetta Viene a tale scopo resa disponibile la banca dati messa a punto per le analisi storiche Il database realizzato in ambiente GIS stato georiferito come raccomandato anche dallo Schema di Piano del Ministero dell Ambiente Viene pertanto fornito uno shape file che potr essere aggiornato ogniqualvolta sar necessario All interno del file sono stati riportati i principali campi dei fogli notizie del CFS Provincia Comune Localit Data inizio Ora inizio Data fine Ora fine Superficie totale Superficie boscata e non Altitudine Esposizione Vento Pendenza Coordinate Geografiche Inoltre per maggiore completezza verr fornito un database degli incendi avvenuti all interno del Parco e nelle immediate vicinanze Questi dati provenienti da fogli notizie CFS sono stati riportati in formato excel ma non stato possibile georiferirli
42. lungo la dorsale che congiunge la Valle di Lasa alla Val Martello zona da cui viene estratto il noto marmo bianco di Lasa La vegetazione presente nelle aree d intervento si distribuisce secondo fasce altimetriche riconoscibili anche nel resto del territorio del Parco e pi in generale a Sud delle Alpi Schematicamente si possono distinguere alle quote pi basse tra 1 300 e 1 500 m s l m in corrispondenza della fascia boreale inferiore che coincide con l orizzonte montano superiore le foreste dominate da abete rosso e pino silvestre a seconda delle caratteristiche dei suoli della loro giacitura ed esposizione I 1 500 m di quota corrispondono anche al limite potenziale delle latifoglie Al di sopra nella fascia boreale superiore orizzonte subalpino dominano le foreste di conifere a prevalenza di larice pino cembro e abete rosso sino al limite potenziale del bosco che si colloca intorno ai 2 200 m Tale limite tende ad alzarsi sui versanti solatii delle vallette mentre sui versanti freddi esposti a Nord si colloca ad altitudini inferiori Questa attitudine fortemente modificata dagli insediamenti pastorali quindi si deve parlare di un limite del bosco potenziale quello naturale e di un limite antropico pi basso del precedente La fascia boreale superiore ben rappresentata dal bosco di abete rosso subalpino Homogyno Piceetum nelle sue diverse varianti e spesso misto a larice Verso il limite superiore dominano viceversa
43. o leggermente inclinata segnalata sul terreno gt l assenza di ostacoli nell intorno per consentire manovre di volo in sicurezza la distanza del punto di atterraggio al punto di rifornimento idrico in funzione della potenza delle pompe di pescaggio e della lunghezza delle manichette necessarie ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 84 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio la presenza di sentieri di collegamento al sito di atterraggio e da questo al punto di rifornimento idrico la quantit di acqua disponibile nel periodo di rischio Dal momento che attualmente l unica vasca trasportabile in dotazione al CTA vasca da 16 000 litri in considerazione anche del suo stato di deterioramento e della non facile operativit della stessa dimensioni troppo grandi viene comunque previsto l acquisto di due vasche mobili da 6 000 litri fornite con pompa e manichette da dislocare presso le strutture del Parco Bormio e S Caterina cos da potere essere disponibili in caso di necessit a disposizione del CTA e del costituendo gruppo di volontari AIB locali Rete di monitoraggio Tenuto conto delle esperienze effettuate negli ultimi decenni in molte regioni europee ed in pi parti dell Italia Piemonte Lazio Sardegna Liguria Toscana etc relativamente al monitoraggio applicato al campo del controllo d
44. o superiore ai due metri I rami morti presenti all interno contribuiscono in maniera significativa ad aumentare l intensit delle fiamme la propagazione del fuoco avviene a carico delle chiome Macchia densa e verde di altezza inferiore al metro la propagazione del fuoco sostenuta principalmente dalle lettiera e dallo strato erbaceo presenti Simile al modello 5 ma costituito da specie pi infiammabili Il fuoco sostenuto dallo strato arbustivo ma richiede venti moderati o forti Una ampia gamma di situazioni di macchia bassa rappresentabile con questo modello Macchia costituita da specie molto infiammabili che costituiscono il piano inferiore arbustivo di boschi di conifere di altezza variabile tra 0 5 e 2 m di altezza Lettiere di boschi Bosco denso privo di sottobosco arbustivo Propagazione del fuoco sostenuta dalla lettiera compatta costituita da aghi o foglie di ridotte dimensioni I boschi densi di pino silvestre sono esempi rappresentativi Bosco denso privo di sottobosco arbustivo ma con lettiera meno compatta del modello 8 costituita da conifere ad aghi lunghi e rigidi o da latifoglie a foglia grande Sono esempi rappresentativi i boschi di pino marittimo e di castagno Bosco con grandi quantit di biomassa bruciabile a terra rami alberi schiantati accumulatasi a seguito di eventi quali forti venti attacchi parassitari ecc Residui di utilizzazioni Bosco rado o fortemente diradato Residui dispersi di spalcature
45. pericolo canadese Fire Weather Index FWI Van Wagner 1987 come uno fra i metodi maggiormente efficaci dal punto di vista operazionale La peculiarit di questo metodo risiede nella validit anche per ambienti dissimili da quello canadese per cui l indice stato creato quali quello mediterraneo o prealpino Questo metodo inoltre impiegando specifici scenari ipotizzati in funzione dell andamento stagionale degli incendi si rivela particolarmente flessibile e adattabile a situazioni locali ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 88 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Il metodo canadese viene attualmente impiegato per la previsione del pericolo in Regione Lombardia cfr par 4 2 2 e si ritiene che esso possa essere utilmente preso come metodo di riferimento per il monitoraggio del pericolo di incendio anche nel parco dello Stelvio per lo meno nel settore lombardo Di seguito pertanto se ne riportano le principali linee metodologiche 4 2 1 Il metodo canadese di previsione del pericolo di incendio boschivo La previsione del pericolo con FWI viene realizzata sulla base di dati di input di tipo meteorologico precipitazioni temperatura umidit relativa e velocit del vento e pu essere spazializzata in funzione del territorio Il metodo di previsione del pericolo di incendio canadese consiste nel calcolo di un
46. rappresenta l ambiente eletto dell acquila reale simbolo del Parco che stata sino alla reintroduzione del gipeto il pi grosso tra gli uccelli alpini Tra i Tetraonidi s incontrano la pernice bianca e sui versanti pietrosi assolati e ripidi la coturnice Tra i passeriformi animano questi ambienti lo spioncello l allodola il culbianco il codirossone il codirosso spazzacamino il fringuello alpino ed il sordone Altra specie facile da osservare in inverno presso i rifugi alpini delle localit sciistiche il gracchio alpino Tra gli anfibi e 1 rettili la salamandra nera la lucertola vivipara ed il marasso sono le specie pi frequenti Meno appariscenti gli invertebrati delle alte quote regalano colori e adattamenti spesso sorprendenti Lungo gli assolati pendii sono molto comuni le cavallette prede appetite da diversi uccelli e presenti con vari generi tra i quali Podisma Aeropus e Gomphocerus le farfalle con le loro dimensioni e i loro vivaci colori rappresentano un elemento decorativo dei pascoli contribuendo all impollinazione insieme ad api bombi e Ditteri delle diverse specie di fiori alpini Fondamentali anelli della catena che regola le relazioni trofiche delle diverse specie animali che popolano questo ecosistema gli scarabei coprofagi e i necrofagi appartenenti alle famiglie dei Silfidi e dei Geotrupidi Le acque ferme ed in movimento che caratterizzano gli ambienti umidi del Parco ospitano diverse comunit ani
47. regolamentari specifiche e la presenza di segnaletica di avviso del pericolo di incendio saranno azioni necessarie e complementari agli interventi Rifornimento idrico e piazzole per elicottero Alla luce della impervia morfologia del territorio e della scarsa viabilit presente nelle aree di versante l elicottero rappresenta l unico mezzo impiegabile per le operazioni di estinzione e per il trasporto delle squadre di intervento a terra Il numero di aree da individuare e la loro localizzazione viene stabilita in funzione della frequenza di lancio efficace cio dell intervallo di tempo massimo tra un lancio d acqua dall elicottero ed il successivo necessario per raggiungere un efficace controllo del fronte di fiamma tale intervallo stato stabilito sulla base di passate esperienze in altre realt di aree protette tra i 3 ed i 5 minuti pari a circa 2 3 km di distanza da percorrere Tali piazzole sono poste in vicinanza di punti di rifornimento idrico non si prevede la realizzazione in queste aree di vasche od invasi fissi limitandosi ad una sistemazione del fondo delle sorgenti o dei rii in maniera da consentire il pescaggio da parte di pompe che successivamente alimenteranno vasche mobili poste sulla piazzola elicottero Questa scelta dettata sia da motivi di impatto paesaggistico sia da considerazioni riguardo al costo di costruzione necessit di elitrasporto dei materiali sino al sito e di manutenzione corrente de
48. tenendo conto dei fattori fisici a lungo termine e dei fattori socio economici caratterizzanti un determinato contesto territoriale L individuazione e la valutazione di zone a diverso rischio di incendio avviene pertanto per un periodo medio lungo ad esempio per la durata di un piano antincendi Il rischio di incendio in questo senso sottende due componenti una di innesco influenzata da natura e incidenza delle cause determinanti e una di diffusione legata ai fattori predisponenti che influenzano il comportamento del fuoco L analisi del rischio viene qui intesa soprattutto in relazione ai fattori predisponenti Infatti la causalit determinante e l interazione di questa con le componenti che favoriscono la diffusione del fuoco sono di difficile individuazione nel territorio del Parco La scelta di operare secondo questa metodologia anche legata alla bassa frequenza degli incendi boschivi nel Parco nonch ai risultati dell analisi sulle cause determinanti che non consentono di ipotizzare una corrispondenza completa e soddisfacente tra le diverse variabili delle cause di innesco e il rischio di incendio Questa scelta inoltre supportata dal fatto che i casi applicativi di cui sia nota la validazione operativa dei modelli utilizzati e che individuino il rischio di incendio considerando entrambe le componenti sono comunque rari e generalmente riferiti a territori vasti in cui la casistica ed il numero degli eventi di causa nota diano luog
49. vengano adottate le cautele necessarie soprattutto nelle attivit agricole e forestali che possono essere causa di innesco Le funzioni principali della previsione del pericolo di incendio possono essere schematizzate come segue 1 definizione del livello di pericolo giornaliero 2 individuazione della soglia per richiedere l entrata in funzione del servizio di avvistamento 3 individuazione della soglia per mettere in allarme i servizi di estinzione 4 dove il metodo di previsione del pericolo lo consenta previsione del probabile comportamento degli incendi e relativa comunicazione ai servizi di estinzione 5 emanazione di bollettini di informazione al pubblico affinch si presti attenzione nei periodi in cui il pericolo di incendi pi elevato 4 2 Indici di previsione del pericolo di incendio Per la previsione del pericolo di incendio generalmente si fa riferimento a numerosi metodi e ai relativi indici di pericolo In Italia a seguito di una consultazione tecnica FAO UNESCO del 1977 la Direzione Generale Economia Montana e Foreste dispose l utilizzo del metodo di previsione Australiano denominato nell applicazione italiana indice meteorologico di pericolo degli incendi boschivi che di fatto stato disatteso e applicato solo in alcune realt locali I risultati di diverse ricerche condotte in ambito europeo e in Italia Aguado e Camia 1998 Camia et al 1999 hanno portato ad individuare il metodo di previsione del
50. 0 00 00 00 02 00 2006 0 0 00 00 04 00 00 01 00 02 00 16 00 2007 0 8 00 00 03 00 00 00 00 00 00 00 00 2008 0 0 05 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 d Distribuzioni nei giorni della settimana Esaminando le frequenze relative di innesco per giorno della settimana si osserva una distribuzione relativamente omogenea del numero di incendi Il mercoled il giorno in cui si raggiungono i valori massimi 19 Seguono quindi la domenica e il luned 17 e 16 Tale tendenza con tutta probabilit da mettere in relazione all attivit antropica ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 41 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Incendi 1992 2008 frequenze relative per giorno della settimana Dom Lun 17 16 Sab CE Mar 11 li 13 Ven 11 Gio Mer 13 dae Si sono inoltre calcolate le superfici percorse dal fuoco per giorno di innesco riportate nel grafico seguente Come si osserva dal grafico il venerd spicca per superfici totali percorse Seguono per superficie percorsa media la domenica e il luned Incendi 1992 2008 Superfici percorse per giorno di innesco 200 2 S 150 2 S 100 2 50 o B 0 Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom Le superfici medie per incendio per giorno della settimana sono state calcolate dividendo le superfici totali giornaliere per il numero di incendi verificatisi
51. 1 6 1 6 Totale 84 30 59 33 143 63 Incendi verificatisi all interno del Parco dello Stelvio nel periodo 1992 2008 Nel periodo preso in esame la superficie totale percorsa all interno dei confini del parco pari a 32 98 ha di cui 23 88 ha di territorio boscato Gli incendi verificatisi nel Parco e nelle sue immediate vicinanze sono stati oggetto di analisi pi approfondite riguardanti la loro localizzazione e perimetrazione I risultati di tali elaborati sono riportati nel paragrafo 2 1 9 relativo alla cartografia delle aree percorse dal fuoco Si ritiene invece opportuno riferire le statistiche descrittive all intera serie storica allargata rispetto ai confini del Parco e quindi agli incendi occorsi tra il 1992 e il 2008 nei comuni al fine di conferire all aspetto progettuale del piano una maggior validit statistica Di seguito vengono presentati i risultati dell analisi dell intera serie storica in riferimento alle principali distribuzioni 1 temporali 2 di frequenza delle superfici percorse l Distribuzioni temporali a Distribuzioni negli anni ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 36 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Il numero medio annuo di incendi n incendi anno nella serie storica considerata 1992 2008 pari a 8 1 I massimi relativi di frequenza si hanno negli anni pi r
52. 2 12 94 4 0 40 0 44 0 4 PEIO TN rigosa 28 03 95 0 0 0 0 0 0 5 PEIO TN mezoi 25 10 95 0 0 1 5 1 5 6 VALFURVA SO fantelle 13 03 96 0 6 1 4 2 0 7 PEIO TN malgari 29 03 96 0 0 1 0 1 0 8 PEIO TN malgari 31 03 96 0 0 0 5 0 5 9 PRATO ALLO STELVIO BZ montechiaro 15 04 96 4 0 0 0 4 0 10 PEIO TN malgari 01 04 97 0 0 0 0 0 0 11 RABBI TN caldesa bassa 12 09 97 0 0 0 0 0 0 12 VALFURVA SO bosco del confinale 26 03 98 12 0 2 8 14 8 13 BORMIO SO pravasivo 15 03 00 0 8 1 2 2 0 14 BORMIO SO valbraulio matazzoli 17 03 00 0 2 0 0 0 2 15 VALFURVA SO sassin 19 03 00 0 3 0 5 0 8 16 VEZZA D OGLIO BS val grande 30 10 01 1 0 2 0 3 0 17 BORMIO SO reit 29 12 01 0 0 0 7 0 7 18 BORMIO SO asc baite reit 31 12 01 0 7 0 5 1 2 19 PEJO TN s antonio 07 01 02 0 0 0 5 0 5 20 BORMIO SO campello 16 01 02 0 6 0 0 0 6 21 PEIO TN mezzoli 31 03 02 0 0 1 0 1 0 22 VALFURVA SO costa nassegno 04 04 02 1 3 0 1 1 4 23 STELVIO BZ platz runggweg 27 02 03 0 6 0 2 0 8 24 VALDIDENTRO SO pozzin seghetto 11 08 03 0 0 0 0 0 0 25 STELVIO BZ neurastboden 08 06 04 0 2 0 0 0 2 26 STELVIO BZ rumwalder berg 08 06 04 0 3 0 0 0 3 27 STELVIO BZ malserwald weissknott 08 06 04 0 2 0 0 0 2 28 STELVIO BZ rumwald sch negg 09 06 04 7 0 0 5 7 5 29 STELVIO BZ platz runggweg 13 01 05 0 4 0 0 0 4 30 VALFURVA SO _ pozzin 02 04 06 0 1 0 4 0 4 31 SILANDRO BZ bosco di covelano 25 07 06 0 0 0 0 0 0 32 VALFURVA SO roccia della colombina 07 11 06 0 0
53. Corpo di appartenenza o in sede distrettuale mediante manovre ed esercitazioni che coinvolgono spesso pi realt operative anche di diversi enti garantendo un continuo aggiornamento su tecniche e materiali che vengono sperimentate durante le esercitazioni e le manovre svolte territorialmente Gli strumenti di prevenzione che sono previsti per il Parco Nazionale dello Stelvio per il settore trentino si concentrano sul limite di superficie a pericolo medio e basso con un unico nucleo a pericolo elevato a monte dell abitato di Cogolo Nella determinazione del rischio di incendio bisogna tenere presente anche il valore della vulnerabilit che permette di inglobare il valore specifico del territorio forestale Per il Parco il valore ambientale individuato tramite un analisi per settore delle presenza di cervidi tetraonidi rapaci avifauna mammiferi flora ed ecosistemi forestali di interesse La determinazione del rischio nei vari settori ricadenti all interno del Parco estremamente modesto A fronte della delicatezza degli equilibri naturali da preservare pertanto non si ravvisa la necessit di realizzare nuove opere all interno dell area protetta 2 1 10 4 Provincia Autonoma di Bolzano Il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano stato classificato come a basso rischio di incendio boschivo ai sensi del Reg CEE n 2158 92 pertanto un piano di protezione antincendio non sarebbe necessario L A
54. E All IV specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa 92 43 CEE All V specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfrutta mento potrebbero formare oggetto di misure di gestione 2 1 7 Definizione delle zone di interfaccia urbano foresta Per interfaccia urbano foresta si intende la porzione di territorio in cui si ha compenetrazione tra aree boscate e infrastrutture I risultati delle analisi sulle cause di innesco degli incendi boschivi avvenuti in Italia e in Europa C F S 2008 riportano che la maggior parte degli eventi avvenga per dolo o colpa risulta pertanto evidente che la presenza antropica assume una forte rilevanza tra le cause di incendio ragionevole quindi supporre che la presenza antropica le relative attivit e i comportamenti che possono essere all origine di fenomeni di innesco siano in stretta correlazione con la prossimit alla rete viabile e con gli insediamenti abitativi e o ad altre infrastrutture In queste zone pertanto alla pericolosit di incendio si associa il possibile danno a cose e persone facendo cos aumentare il livello di rischio Risulta dunque utile definire la localizzazione di tali aree e prendere in considerazione alcuni aspetti statistici in merito all occorrenza di incendio di cui tener conto per la progettazione degli interventi di prevenzione Nel caso del Parco dello Stelvio per definire la
55. I venti di tipo f hn derivano da afflussi di aria sia da nord sia da sud nel primo caso sono pi frequenti e originati da situazioni bariche che si ripetono con le stesse caratteristiche nel secondo caso sono meno frequenti e dipendono da situazioni bariche locali facilmente variabili Questi venti sono molto importanti in quanto determinano i climi e i microclimi locali l effetto pi evidente che si registra dato dall anticipo della primavera L analisi delle serie storiche di 40 stazioni sul versante sud delle Alpi ha evidenziato una generale diminuzione delle precipitazioni nevose sul versante meridionale delle Alpi nel periodo recente 1985 2004 Il numero di giorni nevosi mostra un trend assolutamente negativo e questo dato proporzionalmente maggiore di quello che si osserva per i valori della neve fresca Il numero di giorni con permanenza della neve al suolo mostra oscillazioni proporzionalmente maggiori di quelle relative ai parametri neve fresca e nevosit con diminuzioni percentualmente maggiori alle quote pi elevate lecito ipotizzare pertanto un legame con il comprovato aumento delle temperature medie in particolare di quelle primaverili sul settore alpino centro orientale Il fenomeno pi evidente intorno ai 2 000 metri E importante sottolineare che esiste una relazione di tipo inversa tra quota e neve fresca ovverosia le stazioni pi elevate presentano un calo percentualmente maggiore rispetto a quelle collina
56. Motopompe barellabili a media o alta pressione complete di relativi tubi d aspirazione e di mandata Creazione o ampliamento di fasce con l aspersione di liquidi ritardanti o gelificanti Sollevamento o attacco diretto delle fiamme con acqua o con liquidi permeanti CAFS portatile completo di miscelatori di linea per bagnanti e schiumanti Produzione di notevoli volumi di schiuma CAFS di tipo A a protezione dei combustibili Bussola altimetro Orientamento in campo di carte topografiche spostamento al suolo di squadre calcolo di pressioni e portate idrauliche Sistemi di illuminazione Sistemi di illuminazioni portatili portabili o su carrello atti ad assicurare la corretta illuminazione a squadre o su zone operative o logistiche dell intervento antincendio boschivo ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 50 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 3 Mezzi meccanici semoventi Mezzi meccanici Modalit di impiego nelle Modalit di impiego nell attacco fascie tagliafuoco diretto al fuoco Motopompe su carrello Sollevamento e trasporto trainato o su camion dell acqua da serbatoi fissi o provvisori Serbatoi provvisori in Deposito d acqua nella vicinanza plastica con armatura o in della fascia tagliafuoco o per la gomma form
57. Province Autonome dei mezzi aerei di concorso alla lotta agli incendi boschivi Canadair ed elicotteri la messa a disposizione delle Regioni e Province Autonome delle procedure operative del concorso dello Stato alla lotta agli incendi boschivi Le richieste dei mezzi aerei dello Stato vengono effettuate in Lombardia dal Centro Operativo AIB del CFS Responsabile su richiesta del DOS CFS In particolare le richieste per il territorio del Parco settore lombardo vengono indirizzare al Centro AIB di Curno BG del Corpo Forestale dello Stato che funge da centro decisionale ed operativo per le attivit di allerta aerea Tutto il personale del Coordinamento Territoriale per l Ambiente del Parco CTA settore lombardo abilitato alle funnnzioni di DOS Responsabile unico di tutte le attivit inerenti lo spegnimento degli incendi boschivi In Provincia di Bolzano il servizio di lotta agli incendi boschivi strutturtato in maniera diversa rispetto alle altre realt regionali e provinciali secondo un retaggio storico che ha fatto del volontariato un apprezzata tradizione e delle organizzazioni preposte un affermata realt Ai Servizi Forestali Provinciali facenti capo alla Ripartizione 32 Foreste compete la direzione delle operazioni di spegnimento di concerto con il comandante operativo dei vigili del fuoco art 26 Ord For Prov compresa la richiesta d intervento dei mezzi aerei art 25 comma 1 g Ord For Prov In
58. Silva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 57 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio ulteriormente la velocit di diffusione Inoltre in pendici ripide frammenti di legno che bruciano possono rotolare lungo il pendio dando inizio a nuovi fuochi La pendenza valutata come la precedente esposizione confrontando la quota di ogni cella con le otto contermini facendo per riferimento alla differenza di quota relativa alle dimensioni della cella corrispondentemente la inclinazione viene espressa in gradi sessagesimali sull orizzonte La pendenza viene qui rappresentata in quattro classi con una legenda che fa riferimento per comodit di comprensione alla generica possibilit di transito meccanizzato terreno pianeggiante o a pendenza moderata fino a 15 di inclinazione di transito pedonale pendenza elevata fino a 30 di inclinazione di transito molto difficoltoso pendenza molto elevata fino a 45 di inclinazione e di versanti tendenti al verticale pendenza estrema fino a 90 di inclinazione DTM del territorio del Parco Pendenze DTM Parco dello Stelvio CJ Confini Parco Nazionale dello Stelvio e Pianeggiante o pendenza moderata C_ Pendenza elevata Ps Pendenza molto elevata e n OI Fendenza estrema Pendenza dei versanti del territorio del Parco e dei comuni limitrofi visione tridimensionale derivata dal modell
59. ale Provinciale Vigili del Fuoco Volontari etc 4 3 Sorveglianza avvistamento ed allarme Ai fini della lotta agli incendi boschivi risultano fondamentali le attivit di controllo preventivo del territorio comprendenti SORVEGLIANZA ai fini preventivi e dissuasivi MONITORAGGIO ai fini dell avvistamento di eventuali focolai ALLARME con l attivazione immediata delle squadre di estinzione All interno di un territorio protetto come quello del Parco noto che la sorveglianza sia fondamentale non solo per gli aspetti legati alla protezione dagli incendi boschivi 1 Ente Parco infatti dotato di un idoneo personale di vigilanza che svolge costantemente attivit di controllo territoriale Sar opportuno quindi adottare controlli ai fini a i b integrati con le altre esigenze di controllo del territorio Come gi affermato nel capitolo precedente fondamentale per il buon esito delle operazioni di contenimento dei fronti di fiamma che gli eventuali focolai vengano segnalati quanto prima e che l attivazione delle squadre di lotta attiva sia il pi precoce possibile Il sistema di sorveglianza dovr per ancor prima che attivarsi per un proficuo avvistamento dei focolai svolgere un attivit preventiva e dissuasiva nei confronti dei comportamenti umani che con o senza intenzione possano innescare gli incendi Il personale di controllo dovr quindi agire con massima attenzione verso quei comportamenti che s
60. alistica eventualmente svolte dal soprassuolo Per quanto riguarda il valore di produzione legnosa L questo dovr essere stimato impiegando il software fornito in allegato StimaDannoAmbientaleSingoleFunzioni xls in questo contesto non si forniscono valori di riferimento per la funzione di produzione legnosa perch fermo restando un valore di macchiatico positivo l esemplificazione dell elevata variabilit che i valori dei parametri di calcolo possono assumere Volume medio di biomassa a maturit Prezzo medio all imposto Costi di taglio ed esbosco Anni mancanti per raggiungere la maturit potrebbe portare ad errori anche consistenti Funzione turistico ricreativa T Le variabili considerate per la stima di questa funzione sono e valore medio della visita Vc e numero di visite per ha prima dell evento Nic enumero di anni di mancato utilizzo a finalit turistico ricreative dell area g La tabella che segue fornisce il range dei valori nel quale si colloca una visita giornaliera Si ritiene valido l impiego per questa stima di un valore pari a 10 euro in considerazione della spesa media dei turisti giornalieri stimata ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 101 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Valore di Scopo della Tipologia Frequenza Provenienza Tipologia Accessibilit una visita vi
61. alla diffusione e dalla propagazione del fuoco Byram 1959 Per combustibile forestale si intende quindi l insieme dei materiali vegetali sia vivi sia morti necromassa ovvero la biomassa bruciabile presente nel bosco In generale nell arco alpino si verificano prevalentemente incendi i cui fronti di fiamma si diffondono nel sottobosco in modo radente con intensit medio basse In questi casi il fusto delle piante arboree e i rami di una certa dimensione bruciano soltanto in minima parte In altri casi quando la stratificazione della vegetazione tale da creare una condizione di continuit verticale della biomassa tra sottobosco e chioma delle piante in un soprassuolo costituito da specie facilmente infiammabili pu verificarsi un aumento dell intensit di fiamma e il passaggio in chioma dell incendio fenomeno che causa di gravi effetti a carico degli ecosistemi Il carico la struttura la disposizione il grado di compattazione e la continuit sia orizzontale che verticale del combustibile forestale sono gli elementi che influiscono maggiormente sulla propagazione del fronte di fiamma La caratterizzazione di questi elementi consente dunque di prevedere quale sia il probabile comportamento del fuoco La variabilit del combustibile sul territorio tuttavia estremamente elevata e descrivere le propriet fisiche delle singole componenti vegetali piuttosto complesso da realizzare in termini di costi e tempi Per caratterizzare
62. alore dei popolamenti boscati in funzione dei servizi da essi forniti cfr Schema di Piano per la programmazione delle attivit di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nelle Aree naturali protette statali Art 8 comma 2 della Legge 21 novembre 2000 n 353 Fonte www2 minambiente it l eventuale produzione di legname il servizio collegato all eventuale offerta di aree ricreative il servizio collegato all eventuale funzione di tutela idrogeologica il servizio di stabilizzazione climatica o o 000 Ed in considerazione del contenuto della pubblicazione La valutazione economica dei danni da incendio boschivo contenuta all interno volume Gli incendi boschivi 2006 del CFS si esclude l impiego dell approccio di tipo sintetico consigliato per la stima riguardante i boschi con funzioni di interesse pubblico molto limitate e scarsa valenza produttiva e quello di tipo intermedio basato invece sul criterio di ricostruzione Per il contesto in esame si ritiene valido l impiego dell approccio di tipo analitico proposto per boschi con notevoli funzioni di interesse pubblico con stima del valore delle singole funzioni del bosco indipendentemente dalla superficie interessata dall evento incendiario da evidenziare che l approccio analitico proposto consente di stimare oltre ai valori indicati dallo Schema di applicazione della normativa nazionale anche il valore naturalistico biodive
63. ano 9 piccole latterie sociali che hanno per grosse difficolt economiche rispetto ad altri settori del Parco qui la scarsa collaborazione fra gli allevatori un fattore di forte limitazione al potenziamento dell attivit Nel settore camuno la crisi ancora pi grave con un forte continuo calo del bestiame allevato da met 800 ad oggi Il latte prodotto viene prevalentemente conferito al Caseificio di Capo di Ponte in parte viene venduto a industrie casearie fuori valle e infine una parte viene trasformata e venduta localmente In tutto il settore lombardo il 58 dei pascoli gestito in modo controllato mentre la parte restante di tipo vagante circa la met degli alpeggi di propriet individuale mentre la restante gestita da affittuari In una trentina di alpeggi il latte prodotto viene in parte o totalmente venduto con modalit diretta nelle rispettive malghe Nel settore trentino nel 2000 sono stati censiti 1 576 bovini 237 ovini e 90 caprini vi stata un diminuzione dal 1970 al 1982 seguita poi da una ripresa La pratica dell alpeggio ancora Vitale quasi tutti i capi vengono caricati in alpeggio in Val di Peio si contano 7 malghe attive in Val di Rabbi una decina utilizzate come casera o stalla e di propriet delle Consortele o di comuni anche esterni alla valle 2 1 5 Pianificazione faunistica Le conoscenze sulla fauna e sulla biodiversit del Parco non sono omogenee per tutte le specie present
64. ano che si sale ad altitudini sempre maggiori la temperatura diminuisce mentre l umidit aumenta fattori che a loro volta condizionano umidit e preriscaldamento del combustibile soprattutto necromassa L individuazione dei piani altitudinali stata fatta sulla base dei piani vegetazionale della provincia autonoma di Bolzano e 200 900 m s l m piano basale detto anche collinare e sub montano e 900 2200 m s l m piano montano e sub alpino e 2200 2800 m s l m piano alpino e oltre 2800 m s l m piano nivale ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 55 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio DTM Parco dello Stelvio oi Piano basale e sub montano 200 900 m s l m Piano montano e sub alpino 900 2200 m s l m d Piano alpino 2200 2800 m s l m d gt 2 Piano nivale oltre 2800 m s l m Modello digitale integrato del territorio del Parco e dei comuni limitrofi DTM del territorio del Parco a Altitudine LA 4 i A N IS M pri y atin rift A p al pes i La Pe ki f di E vati DTM Parco dello Stelvio d i Confini Parco Nazionale dello Stelvio 4 PIA si Piano basale e sub montano 200 900 m s l m ni 3 Piano montano e sub alpino 900 2200 m s l m E ms Km Piano nivale oltre 2800 m s l m Piano alpino 2200 2800 m s l m M
65. ate anche per ridurre il carico di combustibile Le aree interessate da ripulitura dovranno estendersi per almeno 10 15 metri a monte ed a valle del tracciato e dovranno risparmiare la presenza di rinnovazione arborea o erbacea di pregio b in tutte le formazioni forestali arboree e arbustive percorse da incendi con altezza di fiamma mediamente superiore a 2 m e comunque ove l incendio danneggi in modo irreversibile lo strato arboreo anche dove si preveda la naturale evoluzione La cadenza degli interventi dovr essere annuale o biennale e la stagione di intervento preferenziale dovr essere l autunno successivo all evento sempre necessario un sopralluogo di verifica pre e post intervento da parte di personale qualificato in quanto ogni intervento deve essere calibrato sulla realt puntuale 3 Interventi straordinari Si intende il rinfoltimento l eliminazione di alberi morti in piedi il reimpianto e le successive cure nelle fustaie e la riceppatura e o tramarratura delle ceppaie Nelle fustaie tali operazioni dato il loro costo dovranno essere limitate alle aree multifunzionali a destinazione protettiva accessibili e ad elevata percezione paesaggistica coni visuali di pregio e nel caso di formazioni di particolare valore naturalistico Per una valutazione della tipologia di intervento post incendio sono stati messi in correlazione la tipologia forestale e l altezza del fronte di fiamma come evidenziato nella seguente tabella
66. azione di condotte provvisorie Sistemi modulari formati da Sollevamento o attacco diretto serbatoio motopompa delle fiamme con acqua o con naspo liquidi permanenti Autobotti leggere e medie con Aspersione d acqua o di Irrorazione d acqua o soluzioni pompe di diverse soluzioni ritardanti al fine di bagnanti per l attacco diretto al caratteristiche dotate di potenziare o formare la fascia fuoco manichette e di lance di tagliafuoco Utilizzate inoltre nell eventuale irrorazione rifornimento ai sistemi modulari autotrasportati Autobotti pesanti con pompe Aspersione d acqua o di Irrorazione d acqua o soluzioni di diverse caratteristiche soluzioni ritardanti al fine di ritardanti per l attacco diretto al dotate di manichette e di potenziare o formare la fascia fuoco lance di irrorazione tagliafuoco Utilizzate inoltre per il rifornimento di quelle leggere e medie Automezzi ausiliari veicoli di Utilizzati per il trasporto del Gli automezzi promiscui risultano vari tipi e dimensioni personale e delle attrezzature molto versatili e possono venire campagnole pick up furgoni attrezzati con sistemi modulari autocarri rimorchi ecc utilizzati nello spegnimento 4 Mezzi aerei La duplice funzione nell uso dell elicottero si concretizza nell opera di attacco diretto con l uso di secchi baricentrici come la bambi bucket e attraverso la cooperazione con i mezzi terrestri mediante la
67. azioni con lo scopo di definire la superficie potenzialmente percorribile da incendio nel Parco Per tale fine sono state analizzate le tipologie fisionomiche della vegetazione con alcuni approfondimenti in merito ai tipi vegetazionali In particolare anche ai fini della determinazione e descrizione della biomassa combustibile cfr par 2 2 1 3 si sono individuate le seguenti categorie 1 Tipi a dominanza di fisionomia erbacea pascoli praterie prati incolti erbacei semplici arborati 2 Tipi a dominanza di fisionomia arbustiva o di boscaglia arbusteti e boscaglie es Alneta a Ontano verde Pineta di pino mugo arbusteto a ericacee 3 Tipi fisionomici forestali Boschi di latifoglie es ripariali Boschi misti di latifoglie e conifere ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 18 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Fustaie di conifere a densit rada e o disforme con presenza di piano arbustivo es Lariceto a ericacee Larici cembreto a ericacee Fustaie di conifere con scarso o nullo piano arbustivo es Pecceta montana Lariceto tipico Pecceta subalpina Gli approfondimenti di classificazione sui tipi fisionomici della vegetazione sono stati condotti attraverso l elaborazione dei dati e del materiale documentale reperiti attraverso fotointrpretazioni di verifica e approfondimento e tra
68. cendio I primi risultati sono riassunti nelle note della seguente tabella Provincia Fonte dei Dati Periodo Note dati Brescia e Corpo Forestale dello 05 09 Sono disponibili solo i dati relativi ai perimetri Sondrio Stato recenti Gli incendi pregressi debbono essere acquisiti presso i comandi locali La comparazione con i punti di innesco buona Trento Provincia di Trento 84 09 Dei perimetri si conosce solo l anno occorre quindi approfondire l analisi per conoscere data comune e localit La comparazione con i punti innesco presenta in diversi casi delle discrepanze Bolzano Provincia di Bolzano 93 07 Di fatto la perimetrazione non stata effettuata a causa delle dimensioni estremamente ridotte degli incendi Coincidono con i punti innesco Un rappresentazione di esempio dei perimetri acquisiti per la zona del comune di Peio riportata nella figura seguente ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 47 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 1 10 Modello organizzativo attuale ai fini AIB nelle tre realt amministrative del Parco Regione Lombardia Provincia Autonoma di Trento Provincia Autonoma di Bolzano 2 1 10 1 Regione Lombardia La Regione Lombardia organizzata sulla base del Piano regionale delle attivit di previsione prevenzio
69. co gt Il ruolo di vento e pendenza nella propagazione gt L umidit dei combustibili fini gt Implementazione di software di simulazione di incendio per la previsione del comportamento del fuoco ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 108 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 6 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Allg wer B S Harvey and M Riiegsegger 1998 Fuel models for Switzerland description spatial pattern index for torching and crowning Pp 2605 2620 In Proc 3 International Conf on Forest Fire Research amp 14 Fire and Forest Meteorology Conf Ed D X Viegas ADAI University of Coimbra Anderson H E 1982 Aids to determining fuel models for estimating fire behavior Gen Tech Rep INT 122 USDA For Serv Intermountain Forest and Range Exp St Odgen UT pp 22 Andrews P L 1986 BEHAVE Fire Behavior Prediction and Fuel Modeling System Burn Subsystem Part I Gen Tech Rep INT 194 USDA For Serv Intermountain Research Station Odgen UT p 130 Aguado I Camia A 1998 Fundamentos y utilizaci n de ndices meteorol gicos de peligro de incendio Serie Geogr fica Incendios Forestales 7 49 58 Bovio G 1996 Come proteggerci dagli incendi boschivi seconda edizione Regione Piemonte Torino pp 223 Bovio G 2001 La pianificazione antincendi boschivi alla luce del
70. condarie infiammabili lungo gli assi di viabilit gt riduzione dei diradamenti nei soprassuoli arborei colmi del piano montano ad un massimo del 25 della copertura presente in maniera da non favorire lo sviluppo di una vegetazione secondaria di sottobosco in particolare arbustiva gli interventi di diradamento non dovranno avere superficie superiore a 5 10 ettari e gli interventi non dovranno essere contigui in particolare lungo l asse di massima pendenza gt allontanamento del materiale di risulta delle operazioni selvicolturali evitando l accatastamento lungo le vie di esbosco o la formazione di cumuli nel sottobosco Parcheggi ed aree attrezzate turistiche contatto urbano naturale Nelle aree di parcheggio dei veicoli e presso le aree attrezzate andranno prese le necessarie misure per evitare il propagarsi al bosco di fuochi originati in queste aree Sar importante agire gi a livello di progettazione localizzando queste strutture ad adeguata distanza da formazioni boscate a rischio di incendio tenuto conto della stagione di fruizione In ogni caso ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 81 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio dovr essere garantita la presenza di una fascia sgombera di vegetazione infiammabile lungo il perimetro di queste strutture con una adeguata profondit L adozione di misure
71. considerata la mancanza di informazioni e mappe dettagliate dei perimetri Sar cura dell Ente Parco aggiornare annualmente attraverso un software GIS i files creati durante la stesura del piano indicando oltre agli eventi caratterizzati da una certa superficie percorsa anche i principi di incendio ovvero quei focolai di superficie inferiore ai 1000 m in cui non si sono verificati danni significativi e per i quali sono state impiegate meno di 3 persone per la sua estinzione Per ottimizzare al meglio le risorse gi disponibili e operare in modo integrato sul territorio con la piena collaborazione tra istituzioni diverse con la stessa competenza territoriale si auspica in un prossimo futuro la stipulazione di una convenzione tra l Ente Parco e il Corpo Forestale dello Stato con lo scopo di sfruttare per la realizzazione del catasto incendi l esistente Sistema Informativo della Montagna SIM che prevede a breve termine l inserimento georeferenziato da parte del CFS dei dati relativi agli incendi boschivi registrati sulle banche dati regionali Sul SIM i dati possono essere consultati con un accesso on line privilegiato che riguarda anche la banca dati cartografica di base in scala 1 10 000 5 3 Criteri per la stima dei danni da incendio boschivo Metodologia per la stima del danno ambientale Per la valutazione del danno ambientale da incendio boschivo si fa riferimento alla metodologia proposta all interno del volume Valutaz
72. di neve e almeno in alcune aree una minore pressione antropica nel periodo di massima pericolosit uniti ad una generale non eccessiva presenza di fattori ambientali predisponenti portano ad una moderata propensione all innesco e allo sviluppo degli incendi Le cause determinanti di un incendio boschivo sebbene difficili da individuare vengono acquisite e descritte nei Fogli Notizie compilati dal Corpo Forestale secondo una classificazione dettagliata che ha accezioni leggermente diverse tra la Regione Lombardia e le ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 64 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Province di Trento e Bolzano coinvolte nei rilievi necessario anche segnalare che le voci della classificazione sono anche state oggetto di alcune revisioni nel corso degli ultimi anni frutto di nuovi risultati ottenuti anche a livello europeo sulle metodologie di indagine e rilievo post incendio La banca dati analizzata cfr cap 2 1 8 pertanto non omogenea sulle voci di dettaglio n dal punto di vista storico n geografico tuttavia stato possibile effettuare un analisi a carattere pi generico che offre comunque ottimi spunti per la progettazione degli interventi di prevenzione ed estinzione A questo proposito le cause censite sugli incendi verificatisi nel Parco sono state raggruppate secondo la seguente clas
73. di servizi antincendi e abrogazione di disposizioni B U R T A A n 13 del 27 marzo 2001 supplemento n 2 Gi la 30 77 prevedeva la predisposizione di un Piano organico per la difesa dei boschi dagli incendi nel quale individuare le zone boscate ripartite in base al diverso indice di pericolosit d incendio e prevedere i mezzi e le opere occorrenti per la prevenzione e l estinzione degli incendi Il Piano doveva individuare anche le opere da realizzare nelle zone a maggior rischio di incendio al fine di costituire nuovi ed organici dispositivi di prevenzione e di spegnimento degli incendi boschivi La legge 11 07 interviene in materia di pianificazione antincendi prevedendo la realizzazione del Piano per la difesa dei boschi dagli incendi e relativo inventario art 86 secondo le linee dettate dalla 353 2000 fornendo tra l altro indicazioni sulla partecipazione dell Ente di gestione del Parco dello Stelvio per l ambito territoriale e le tematiche di competenza Il primo piano della Provincia di Trento stato approvato nel 1978 con Deliberazione G P n 3998 del 5 maggio e Decreto P G P n 1203 del 18 maggio Successivamente sono state effettuate delle revisioni a cadenza quinquennale L ultima del 2000 In seguito all entrata in vigore della L P 11 07 stata effettuata un ulteriore revisione del Piano provinciale che al momento attuale in corso di adozione da parte della Giunta Provinciale e per la quale il periodo
74. di una superficie che svolge funzione idrogeologica In pratica si tratta della somma dell ammontare dei costi di rinverdimento e della manutenzione dell area per un ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 102 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio periodo di tempo tale da raggiungere lo stesso livello di tutela idraulica svolto prima dell evento incendiario da evidenziare che per evitare sovrastime i terreni interessati saranno quindi quelli in condizione di notevole pendenza resi fortemente instabili specificatamente a seguito dell incendio e non tanto quelli che hanno una generica funzione di protezione o che comunque hanno come unica caratteristica quella di essere sottoposti a vincolo idrogeologico Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 Quindi ai fini della valutazione del danno del soprassuolo il valore correlato alla funzione protettiva da considerare soltanto se la pendenza supera il 40 ed differenziato per le seguenti pendenze e percentuale media di pendenza compresa tra il 40 ed il 70 e percentuale media di pendenza superiore al 70 I parametri presi in considerazione per la stima del danno connesso alla perdita della funzione di protezione sono e costo del rinverdimento Crinv ecosto annuale di manutenzione dell area rinverdita Ca enumero di anni di manu
75. di validit previsto di 10 anni 2010 2019 I piani menzionati inclusa l ultima revisione riguardano l area boscata della provincia di Trento compresa quindi quella ricadente nel territorio del Parco In particolare nell ultima revisione per le superfici incluse in territorio protetto vengono fornite alcune informazioni essenziali relative a pericolo vulnerabilit in particolare valore ambientale e rischio incendi boschivi opere previste solo per il PNAB e si ricordano le modalit di intervento per la lotta attiva agli incendi boschivi da parte dei Vigili del Fuoco rimandando agli Enti Gestori per eventuali integrazioni e osservazioni in funzione della pianificazione antincendi adottata in ogni area tutelata Nel piano trova spazio una sezione dedicata alle aree protette in cui viene dedicato un capitolo al settore Trentino del Parco dello Stelvio In questa parte sono fornite informazioni generiche sulle statistiche di incendio e si definisce il profilo di pericolo nella sua connotazione statica ovvero indipendente dai fattori meteorologici contingenti come medio basso Interessanti informazioni sono fornite in merito al rischio di incendio con riferimento soprattutto alla vulnerabilit intesa come valore del territorio rispetto alle funzioni svolte e al conflitto rispetto al passaggio del fuoco In questo frangente la maggior parte del territorio protetto ricade in un fattore di rischio basso o trascurabile Vengono forni
76. e Dal punto di vista dei regimi eolici su grande scala i fenomeni rilevanti ai fini degli incendi boschivi sono principalmente due durante l inverno il F hn in occasione di forti correnti da Nord contro la catena alpina con venti di ricaduta caldi e asciutti sul versante Sud della stessa durante i pomeriggi di tarda primavera ed estate invece le brezze calde che spirano dai grandi bacini prealpini quali l Ora del Garda per il settore trentino la Breva del Lago di Como che marginalmente giunge fino in alta Valtellina e la brezza calda del lago d Iseo per l alta valle Camonica fanno risentire la loro azione in direzione Sud Nord sulle valli principali e laterali a partire dalla valle del Sarca determinando condizioni critiche in tutti 1 boschi situati lungo la sua fascia d azione Difficilmente rilevabile e misurabile a scala locale invece l azione delle brezze periodiche di monte e di valle e l influenza che queste esercitano su tutte le altre variabili climatiche sia nella definizione quantitativa del rischio di incendio che ai fini della propagazione degli stessi ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 63 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 1 3 Combustibili forestali Il materiale combustibile in un incendio boschivo costituito dalla vegetazione che a partire da un innesco pu essere interessata d
77. e con l abete rosso e il larice poco pi di 400 ha Alcune interessanti formazioni a pino silvestre si trovano tuttavia nelle aree a substrato calcareo di Boscopiano e su terreni silicatici all imbocco della Val di Rezzalo nel settore valtellinese Le associazioni di latifoglie presenti nel Parco sono e formazioni a ontano verde presenti nel piano subalpino in zone fresche umide in ombra e a lungo innevate e formazioni di betulla vegetazione pioniera tipica di aree soggette ad erosione o interessate un tempo da incendi e formazioni termofile del piano montano costituite da roverella e orniello interessano per lo pi terreni rocciosi e accidentati in zone calde e assolate e formazioni di nocciolo e pioppo tremolo interessano il piano montano in zone di pascoli e prati abbandonati e formazioni igrofile riparali rappresentate soprattutto da ontano bianco lungo l alveo dei torrenti e dei fiumi solo in Val Venosta sono rimasti lembi residui di ontano nero I boschi di latifoglie presenti nel Parco hanno scarso valore economico in quanto vengono utilizzati solo localmente per la produzione di legna da ardere il loro valore da ricollegare prevalentemente al fatto di costituire una risorsa alimentare per la fauna e di aumentare il grado di diversit ecologica delle biocenosi forestali L espansione del bosco di pari passo con la perdita di superficie agricola utilizzata un fenomeno che viene registrato in generale su t
78. e dello Stelvio medio impatto derivato dallo sfruttamento delle risorse naturali pressione di pascolo e selvicoltura grado di rischio di incendio generalmente basso Alla luce di queste considerazioni il criterio prioritario da seguire deve essere quello della prevenzione In modo particolare nell ambito di questo piano si prevede gt la realizzazione di infrastrutture preventive non influenti negativamente con il paesaggio e l ambiente in generale la priorit dell uso dell elicottero nell estinzione l avvio e l intensificazione di attivit di prevenzione indiretta con particolare riguardo alla comunicazione ed alla formazione l implementazione di efficaci procedure operative e di coordinamento delle risorse e dei mezzi l implementazione di sistemi di previsione del pericolo di incendio la realizzazione prevalente di interventi di prevenzione selvicolturale con la finalit di variare i modelli di combustibile specialmente nelle aree a maggiore rischio interventi sulla sentieristica gt gt Uy Non si prevede la realizzazione di nuova viabilit La creazione di nuove carraie contrasta infatti con l obiettivo di tutela e restauro della naturalit locale e le forme di fruizione turistica potenziali per l area non richiedono tali infrastrutture senza considerare le difficolt tecniche di realizzazione e manutenzione di tali infrastrutture nel territorio Anche la creazione di viali taglia
79. e i valori di superficie percorsa che dividono la serie ordinata in venti parti uguali in numero Sull asse delle ordinate vi sono la percentuale rispetto al totale del numero di incendi rappresentata dalla linea continua e della superficie percorsa rappresentata dalla linea tratteggiata Incendi 1992 2008 Distribuzioni cumulative 100 90 80 70 60 Sup Perc Num IB 50 40 30 20 10 numero incendi superficie percorsa 0 o A Q Q o n e 0 Q o so 9 cr eo so Q 0 QQ o o O rr N o o 6 o o o o K sd ss ss ss si lt lt lt did X g z ventili della serie di superficie percorsa Dal grafico si evince che gli incendi con superficie maggiore di 17 ha rappresentano in numero circa il 5 di tutti gli incendi che si sono verificati nell area ma che questi hanno percorso pi del 40 della superficie complessiva percorsa dal 1992 al 2008 Pertanto per migliorare in modo significativo 1 risultati del contrasto agli incendi boschivi nell area si dovranno concentrare gli sforzi di protezione sul controllo di questi pochi grandi eventi 2 1 9 Carta delle aree percorse dal fuoco degli ultimi 10 anni Per la realizzazione della cartografia delle superfici percorse da incendio sulla serie storica degli ultimi 10 anni in formato numerico e secondo le disposizioni normative e reg
80. e l esposizione La relazione tra la pendenza del versante e la velocit di propagazione del fronte di fiamma lineare ma non costante per diversi combustibili Per quanto riguarda l esposizione oltre agli aspetti climatici derivati e le conseguenze sulla composizione e struttura delle comunit vegetali l effetto diretto dell esposizione del versante sul comportamento del fuoco prevalentemente riconducibile al diverso irraggiamento diretto cui il suolo e i combustibili sono sottoposti e quindi in definitiva al loro tenore idrico Tale aspetto naturalmente da mettere in relazione al grado di copertura dello strato arboreo che pu avere un importante ruolo mitigante sul disseccamento dei combustibili ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 54 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Attraverso elaborazioni GIS effettuate sul Modello Digitale di Elevazione DEM che risultato er dalle elaborazioni della cartografia di base sono state prodotte le carte dell esposizione e dell acclivit dei versanti Le cartografie delle variabili topografiche descritte nel seguito realizzate in formato raster e opportunamente predisposte costituiscono parte degli input che vengono utilizzati per la previsione del comportamento del fuoco che vengono forniti al Parco come elemento migliorativo rispetto alle richieste del bando Il modello
81. e media percorsa a fronte di una bassa frequenza potrebbe anche essere collegata al manifestarsi di venti di caduta I risultati di queste statistiche sono stati presi in considerazione per progettare l organizzazione del servizio di estinzione vedi capitolo 4 soprattutto con l obiettivo di prevenire per quanto possibile un possibile protrarsi degli incendi oltre il tardo pomeriggio ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 44 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 Distribuzioni di frequenza delle superfici percorse a Distribuzioni semplici Dopo aver esaminato le distribuzioni temporali degli eventi su base annua mensile e giornaliera si analizzano ora alcune statistiche relative alla distribuzione delle frequenze in forma aggregata La frequenza degli eventi della zona del Parco dello Stelvio stata analizzata per classi di superficie percorsa utilizzando una suddivisione in classi che si reputa essere appropriata per uno scenario pirologico di tipo alpino La distribuzione riportata nel grafico seguente Incendi 1992 2008 Frequenze assolute per classi di superfici percorse Numero incendi 19 16 6 15554 10 i oO O O i oa si N To fe A y a x 10 0 1 0 5 0 5 1 10 20 fino a 0 1 Classi di superfici percorse ha Analogamente a quanto riscontra
82. e valli del Parco il pi grosso uccello delle Alpi La distribuzione della fauna almeno parzialmente collegata alle fasce vegetazionali sopra descritte Nei boschi di conifere gli animali pi diffusi tra i mammiferi sono il cervo il capriolo la volpe il tasso la martora e lo scoiattolo Tra gli uccelli si possono incontrare varie specie di cince il picchio rosso maggiore il picchio nero il regolo il crociere la civetta nana la civetta capogrosso l astore lo sparviere il lu bianco e la nocciolaia che raggiunge le maggiori densit nelle cembrete pure o miste favorendo la riproduzione grazie alla distribuzione del seme a distanza Nella fascia degli arbusti contorti dove gli ultimi larici si mischiano alle tipiche essenze arbustive creando ambienti molto luminosi e diversificati tra gli uccelli si pu incontrare l organetto Le impenetrabili boscaglie ad ontano verde lungo i versanti settentrionali ospitano il beccafico spesso associato alla passera scopaiola che per predilige assieme alla bigiarella le formazioni a rododendro e a pino mugo Gli arbusteti contorti sono spesso frequentati almeno durante la nidificazione e nel periodo di allevamento della covata anche dal merlo dal collare Ma la specie pi strettamente legata a questi ambienti sicuramente il gallo forcello Tra i rari mammiferi che frequentano la fascia degli arbusti contorti possibile osservare almeno in primavera il cervo e il capriolo mentre sta
83. ecenti con un picco massimo nel 2003 e due picchi relativi abbastanza importanti nel 2002 e 2005 Si nota una certa tendenza all aumento della frequenza a partire dal 2002 tuttavia non si riscontra una particolare regolarit dell andamento del fenomeno si noti ad esempio il minimo del 2008 Si pu parlare di una generale propensione ad una stabilit attorno al numero medio annuo di incendi fatta eccezione per il 2003 anno in cui per contingenze meteorologiche particolari siccit estiva prolungata il fenomeno degli incendi nella zona dello Stelvio come del resto in tutto l arco alpino ha avuto un andamento peculiare come verr descritto meglio in seguito Incendi 1992 2008 Frequenze annue 25 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 Esaminando la distribuzione delle superfici percorse negli anni analogamente al precedente grafico si osserva un andamento irregolare con due picchi massimi negli anni 1998 79 83 ha di superficie totale percorsa e 2001 72 94 ha di superficie totale percorsa La variazione da un anno all altro che si osservava nel grafico delle frequenze in questo caso ancora pi pronunciata Si ritiene che tale fatto possa essere interpretabile soprattutto come conseguenza di contingenze meteorologiche La superficie percorsa nell intero periodo considerato divisa equamente tra non boscata e boscata anche se vi sono notevoli differenze tra un anno e l altro Gli anni con la maggio
84. egli appositi database tutte le osservazioni non sistematiche effettuate dagli agenti forestali e dal personale coinvolto nelle indagini di campo Anche in questo caso si aggiungono studi specifici su specie di particolare rilevanza conservazionistica La raccolta e sistematizzazione di tutte le informazioni in appositi database geografici ha permesso la produzione di mappe di distribuzione delle varie specie e l aggiornamento delle checklist di presenza delle specie di Vertebrati all interno dell area protetta Attualmente accertata la presenza di 8 specie di Pesci di cui 2 alloctone di provenienza americana e 3 frutto comunque di immissioni operate dall uomo Nel Parco sono attualmente verificate presenti 5 specie di Anfibi e 9 di Rettili Il loro numero relativamente basso in relazione alle caratteristiche tipicamente alpine e alto alpine dell area protetta che ne limita l idoneit per le specie a sangue freddo Non un caso che il numero maggiore di specie sia presente nel settore lombardo del Parco che dispone delle quote pi basse e poste nei settori meridionali dell area protetta Per quanto riguarda l ornitofauna stata verificata la presenza di 178 specie di Uccelli per cinque di esse la presenza probabile ma non ancora accertata con sicurezza Le specie di Mammiferi accertate sono 59 comprese quelle la cui presenza deve ancora considerarsi occasionale come l orso o la lince Di queste 20 appartengono all ord
85. egli incendi boschivi si ritiene necessario tenere conto dei seguenti aspetti a un incendio boschivo tanto pi facilmente contenuto quanto prima viene avvistato e segnalato all autorit preposta alla lotta attiva b nell attivit di monitoraggio sono fondamentali due momenti l avvistamento dell incendio e la comunicazione delle informazioni c le segnalazioni della presenza di un incendio boschivo provengono alle unit preposte alla lotta attiva da due differenti canali segnalazioni esterne provenienti da cittadini segnalazioni interne provenienti da personale o da strumentazioni appartenenti all unit preposta alla lotta attiva d solitamente nel territorio italiano l informazione sulla presenza di un incendio boschivo giunge alle autorit entro il primo quarto d ora questo tempo pu diventare per molto pi lungo quando ci si trovi in aree poco antropizzate per accorciare i tempi di segnalazione possibile dotarsi di un apposita rete di monitoraggio costituita da tre componenti integrate ed adattate alle esigenze locali 1 personale idoneamente formato 2 strumenti per l avvistamento 3 rete di telecomunicazioni per la ricezione e la trasmissione delle informazioni e le principali modalit di controllo del territorio applicabili per l avvistamento degli incendi boschivi sono le seguenti monitoraggio a vista con l ausilio di strumenti di visione tradizionali qual
86. egli incendi nell ambito territoriale in cui il Parco si inserisce sia per poter disporre di una base di dati sufficientemente ampia da consentire valutazioni di una certa valenza statistica I dati sono stati desunti dai Fogli Notizie modello AIB FN compilati dal Corpo Forestale dello Stato per i comuni della Lombardia e dal Corpo Forestale Provinciale di Trento Dipartimento risorse forestali e montane e di Bolzano Ripartizione foreste per le rispettive province Si inoltre avuto accesso alla banca dati numerica del Corpo Forestale dello Stato tramite P Ufficio Sistemi Informativi automatizzati e Telecomunicazioni e l Ispettorato Generale Servizio I Divisione 34 Sono cos stati acquisiti i singoli dati incendi validati che sono poi stati consolidati in un unico database che viene fornito al Consorzio congiuntamente alle altre banche dati del piano antincendi del Parco in allegato I comuni per i quali sono stati analizzati i dati sugli incendi nel periodo storico 1992 2008 sono i seguenti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 34 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica COMUNE PROV REGIONE 1 Ponte di legno Bs 2 Vezza d oglio Bs 3 Temu Bs 4 Vione Bs 5 Monno Bs 6 Incudine Bs COMDARDIA 7 Valdidentro So 8 Livigno So 9 Borm
87. embre 2003 e successivamente pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia nel febbraio 2004 Questa prima versione del Piano stata in seguito oggetto di revisione ed aggiornamento nell anno 2006 approvazione con DGR n VII 3949 del 27 12 2006 e pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia nel gennaio 2007 e successivamente nello scorso 2009 Il piano attualmente in vigore espleta la sua validit nel triennio 2010 1012 In questo documento programmatico contenuta una sezione specifica per la pianificazione di settore per le aree protette regionali e nazionali L unico parco nazionale che insiste sul territorio lombardo il Parco dello Stelvio e nel documento regionale si fa riferimento al fatto che il piano di settore in fase di redazione Nel piano regionale sono inoltre contenute diverse informazioni a carattere tecnico che riguardano nello specifico la zonizzazione del rischio attraverso l analisi dei profili pirologici per comuni e aree di base la suscettibilit del territorio e la classificazione delle aree a rischio di cui si tenuto conto nel corso della redazione del presente piano 1 2 2 2 Provincia Autonoma di Trento La difesa del patrimonio boschivo dagli incendi in Provincia di Trento regolata dalla Legge Provinciale n 30 del 31 ottobre 1977 Norme per la difesa dei boschi dagli incendi B U R T A A n 54 del 8 novembre 1977 e successive modificazioni Questa legge stata in pa
88. endi boschivi 2 1 1 Descrizione generale aspetti territoriali e meteo climatici 2 1 1 1 Aspetti territoriali Gli aspetti territoriali vengono qui di seguito descritti in generale Un analisi pi approfondita finalizzata ad evidenziare gli aspetti morfologici e di uso del suolo che definiscono lo scenario pirologico del Parco dello Stelvio riportata nella descrizione dei fattori territoriali predisponenti gli incendi boschivi par 2 2 1 1 Istituito nel 1935 il Parco Nazionale dello Stelvio il pi vasto dei parchi storici italiani e si estende per una superficie di 130 728 00 ettari nel cuore delle Alpi centrali Il territorio dell area protetta si distribuisce intorno al gruppo montuoso dell Ortles Cevedale che si erge con numerose cime che sfiorano i 4 000 Esse si protendono verso i fondovalle mediante numerosi solchi vallivi laterali distribuiti a raggiera Ad occidente la geografia del Parco include una propaggine che dalla conca di Bormio si estende adiacente alla linea di confine tra Italia e Svizzera verso la valle di Livigno comunicando per un ampio tratto con il limitrofo Parco Nazionale Svizzero Questa regione insieme alle quattro vallate camune dell Ortles Cevedale e ad una vasta area ad Ovest della Valfurva e della Valle del Gavia stata aggregata all originario territorio dell area protetta nel 1977 quando un Decreto del Presidente della Repubblica sanc l ampliamento di 38 000 ettari dei confini del
89. ente si affiancano alle telecamere nel campo del visibile per consentire di individuare facilmente le fiamme nel campo pratico sono state sperimentate con maggior successo negli ambienti mediterranei ove la vegetazione incendiata ha subito emissioni termiche elevate Nell ambiente alpino danno scarsi risultati monitoraggio tramite immagini satellitari consente di controllare grandi estensioni territoriali e grazie all utilizzo di differenti spettri di radiazione monitora variazioni anche minime nel calore e nello stato della vegetazione richiede per strumenti ed operatori dedicati ed ha costi elevati per l acquisizione e l elaborazione di ogni singola immagine L utilizzo risultato idoneo per incendi in zone molto lontane dagli insediamenti Tenuto conto di quanto gi espresso si ritiene che non vi sia la perentoria necessit di dotare il Parco di infrastrutture tecniche di monitoraggio il sistema di sorveglianza a vista si integra infatti pienamente con la situazione territoriale e costituisce una valida struttura di monitoraggio del territorio ai fini del controllo degli incendi boschivi previsti nel presente piano Ci non esclude che qualora se ne abbia la disponibilit economica adeguata il sistema integrato di lotta attiva messo in atto dal Parco potr validamente essere supportato da tecnologie di monitoraggio al fine di supportare ed intensificare le attivit di sorveglianza Ai fini della protezione dagli
90. enti di cui non si dispongono segnalazioni ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 32 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 79 409 CEE All I per le specie elencate nell allegato sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l habitat per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione 79 409 CEE All Il le specie elencate possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione nazionale in funzione del loro livello di popolazione della distribuzione geografica e del tasso di riproduzione in tutta la Comunit Gli Stati membri faranno in modo che la caccia di queste specie non pregiudichi le azioni di conservazione intraprese nella loro area di distribuzione 79 409 CEE All Ill per le specie elencate sono ammesse o possono essere ammesse negli Stati membri la vendita il trasporto per la vendita la detenzione per la vendita l offerta in vendita degli uccelli vivi e degli uccelli morti e di qualsiasi arte o prodotto ottenuto dall uccello facilmente riconoscibili Gli uccelli per devono essere stati in modo lecito uccisi o catturati o altrimenti legittimamente acquistati 92 43 CEE All Il specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designa zione di zone speciali di conservazione 92 43 CE
91. entificabile anche da persone non esperte Le zone prioritarie di intervento saranno preferibilmente gt le aree con alta priorit di intervento per ragioni di conservazione della natura o definite in sede di pianificazione forestale gt le aree poste in zone a destinazione multifunzionale o protettiva diretta aree in cui il pubblico e le comunit locali possano valutare gli interventi eseguiti Si dovranno favorire gli interventi nelle aree maggiormente visibili e per mitigare effetti paesaggistici negativi Per aumentare l efficacia della comunicazione si suggerisce di accompagnare le realizzazioni con cartelli esplicativi degli obiettivi e delle tecniche utilizzate gt le aree accessibili ai mezzi meccanici Le priorit di intervento di ricostituzione post incendio basate sui criteri sopra menzionati dovranno pertanto seguire la zonizzazione di sintesi proposta La ricostituzione delle aree percorse dal fuoco assume un ruolo significativo in considerazione di diversi aspetti con particolare riferimento alle aree boscate impatto visivo in aree di elevato pregio ambientale protezione degli ambiti naturali del territorio sicurezza pubblica alterazione delle caratteristiche chimico fisiche e biologiche del suolo problematiche indotte sull assetto idrogeologico del territorio Il passaggio del fuoco incide sull assetto del territorio in tutti gli aspetti funzionali della copertura forestale ma in particolare nei riguardi
92. ettere in atto attraverso azioni formali di collaborazione protocollo di intesa con gli enti di riferimento per l area vasta Regione Lombardia Provincia di Trento e Bolzano e con gli attori che intervengono nella lotta attiva Corpo Forestale Servizi forestali provinciali Vigili del Fuoco Volontari Tali azioni riguardano ad esempio la possibilit effettiva che l Ente gestore del Parco riceva quotidianamente almeno nel periodo di maggior pericolosit le informazioni in merito al livello di pericolo di incendio boschivo sul territorio di competenza del parco e se possibile anche nei territori limitrofi Ai diversi livelli di pericolo devono corrispondere ad una serie di azioni che hanno carattere preventivo e di primo intervento nel caso si rilevi un innesco che devono essere concordate a priori tra le parti e che costituiscono il contenuto del protocollo di intesa sopra menzionato Le informazioni sul livello di pericolo che pervengono al Parco dovranno essere recepite dal personale che attiver le procedure di prevenzione modulate in funzione dei livelli di allerta Tali procedure si traducono da parte del personale del parco e comunque secondo quanto stabilito nel protocollo di intesa in un aumento dell intensit di sorveglianza e delle attivit di avvistamento e allarme in particolar modo nelle zone del parco in cui alta la priorit di intervento cfr par 2 2 4 Sar anche possibile da parte del personale di sorveg
93. evisione del pericolo di incendio 88 4 2 1 Il metodo canadese di previsione del pericolo di incendio boschivo 89 4 2 2 Stato dell arte sul monitoraggio del pericolo di incendio in Lombardia e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano air 90 4 2 3 La previsione del pericolo di incendio nel parco dello Stelvio 91 4 3 Sorveglianza avvistamento ed allarme or rrulleoreaenna 92 4 3 1 Svolgimento operativo delle attiVit ii 92 44 Coordinamento pera vorei 93 5 PARTESPECIALI cilea 95 5 1 Criteri per la ricostituzione delle aree percorse dal fuoco 95 5 2 Criteri e indicazioni per l accatastamento delle aree percorse dal fuoco 99 5 3 Criteri per la stima dei danni da incendio boschivo 99 5 4 Gestione della previsione del pericolo di iNncendio 106 5 4 1 Formazione del personale spore ilaele 106 5 5 Vegetazione combustibile e Previsione del Comportamento del fuoco 107 6 RIFERIMENTIBIBLIOGRAFICI lr roriaRan ipa 109 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 2 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 1 PREMESSA A seguito di successive tappe evolutive in materia di protezione dagli incendi boschivi si ritiene che lo strumento pi idoneo per contenere gli incendi
94. fenomeno degli incendi nel Parco dello Stelvio le precipitazioni nevose sono anch esse importanti per definire la possibilit di innesco e di diffusione del fuoco Una indicazione seppur di massima e pertanto puramente orientativa potrebbe essere ottenuta considerando l andamento dello zero termico nei diversi mesi o la permanenza del manto nevoso Tuttavia si tratta di dati difficilmente reperibili Le precipitazioni medie annue pioggia e neve fusa presentano significative differenze legate soprattutto a fattori orografici quali l orientamento delle vallate principali la giacitura la pendenza la quota e la distanza dal mare Nel contesto del parco si hanno generalmente precipitazioni che si aggirano sui 900 mm pioggia utile per il settore lombardo a causa delle correnti umide apportate dai bacini lacuali di Como e Iseo mentre nel settore trentino i valori si abbassano a 700 800mm per arrivare ai minimi inferiori a 500 mm del settore altoatesino che risente dell orientamento trasversale della val Venosta rispetto alle correnti meridionali ed alla posizione interna al complesso alpino protetta dai massicci circostanti E Cogolo E Silandro Precipitazioni tot anno Precipitazioni medie annue in mm per le stazioni considerate nell analisi meteo climatica del Parco dello Stelvio Per quanto riguarda invece la distribuzione stagionale delle precipitazioni in generale si osserva che le precipitazioni maggiori si ha
95. fuoco contrasta con le politiche di conservazione attuate dal Parco A causa del difficile accesso della maggior parte della superficie l unico intervento efficace sarebbe la realizzazione di viali passivi in grado di ostacolare l avanzata delle fiamme grazie alla loro profondit tali strutture sarebbero incompatibili con gli obiettivi di tutela del paesaggio del Parco 2 3 6 Tipologie di intervento Prevenzione indiretta L informazione costituisce un mezzo efficace per la prevenzione indiretta degli incendi boschivi specialmente quando rivolta direttamente ai fruitori del Parco nel periodo di massima allerta Tale azione pu essere fatta predisponendo dei pannelli informativi nei principali accessi anche se flusso dei visitatori durante il periodo di allerta non cos elevato Inoltre pu essere predisposta una lista di numeri fax a cui inviare l avviso di allerta di questa lista possono fare parte ad esempio le cooperative che si occupano di visite guidate ed accompagnamento all interno del Parco i principali punti di ristoro all interno del Parco ed attorno ai confini del Parco i Comuni che fanno parte della comunit del Parco ecc Azioni di sensibilizzazione sul rischio incendio possono essere introdotte nella programmazione di interventi destinati agli utenti del Parco riguardanti altre tematiche in particolare durante le attivit di educazione ambientale che si svolgono per scolaresche ed altri escursionisti
96. i Dott For Massino Divitini 87 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 4 LOTTA ATTIVA 4 1 Previsione del pericolo di incendio La previsione del pericolo di incendio una attivit fondamentale nella gestione operativa del servizio di protezione dagli incendi boschivi che si colloca tra la prevenzione e la lotta attiva Essa esprime nel breve periodo per un intervallo di tempo solitamente di 24 ore la probabilit che si verifichino e si diffondano incendi in un dato territorio a causa dei fattori predisponenti osservandone le variazioni nel corso della scala temporale considerata Per realizzare la previsione occorre pertanto effettuare il monitoraggio dei fattori meteorologici che predispongono la vegetazione ad essere percorsa dal fuoco attraverso il calcolo giornaliero di appositi indici cui viene fatta corrispondere in modo pi o meno esplicito la probabilit che nella giornata l incendio boschivo abbia inizio e si diffonda L utilit della previsione della variazione del pericolo di incendio nel breve periodo risiede fondamentalmente nella possibilit di organizzare e modulare quotidianamente il servizio di prevenzione e vigilanza nonch ottimizzare localizzazione e predisposizione dei mezzi necessari all estinzione La conoscenza della probabilit di inizio e di diffusione di incendio consente inoltre di informare la popolazione e i fruitori dell area protetta in modo che
97. i L ultimo studio sistematico e con indagini di campo risale al 1969 Cagnolaro et al 1969 Un successivo buon aggiornamento della situazione risale al 2003 con il Rapporto sullo Stato dell Ambiente del Parco Pirovano C et al 2003 Successivamente il Parco ha iniziato un attivit di raccolta e sistematizzazione di tutti i rilievi faunistici effettuati nell ultimo decennio ed ha promosso e direttamente realizzato rilievi specifici su alcuni raggruppamenti faunistici Per gli Invertebrati esiste il gi citato studio condotto nel 1969 Ranzi in Cagnolaro et al 1969 Successivamente non stato pi prodotto alcun monitoraggio sistematico di vasta scala Esistono tuttavia due lavori specifici decisamente importanti Il primo relativo alla caratterizzazione ecologica del bacino di Val de la Mare Peio TN in cui si da particolare rilievo anche ai monitoraggi sistematici della fauna invertebrata acquatica Lencioni V amp B Maiolini 2002 Il secondo un importante lavoro di cattura e monitoraggio degli Insetti ditteri effettuato nel settore altoatesino e lombardo del Parco Ziegler J Ed 2008 Un ulteriore lavoro di monitoraggio dell Entomofauna stato recentemente avviato nel settore trentino del Parco al fine di valutare le variazioni di biodiversit in relazione agli habitat alla presenza dell uomo e della fauna vertebrata Lencioni amp Gobbi 2009 Per i diversi gruppi di Vertebrati la situazione conosci
98. i cannocchiali e binocoli e di eventuali postazioni panoramiche torrette e balconate il metodo meno costoso comunque applicabile ma pu risentire di limitazioni date dall estensione territoriale dal grande dispendio di energie dalle situazioni climatiche monitoraggio tramite telecamere nel campo del visibile pu essere realizzato con telecamere posizionate in postazioni fisse o mobili collegate in tempo reale con una centrale operativa dove un solo operatore pu tenere sotto controllo differenti territori possono essere associate a sistemi informativi ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 85 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio geografici al fine di poter collegare il movimento della telecamera alla cartografia e di evidenziare con precisione quale siano le localit oggetto delle riprese video di recente si sviluppato inoltre l uso di telecamere per la visione notturna idonee a funzionare e a permetere il monitoraggio anche con scarsa luminosit e a fornire una copertura nelle ore in cui le telecamere tradizionali non possono funzionare questa ultima tipologia di telecamere stata di recente adottata dal Corpo Forestale dello Stato quale strumento in supporto ai Nuclei Investigativi Anti Incendi Boschivi monitoraggio tramite telecamere o sensori nel campo dell infra rosso termico solitam
99. i rilevamento meteorologico per lo specifico utilizzo in ambito AIB avviare programmi specifici di formazione sull argomento Durante la stagione di massima pericolosit ARPA SMR ha emesso diversi bollettini meteorologici dedicati al settore AIB contenenti dati di analisi e previsioni relative ai parametri meteorologici correlati al pericolo di incendio precipitazioni umidit relativa velocit del vento temperatura Tali prodotti pur non costituendo informazioni dirette sul pericolo sono di ausilio per ricostruire scenari di potenzialit di incendio o nelle operazioni di estinzione e bonifica Nel corso della stagione incendi 2009 2010 la Regione Lombardia in collaborazione con CIMA e ARPA SMR ha messo a punto un bollettino di analisi e previsione del pericolo di incendio boschivo tramite il sistema informativo Winter Fire System WFS implementato in modalit sperimentale presso Regione Lombardia nell ambito del Progetto Europeo Eurorisk Preview Sesto Programma Quadro della Comunit Europea 2002 2006 Piattaforma 4240 Winter Fires Esso consiste in una catena operativa automatica per il calcolo di FWI su un reticolo con maglia di 1 5 x 1 5 Km esteso su tutto il territorio regionale L analisi si riferisce al giorno precedente la previsione al giorno corrente ed a quello successivo In modalit di analisi per ciascuna maglia del reticolo sono calcolati i valori di temperatura umidit relativa velocit del vento e p
100. iascun mese della serie storica per il numero degli anni presi in considerazione 17 L andamento delle superfici in concomitanza con le frequenze evidenzia una stagione di massima pericolosit di incendio soprattutto nel mese di marzo anche per via dell elevato impatto sulle superfici boscate Analoga superficie percorsa si riscontra anche nel mese di dicembre seppur con una netta prevalenza della superficie non boscata Meritevole di attenzione il mese di maggio in cui a fronte di una bassa frequenza di incendio 5 eventi in totale si ha una netta prevalenza della superficie boscata come superficie percorsa Incendi 1992 2008 Superfici percorse mensili 9 8 7 E 6 2 5 D Non boscata 2 i m Boscata 3 3 Dv 2 1 0 Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 39 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Per approfondire l andamento del fenomeno nel corso dell anno si calcolata la superficie media ad evento nei mesi dividendo il totale della superficie percorsa nel mese considerato per il numero di incendi Il risultato dell elaborazione espresso dal grafico delle superfici medie per incendio nei mesi Nello stesso si pu osservare come nell ambito della stagione di incendio gli incendi di maggiore estensione si siano verificati nel me
101. identro la Valle di Fraele la cresta di Reit l orografica destra della Val Zebr e a nord di questa il massiccio dell Ortles Cevedale e le alte Valli di Trafoi e di Solda costituita da rocce sedimentarie stratificate di origine calcareo dolomitica dolomie calcari dolomitici e calcari marnosi Tali rocce costituisconola parte sommitale delle principali cime del Parco Queste formazioni hanno dato origine a suoli superficiali generalmente aridi e di scarsa fertilit 2 l ampio settore sud orientale che occupa circa quattro quinti del Parco invece costituito da rocce metamorfiche scistose prevalentemente filladi quarzifere paragneiss gneiss e micascisti Da queste formazioni si sono sviluppati suoli con buone caratteristiche pedologiche mediamente profondi adatti allo sviluppo della vegetazione forestale Oltre a queste due categorie principali sono presenti in varie zone filoni e intrusioni di et terziaria In un contesto geotettonico la zona classificabile all interno dell unit austroungarica delle Alpi a nord della linea insubrica La zona della Valtellina e della Val di Rezzalo caratterizzata anche dalla presenza di rocce magmatiche intrusive formazioni granitiche Caratteristico il plutone di Sondalo S Antonio Morignone costituito prevalentemente da gabbri Formazioni di marmo intercalate alle rocce metamorfiche sono presenti localmente nei gruppi del Monte Sobretta e del Monte Confinale e
102. incendi boschivi le attivit che si ritengono importanti per garantire l idonea attivit di monitoraggio territoriale sono di seguito riassunte e formare il personale affinch possa segnalare correttamente eventuali avvistamenti ed utilizzare al meglio tutte le strumentazioni a disposizione e massimizzare la correttezza e la velocit delle segnalazioni provenienti dai cittadini tale attivit si realizzer grazie all informazione alla popolazione tramite incontri periodici comunicati stampa attraverso le informazioni riportate sulla cartellonistica e tramite l adozione di procedure operative standardizzate per il personale di vigilanza e mantenere un adeguata rete di trasmissione delle informazioni tra tutte le unit operative utilizzando prioritariamente i sistemi attualmente in dotazione In termini pratici il monitoraggio consister nell intensificazione delle attivit di sorveglianza da parte del personale del Parco nei periodi e nelle aree prioritarie Tale personale dovr essere formato affinch conosca tali periodi e localit colga in breve tempo tutti i segnali di un probabile focolaio e comunichi al CTA tutte le informazioni utili per attivare il sistema di estinzione ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 86 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Alle attivit poste in essere dal persona
103. indice meteorologico FWI Fire Weather Index che sintetizza in un valore numerico le condizioni meteorologiche che predispongono il verificarsi degli incendi monitorandone giornalmente le variazioni La struttura dell FWI schematicamente illustrata nella seguente figura Temperatura Temperatura Umidit relativa Umidit relativa Precipitazioni Precipitazioni Vento Temperatura Precipitazioni Indici di Indice di Indice Indice di combustibile di humus secchezza leggero FFMC DMC DO umidit dei combustibili Indice di Indice di propagazione combustibile iniziale disponibile ISI BUI Indici di comportamento del fuoco Indice meteorologico di pericolo di incendio FWD Indice sintetico operativo AI fine di rendere operativa la previsione del pericolo d incendio necessario rapportare i valori numerici dell indice FWI calcolati quotidianamente ed espressi da una scala numerica continua con il livello di pericolo di incendio descritto da categorie aventi un significato operativo La metodologia per l applicazione di questo indice pu essere riassunta secondo i seguenti punti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 89 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Acquisizione dei dati meteorologici giornalieri serie storica di almeno 5 anni di almeno una stazione meteorol
104. ine dei Chirotteri che assumono particolare valore conservazionistico anche ai sensi della Direttiva europea Habitat In realt al momento le conoscenze sui Chirotteri sono molto scarse e le informazioni relative alla checklist sono state completate in base a considerazioni di carattere biogeografico ed ecologico Osservazioni analitiche risultanti dalle ricerche del 1969 hanno evidenziato per quanto riguarda la fauna epigea la presenza di specie la cui distribuzione gravita sull Europa centrale nelle aree prossime alle attivit umane la fauna risultata rilevante ma spesso banalizzata mentre la struttura faunistica ancora ben equilibrata lontano dai centri abitati L importanza del Parco per la conservazione della fauna invertebrata da riferire soprattutto all interesse zoogeografico in quanto in questa zona si sovrappongono areali di specie centroeuropee mediterranee ed orientali La fauna vertebrata Pesci La fauna ittica di maggior interesse naturalistico quella autoctona rappresentata da popolazioni di trota fario trota marmorata e salmerino alpino sono anche presenti in alcune acque la trota iridea il temolo e il salmerino di fonte specie alloctone introdotte soprattutto nei grandi laghi Lago di Livigno Lago di Pian Pal nonch scazzone e sanguinerola Anfibi La rana rossa ampiamente distribuita in tutto il Parco il tritone alpestre ha una distribuzione estremamente localizzata ad alcune aree del settore lombardo
105. ino e in futuro tale azione verr attivata anche negli altri settori 2 1 6 Rete Natura 2000 La creazione di una rete ecologica europea di zone di protezione denominata Rete Natura 2000 il principale obiettivo della direttiva Habitat ovvero della Direttiva relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche 92 43 CEE che ha lo scopo di contribuire a salvaguardare la biodiversit mediante la conservazione degli habitat naturali nonch della flora e della fauna selvatiche Una volta completata la rete Natura 2000 sar formata dalle seguenti zone Zone di Protezione Speciale ZPS ingl SPA Special Protected Area ovvero aree designate in base alle Direttiva Uccelli 79 409 CEE volte alla protezione di 181 specie di uccelli e relative sottospecie individuate dall allegato I della direttiva nonch alla protezione delle specie migratorie Zone Speciali di Conservazione ZSC ingl SAC Special Area of Conservation ovvero aree destinate alla tutela dei tipi di habitat e delle specie animali e vegetali elencati negli allegati I e II della Direttiva Habitat La creazione della rete Natura 2000 riassume in s gli obiettivi delle due principali direttive comunitarie in materia di conservazione della natura la Direttiva concernente la conservazione degli uccelli selvatici Direttiva Uccelli 79 409 CEE e la Dire
106. inzione dei possibili incendi ed quella maggiormente legata agli effetti del passaggio del fuoco La simulazione dell intensit lineare attesa a fronte in un determinato scenario meteorologico consente infatti di effettuare una zonizzazione del territorio assegnando un valore di rischio di incendio in funzione di comportamento del fuoco previsto modulato in base a difficolt di estinzione e potenziali effetti Considerando che la zona oggetto di studio interessata prevalentemente da incendi di tipo radente le simulazioni sono state condotte con l implementazione del software FLAMMAP tenendo conto delle caratteristiche della vegetazione combustibile della topografia del territorio e dei fattori meteorologici Pi in particolare dalla carta dei modelli di combustibile cfr par 2 2 3 1 e dai dati rilevati in campo per la sua realizzazione sono state ricavate la descrizione delle propriet fisiche relative alla biomassa bruciabile dal modello digitale del terreno si sono derivati i livelli informativi di esposizione e pendenza dei versanti cfr par 2 1 dall analisi degli aspetti meteo climatici si sono invece ricavate le informazioni per la definizione dello scenario meteorologico necessario per valutare il comportamento del fuoco atteso Nello specifico per la componente meteorologica che influenza soprattutto l umidit dei combustibili si fatto riferimento ad uno scenario tipico della stagione di incendio con un grado di
107. io un clima che si interpone tra quello freddo sub polare e quello caldo mediterraneo e nel senso della latitudine tra il clima umido marittimo oceanico dell ovest e quello continentale secco dell est Le condizioni atmosferiche particolarmente instabili determinano un accentuata variabilit stagionale con escursioni termiche marcate ed una piovosit molto differenziata da una zona all altra sia in termini quantitativi che nella distribuzione annuale tendenzialmente con massimi nelle stagioni primaverili ed autunnali ma che apportano comunque la maggior parte delle precipitazioni a ridosso dell estate ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 59 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 1 2 1Precipitazioni Le precipitazioni influenzano il tenore idrico dei combustibili sia vivi che morti Per quanto riguarda la biomassa viva le precipitazioni sono in particolare da mettere in relazione alla disponibilit di acqua nel suolo In questo senso non tanto importante il singolo evento di pioggia quanto piuttosto il decorso stagionale delle precipitazioni A questo proposito pertanto importante analizzare la distribuzione delle precipitazioni nel territorio del Parco durante i mesi di massima pericolosit di incendio In un ambito di stagionalit di incendio invernale primaverile come quella che caratterizza il
108. io So 10 Valfurva So 11 Valdisotto So 12 Grosio So 13 Sondalo So 14 Rabbi Tn 15 Peio Tn 16 Pellizzano Tn 17 Vermiglio Tn 18 Malles venosta Bz 19 Silandro Bz TRENTINO ALTO ADIGE 20 Tubre Bz 21 Lasa Bz 22 Glorenza Bz 23 Laces Bz 24 Prato allo stelvio Bz 25 Stelvio Bz 26 Ultimo Bz 27 Martello Bz Nel corso del periodo 1992 2008 nei comuni sopra indicati si sono verificati 134 incendi boschivi La superficie totale percorsa dal fuoco nel medesimo periodo pari a 481 47 ha media annua 3 59 ha di cui 242 21 boscati media annua 1 81 ha Per evidenziare gli incendi che si sono verificati nello Stelvio sono stati selezionati dalla banca dati elaborata gli incendi le cui coordinate di innesco o i perimetri parziali ricadono all interno dei confini del Parco Per questi incendi che sono 32 nella seguente tabella si riportano localit data e superficie percorsa suddivisa in boscata e non boscata ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 35 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica Ha Ha non Comune Prov Localit Data boscati boscati Ha tot 1 BORMIO SO sopra pravasivo 17 05 92 50 0 3 0 53 0 2 RABBI TN loc sbriada 21 08 94 0 1 0 0 0 1 3 PONTE DI LEGNO BS vescasa alta 1
109. ione agli incendi determinato dal fattore biomassa bruciabile La distribuzione spaziale dei modelli di combustibile costituisce inoltre una variabile di ingresso fondamentale per determinare la pericolosit di incendio ed implementare il modello di rischio descritto oltre cfr par 2 2 3 I modelli di combustibile consentono infatti di prevedere attraverso appositi sistemi di simulazione il comportamento atteso del fuoco in funzione di specifici scenari meteorologici Tali aspetti verranno approfonditi negli elementi migliorativi del piano 2 2 3 2 Pericolosit e rischio di incendio Il processo di valutazione ed individuazione di zone a diverso rischio di incendio costituisce il perno centrale attorno al quale progettare un efficace attivit di protezione del patrimonio boschivo dal fuoco ed il presupposto necessario per una corretta gestione antincendi boschivi del territorio Come premessa all analisi per necessario precisare cosa si intende per rischio di incendio e soprattutto differenziare il rischio concetto caratterizzato una connotazione statica nel tempo dal pericolo di incendio che invece contempla la dinamica temporale delle variabili che predispongono il verificarsi degli incendi boschivi In questo capitolo ci si soffermer sull analisi del rischio di incendio inteso come insieme delle causalit dovute a caratteristiche territoriali statiche Bovio 2001 ovvero la probabilit che un focolaio si inneschi e si diffonda
110. ione dei danni da incendi boschivi Ciancio O Corona P Marinelli M Pettenella D Firenze 2007 contenente lo studio condotto dall Accademia Italiana di Scienze Forestali AISF con il Corpo Forestale dello Stato CFS Lo studio individua parametri per la quantificazione del danno con impiego di procedimenti che fanno riferimento a tre diversi approcci per i quali anche fornito un software di calcolo www aisf it ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 99 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio IMPOSTAZIONE METODOLOGICA A Stima del costo di estinzione Approccio n Approccio Approccio sintetico intermedio analitico v Y Costi Prezzari Contabilit dei costi standardizzati B Stima del danno ambientale Approccio i Approccio I Approccio sinterico intermedio analitico v Y v I H H VAM i Costo di Stima delle Valori Agricoli Medi ricostruzione i singole funzioni I C Stima dei danni esterni straordinari Approccio analitico Beni Interventi j Capitale materiali organizzativi di umano protezione civile 7 Fonte Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 In considerazione di quanto contenuto nelle linee guida per la redazione dei piani AIB nei Parchi nazionali nelle quali si identificano quattro componenti costituenti il v
111. irotteri 8 specie di Insettivori 2 specie di Lagomorfi e 17 specie di Micro mammiferi La presenza dei grandi carnivori per ora occasionale e non stabile all interno dell area protetta Recenti sono le segnalazioni di una lince in dispersione e relativamente frequenti nell ultimo quinquennio le osservazioni di giovani orsi maschi anch essi in dispersione Le attivit di studio e conservazione della fauna Il Parco si adopera per la conservazione del proprio patrimonio faunistico mediante la regolamentazione delle attivit antropiche Piano Parco e Regolamento e attraverso la promozione delle attivit di monitoraggio e ricerca Cervo camoscio e stambecco vengo censiti annualmente suddividendo il territorio a tale scopo in parcelle di osservazione i dati raccolti sono la base per analisi sulla consistenza e sull evoluzione delle popolazioni Il cervo particolarmente studiato e la sua gestione si presenta attualmente molto delicata per i danni arrecati alla rinnovazione forestale e per gli effetti negativi su altre componenti della biodiversit del Parco Il Parco ha recentemente terminato uno studio volto a determinare lo status delle popolazioni di capriolo nel settore trentino e nell ultimo decennio attivo in operazioni di cattura di cervo camoscio e stambecco a fini di marcaggio e di cessioni ad alle aree poste alle quote inferiori Il Parco dello Stelvio partner di un importante progetto internazionale per la conservazi
112. isionomiche omogenea per le tre diverse regioni amministrative I diversi database e shapefile reperiti e utilizzati per la costruzione della carta furono elaborati con differente scala di lavoro tale dettaglio talvolta superiore al corrispondente della scala 1 25 000 ad esempio i piani di assestamento o il 5 livello del CLC che si deciso di usare anche per la carta delle tipologie non per omogeneo per l intera superficie di studio Si deciso comunque di rappresentare tale carta e quelle elaborate partendo da questa al dettaglio di 1 25 000 in modo da non perdere la parte di informazioni raggiunto durante lo studio di analisi Riguardo ai tipi a dominanza di fisionomia erbacea pascoli praterie prati incolti erbacei sono stati considerate e valutate le superfici caratterizzate da buona copertura del suolo e continuit del cotico contigue o a contatto con le formazioni forestali e gli arbusteti e boscaglie al limite altitudinale superiore L edizione Dusaf 2 1 rappresenta l evoluzione del Dusaf 2 0 risultato della fotointerpretazione tramite integrazione con informazioni tematiche prodotte dagli enti partecipanti alla IIT Infrastruttura per l Informazione Territoriale della Lombardia ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 19 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio
113. istenza delle popolazioni Per il francolino di monte vengono effettuati censimenti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 26 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio campionari dei maschi territoriali e o delle coppie mediante richiamo acustico in primavera e censimenti campionari di adulti e giovani nel periodo tardo estivo sempre mediante richiamo acustico Per la pernice bianca vengono svolti conteggi di maschi e o coppie territoriali nel periodo primaverile e conteggio delle nidiate mediante impiego di cani da ferma nel periodo tardo estivo Per il gallo forcello e il gallo cedrone vengono effettuati conteggi sulle arene punti di canto in primavera e conteggi delle nidiate con l ausilio di cani da ferma nel periodo tardo estivo Per la coturnice vengono effettuati censimenti primaverili mediante playback su aree campione e conteggi tardo estivi delle nidiate mediante ausilio di cani da ferma A partire dal 2008 sono state attivate anche campagne di monitoraggio di Insettivori Roditori e carabidofauna per aggiornare le conoscenze su tali gruppi faunistici Gestione dei Galliformi I galliformi alpini comprendono specie appartenenti alle due famiglie dei Tetraonidi e dei Fasianidi e sono compresi tra le specie pi rappresentative e qualificanti di tutta la fauna alpina Scherini 2001 Oggi si assiste ad un generale regress
114. izione in cui pi probabile trovare combustibili come quello descritto Localit caratteristica di esempio riportato il nome della localit in cui presente un esempio del modello descritto nella scheda a cui la foto iniziale fa riferimento Il ricorso ai modelli di combustibile necessario nel caso in cui si vogliano fare delle previsioni di comportamento del fuoco utilizzando degli algoritmi di propagazione che consentano di stimare l andamento dell incendio ad esempio in termini di velocit di propagazione e intensit lineare ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 107 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Le competenze necessarie per poter effettuare una corretta valutazione del fuoco possono essere riassunte nei seguenti punti che possono essere considerati gli argomenti formativi per il personale circa 10 ore di formazione gt Definizione della biomassa bruciabile gt Combustibili fini e grossolani gt Tempo di rilassamento gt Propriet chimico fisiche dei combustibili forestali gt Protocollo di rilievo dei combustibili gt Utilizzo dei manuali fotografici dei combustibili forestali gt Realizzazione della carta dei combustibili gt Preparazione dei layer di input per la valutazione del comportamento del fuoco gt Comportamento del fuoco gt Parametri di comportamento del fuo
115. la legge 353 2000 L Italia forestale e montana 6 441 454 Bovio G 2004 Pianificazione Antincendi Boschivi Alberi e Territorio n 6 04 Edagricole Bologna Bovio G Camia A 2001 Linee di pianificazione antincendi boschivi nei parchi naturali Annali dell Accademia Italiana di Scienze Forestali 49 243 272 Byram G M 1959 Combustion of forest fuels In Davis K ed Forest Fire Control and Use McGraw Hill New York pp 90 123 Burgan R E Rothermel R C 1984 BEHAVE Fire Behavior Prediction and Fuel Modeling System Fuel Subsystem Gen Tech Rep INT 167 USDA Intermountain Research Station Odgen UT pp 126 Camia A 1996 Forest fuel modelling and mapping in Northern Italy In Proceedings of the Workshop on Forest Fire behaviour Modelling and Testing 6 7 May Luso Coimbra pp 41 43 Camia A Bovio G Aguado I and Stach N 1999 Meteorological fire danger indices and remote sensing In Remote Sensing of Large Wildfires in the European Mediterranean Basin E Chuvieco Ed Springer Verlag Berlin pp 39 59 Carro M Pedrotti L 2010 a cura di Atlante del Parco Nazionaledello Stelvio Cesti G 2002 Tipologia e comportamenti particolari del fuoco risvolti nelle operazioni di estinzione In Anfodillo T and Carraro V eds Il fuoco in foresta ecologia e controllo Atti del XXXIX Corso di Cultura in Ecologia Universit degli studi di Padova pp 15 30 Chandler C Cheney
116. le interno all Ente Parco sar utile affiancare tutte le azioni di controllo esterne che costantemente sono attuate dalla popolazione e da personale appartenente ad altri Enti infatti quanto pi la popolazione locale gli Enti pubblici e le imprese private che con le normali attivit presidiano il territorio sono informati correttamente su cosa segnalare e a chi fornire le informazioni tanto pi il monitoraggio del territorio risulta capillare e le informazioni utili all attivazione delle squadre di intervento sono celeri e corrette L impegno dell Ente Parco volger quindi verso quanto previsto per le attivit di prevenzione indiretta e alla piena informazione e coinvolgimento degli Enti e delle Amministrazioni locali Qualora fosse intenzione del Parco dotarsi di un sistema tecnologico di supporto al monitoraggio del territorio con particolare riguardo all utilizzo nei periodi con indice di pericolo elevato ed alle aree prioritarie sar utile prendere in considerazione un sistema di telecamere a tele controllo Le telecamere non sostituiranno l avvistamento diretto effettuato secondo quanto sopra descritto ma permetteranno di intensificare le attivit di monitoraggio territoriale e di estenderle nelle zone di difficile raggiungimento Gli operatori potranno quindi monitorare tratti di territorio indipendentemente dalle condizioni climatiche ed avere una visione delle zone pi esposte al rischio La scelta a pari
117. le del soprassuolo 2 1 4 Gestione dei pascoli L allevamento sicuramente l attivit che maggiormente caratterizza le aziende agricole del territorio del Parco dello Stelvio viene praticato per lo pi l allevamento di bovini e le aziende sono solitamente di piccole dimensioni La pratica dell alpeggio tipica delle zone montane oggi in diminuzione in generale in tutti 1 paesi alpini e ci va ricollegato ai bassi prezzi del latte e della carne che non ricompensano le fatiche di questa attivit tradizionale Il mantenimento degli alpeggi per essenziale per tutelare la diversit paesaggistica e ambientale delle regioni alpine nonch l identit culturale e si pone pertanto come primario obiettivo politico sociale Nel settore altoatesino l allevamento si presenta fiorente il numero dei bovini aumentato di 289 capi rispetto al 1970 anche se negli ultimi 10 anni si registrata una flessione in totale sono stati censiti nel 2000 V censimento agricoltura ISTAT 16 805 bovini 10 351 ovini pari al 32 dei domestici esclusi avicoli e conigli 3 346 suini pari al 10 1 510 caprini pari al 4 7 e 282 equini di razza locale Avelignese che rappresentano pi della met degli equini presenti in tutti i comuni del Parco Gli ovini sono in aumento dal 1982 dato che va ricollegato probabilmente al programma Leader per la promozione e la commercializzazione dell agnello Il bestiame viene allevato quasi totalmen
118. legno fiorente sia a Peio sia a Rabbi esistono segherie e falegnamerie alcune delle quali lavorano legno locale In una visione di sintesi complessiva i contenuti e o obiettivi assestamentali riscontrati sono riconducibili ai seguenti e valorizzazione economica dei boschi con attitudine produttiva secondo i criteri di una selvicoltura ecologicamente sostenibile e individuazione di trattamenti selvicolturali tendenti principalmente a favorire la rinnovazione naturale e ad incrementare la complessit strutturale e la biodiversit dei popolamenti e valorizzazione delle funzioni turistico ricreative e naturalistico paesaggistiche e determinazione delle riprese reali secondo criteri colturali e prudenzialit delle riprese in riferimento ai tassi d incremento determinati E riscontrabile inoltre una sostanziale unitariet di orientamenti selvicolturali derivanti da consolidate esperienze relativamente all assestamento delle foreste alpine di peccio e larice Analizzando i piani di assestamento si possono individuare due grandi classi attitudinali relative a boschi con funzione produttiva e boschi con funzione di protezione Classi attitudinali Superficie in ha Bosco di produzione 13832 20 45 42 Bosco di protezione 18673 66 93 58 Totale superficie 32505 87 38 100 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 22 Piano Antincendio Boschiv
119. li in gradi C Per l analisi dell andamento dei venti ci si riferiti a precedenti studi a livello di macroarea vista la frammentariet di dati a riguardo per le singole localit Il territorio del parco si trova in un settore della catena Alpina caratterizzato dal fatto che lo spartiacque orografico principale non rappresenta uno spartiacque climatico a causa della presenza di pi gruppi montuosi aventi un orientazione grossomodo parallela al displuvio orografico Questa situazione determina lo spostamento del regime continentale verso il versante meridionale della catena alpina Belloni e Cojazzi 1984 Sotto l aspetto macroclimatico infatti l area geografica studiata rientra in quello che viene definito a grande scala un clima continentale umido avente in Europa un estensione che va da 45 a 60 di latitudine nord Questa la zona caratteristica di scontro fra masse polari e tropicali vi sono forti contrasti termici stagionali ed il tempo molto variabile di giorno in giorno Si osservano generalmente massimi estivi di precipitazione per invasione di aria marittima tropicale mentre gli inverni freddi e tendenzialmente siccitosi sono dominati da incursioni d aria continentale polare artica ed in questo contesto le precipitazioni sono legate all arrivo di masse d aria polare marittima proveniente dall Atlantico settentrionale All interno di questa macroarea si tova il cosidetto clima temperato di transizione c
120. li di pregio sulla base di un indice di gravit individuando aree sulle quali gli obiettivi di riduzione degli impatti sono da raggiungere con priorit cfr par 2 2 3 3 La zonizzazione dell impatto atteso degli incendi boschivi nel Parco dello Stelvio definita dalla carta della gravit di incendio con una scala nominale in 5 classi basso medio alto molto alto elevato Poich in tutto il territorio del Parco dello Stelvio non si considera ammissibile la presenza degli incendi boschivi l impatto accettabile si considera tendente a zero in ogni luogo interno al Parco stesso Per questo gli sforzi di protezione dovranno essere direttamente modulati in funzione della zonizzazione dell impatto atteso sopra definita combinata con la zonizzazione del rischio Per questo motivo la diretta combinazione di gravit e rischio ha dato luogo alla zonizzazione delle priorit di intervento 2 3 2 Descrizione delle esigenze di protezione e delle tipologie di intervento nelle aree omogenee Le esigenze di protezione si considerano crescenti per crescenti valori di priorit di intervento quest ultima espressa in scala ordinale da 1 a 3 Di seguito si schematizzano le linee generali per la definizione delle tipologie di intervento nelle zone omogene a priorit 1 2 e 3 rispettivamente Gli interventi saranno poi concretamente definiti nella sezione apposita del piano 2 3 3 Determinazione della superficie percorsa dal fuoco massima
121. lianza operare in azioni di primo intervento sul principio di incendio 5 4 1 Formazione del personale Il personale che riceve quotidianamente informazioni sul livello di pericolo di incendio deve possedere una serie di nozioni e capacit critiche di analisi della situazione contingente che ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 106 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio derivano da un adeguata formazione specifica sull argomento Di seguito si riporta un quadro delle competenze che si ritiene siano indispensabili allo scopo Principi generali su cui si basa la previsione del pericolo di incendio meteorologico Esempi di applicazioni della previsione del pericolo di incendio alla prevenzione Italia Europa Canada Stati Uniti scala locale e regionale Indici di pericolo utilizzati sul territorio del Parco dalle amministrazioni regionali e provinciali Procedure di divulgazione dei livelli di pericolo di incendio sull area vasta Regione e Province Procedure operative da adottare nel Parco modulate secondo i livelli di pericolo quest ultima parte prevede la preventiva stesura del protocollo di intesa 5 5 Vegetazione combustibile e Previsione del Comportamento del fuoco Negli allegati sono riportate le schede tecnche di riconoscimento dei combustibili forestali principalmente presenti nel territorio del Parco de
122. lizzato analoghe misure con medesime finalit utilizzando i seguenti strumenti 1 carta operativit A I B 2 circolare istituzione servizio di reperibilit A I B 3 piano di organizzazione lotta A I B Il servizio di lotta e prevenzione degli incendi in provincia di Bolzano viene svolto in collaborazione fra 1 Vigili Permanenti del Fuoco e il Vigili del Fuoco Volontari Quest ultimi fanno capo al Servizio Reperibilit della ripartizione delle foreste Il Servizio Reperibilit ha lo scopo principale di garantire durante tutto l anno 24 ore su 24 nei casi di emergenza un contatto effettivo ed efficace tra gli operatori per eventuali richieste d intervento Questo servizio viene svolto dal personale dirigente della Ripartizione Foreste in collaborazione con la centrale dei Vigili Permanenti del Fuoco di Bolzano Il personale suddiviso in turni avendo cos la possibilit di essere in servizio 24 ore su 24 permettendo cos di essere sempre a disposizione per qualsiasi tipo di emergenza spegnimento incendi calamit naturali catastrofi ecologiche protezione civile pubblica sicurezza incidenti servizio per viabilit stradali in cui si richieda il loro intervento La dotazione AIB dei Vigili del Fuoco Volontari consiste in 1 Manichette 1 000 m con relativi accessori idraulici lance ripartitori adattatori presso ogni punto distrettuale si possono reperire manichette di 2 500 m con i relativi accessori 2 Pompe mini
123. lla Tutela del Territorio e del Mare prot PNM 2011 0011254 del 24 05 2011 dal Corpo Forestale dello Stato Ispettoreato Generale Divisione 3 prot 964 del 17 05 2011 dal Coordinamento Territoriale per l Ambiente del Parco Nazionale dello Stelvio Settore Lombardo prot 572 del 24 03 2011 nonch da parte del Consorzio del Parco in seguito alla prima stesura del Piano del dicembre 2010 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 3 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 1 1 Periodo di validit del piano Il piano antincendi del Parco dello Stelvio ha validit quinquennale 2011 2015 ferma la possibilit di effettuare revisioni e o integrazioni periodiche anche con cadenza annuale nel caso in cui l Ente Gestore ritenga necessari interventi a carattere particolare che eventualmente contemplino l introduzione di specifici capitoli di spesa ovvero al verificarsi di eventi di particolare entit che richiedano misure ad hoc 1 2 Descrizione del quadro normativo e del quadro istituzionale delle competenze sugli incendi boschivi 1 2 1 Contesto legislativo del Piano antincendi del Parco dello Stelvio Il piano di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi del Parco Nazionale dello Stelvio viene realizzato in ottemperanza alla Legge quadro in materia di incendi boschivi n 353 2000 In particolare ess
124. lle aperte la vegetazione di semideserto freddo tra 1 3 200 e i 3 800 m limite assoluto delle Fanerogame i popolamenti di Licheni e Briofite sopra i 3 800 m il deserto nivale I nuovi lembi di terra che i ghiacciai ritirandosi hanno liberato nel corso degli ultimi decenni appartengono all orizzonte nivale Su questo materiale sterile privo di humus le piante pioniere hanno conquistato a poco a poco un loro spazio precedute dai muschi e dai licheni Il lento miglioramento del clima indicato dal graduale e progressivo ritiro dei ghiacciai permette l evoluzione della vegetazione e del suolo la copertura vegetale prima rada e frammentata in piccole isole s infoltisce muschi e specie di piante artico alpine adatte a vivere in condizioni estreme migliorano i suoli iniziali arricchendoli di sostanza organica Oltre i 3 000 m di altitudine si trovano individui isolati di specie provenienti dalle morene sottostanti Tra quelle che raggiungono le quote pi alte record altitudinali si ricordano Ranunculus glacialis Androsace alpina e Leucanthemopsis alpina Per gli aspetti faunistici la posizione dell area protetta appare idonea per il conseguimento di uno degli scopi istitutivi di maggior peso ovvero quello della conservazione della fauna alpina che si gi reso concreto con l attuazione del ripopolamento di alcune specie a rischio di scomparsa Di grande pregio appare il successo della reintroduzione del gipeto che ha riportato nell
125. lle opere La realizzazione di tali strutture cos come la loro definitiva localizzazione dovr essere realizzata in seguito ad un progetto tecnico di dettaglio Formazione Per quanto riguarda le operazioni di sorveglianza allarme ed estinzione tutto il personale CTA gi abbastanza formato Gli interventi di formazione saranno inoltre mirati all utilizzo del software GIS per l aggiornamento della cartografia generale e del catasto incendi nonch per il calcolo dell indice di pericolo di incendio ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 82 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 3 PREVENZIONE 3 1 Prevenzione diretta Selvicoltura preventiva Riteniamo utile evidenziare alcune buone pratiche selvicolturali da applicare per gli interventi selvicolturali cos da assumere la funzione di una sorta di prescrizioni di massima in funzione antincendio boschivo Gli obiettivi generali delle azioni selvicolturali consigliate possono essere riassunti in aumento della resistenza resilienza dei popolamenti aumento della stabilit ecosistemica attraverso l agevolazione della naturale evoluzione di popolamenti artificiali verso forme pi naturaliformi dal punto di vista compositivo e strutturale riduzione del carico di combustibile del sottobosco miglioramento della percezione visiva e della qualit percetti
126. llo Stelvio SIC ZPS IT3110002 Biotopo Ontaneto di Sluderno SIC IT2040001 Val Viera e Cime di Fopel SIC IT2040002 Motto di Livigno Val Saliente SIC IT2040004 Valle Alpisella SIC IT2040008 Cime di Plator e Monte delle Scale SIC IT2040009 Valle di Fraele SIC IT2040010 Valle del Braulio Cresta di Reit SIC IT2040013 Val Zebr Gran Zebr Monte Confinale SIC IT2040014 Valle e Ghiacciaio dei Forni Val Cedec Gran Zebr Cevedale SIC IT3110004 Biotopo Ontaneto di Cengles SIC IT3110005 Biotopo Ontaneto di Oris SIC IT3110042 Prati Aridi Rocciosi di Agumes SIC IT3110043 Prati Aridi Rocciosi di San Ottilia SIC IT3120001 Alta Val di Rabbi SIC IT3120002 Alta Val La Mare SIC IT3120003 Alta Val del Monte ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 31 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Legenda E zs Mis E Parco Nazionale dello Stelvio ZPS e SIC per settore ZPS Zone di Protezione Speciale m SIC Siti di Importanza Comunitaria Numero di specie per classi di vertebrati osservate nel Parco Nazionale dello Stelvio e inclusione nella direttive comunitarie Parco Settore Settore Settore All Il All IV All V altoatesino lombardo trentino E AC O A N IC I S iene e 8 8181 1 efafo Il numero tra parentesi indica il numero di specie verosimilm
127. llo Stelvio Queste schede possono essere considerate una sorta di manuale fotografico da campo per l inquadramento della biomassa bruciabile secondo la classificazione dei modelli di combustibile cfr par 2 2 3 1 a cui si fatto riferimento per la valutazione del comportamento del fuoco su cui basata la progettualit del presente piano L utilizzo delle schede pu avvenire nel caso si presenti la necessit di attribuire alla vegetazione potenzialmente percorribile dal fuoco un modello di combustibile ad esempio per aggiornare la carta dei modelli di combustibile Ciascuna scheda costituita dalle seguenti parti Modello di combustibile identificato da un numero secondo quanto riportato in tabella 1 Esempio fotografico di una stazione rappresentativa del modello e breve nota descrittiva del combustibile Struttura del combustibile scheda sintetica con i principali parametri che caratterizzano la distribuzione orizzontale e verticale del combustibile Per ciascuna tipologia di combustibile di lettiera erbaceo arbustivo e arboreo vengono forniti la copertura le specie prevalenti l altezza media stimata delle piante e la distribuzione se continua o a gruppi Tipologia di incendio breve descrizione del tipo di propagazione radente di chioma e delle componenti di combustibile che sostengono la diffusione del fuoco Inquadramento stazionale sono riportati dei valori generici di quota pendenza ed espos
128. lo di ciascuna di queste variabili verr esaminato rispetto al verificarsi degli incendi boschivi nel Parco Di seguito vengono descritte le variabili che sono state identificate come predisponenti il fenomeno degli incendi boschivi nell area in seguito all analisi delle basi informative acquisite Tali variabili costituiscono una parte delle informazioni che sono alla base della realizzazione della carta di pericolosit gravit e rischio successivamente descritte oltre che per il capitolo relativo alla previsione del pericolo 2 2 1 1 Fattori topografici La topografia un importante fattore predisponente gli incendi boschivi che localmente si esplica attraverso l azione che la morfologia del terreno svolge sul microclima della stazione ma anche attraverso l azione diretta che la configurazione del terreno ha nei fenomeni legati al comportamento del fuoco Alcuni rilevanti fenomeni in tal senso sono l aumentato preriscaldamento del combustibile a monte del fronte di fiamma in avanzamento e la possibilit di rotolamento a valle di parti in combustione con conseguenti accensioni di focolai secondari La complessit orografica e l asprezza dei versanti del Parco rendono qui particolarmente rilevante tale aspetto non solo nel determinare la distribuzione spaziale del rischio di incendio ma anche in vista delle possibilit operative per l estinzione dei focolai Le variabili topografiche che pi direttamente intervengono sono la pendenza
129. mali Nei laghi alpini e nei torrenti l ittiofauna autoctona rappresentata principalmente dalla trota fario e dal salmerino alpino accompagnate da specie introdotte per l attivit di pesca sportiva come la trota iridea ed il salmerino di fonte Altri pesci di dimensioni minori che condividono l habitat dei Salmonidi sono la sanguinerola o bamalo che frequenta 1 torrenti e i laghi sino a 2 000 m di altitudine ed in minor misura lo scazzone di abitudini notturne o crepuscolari Tra gli anfibi si segnala la presenza del tritone alpestre un piccolo urodelo che vive nelle zone umide sino a 2 600 m di quota e della rana temporaria che si spinge sino a 3 000 m I mammiferi scomparsa la lontra verso la fine degli anni settanta sono rappresentati da due specie furtive e schive che animano le sponde dei torrenti fino ai 2 500 m di quota Sono il toporagno acquatico ed il toporagno acquatico di Miller Il primo provvisto di ghiandole velenifere che utilizza per immobilizzare le sue prede con un morso Gli uccelli legati a questi ambienti sono principalmente il merlo acquaiolo che un ottimo indicatore biologico sensibile all inquinamento e la ballerina gialla Gli Invertebrati sono ben rappresentati dagli insetti Efemerotteri Tricotteri e Plecotteri dai Ditteri delle famiglie Blefariceridi e Simulidi dai Coleotteri acquatici come il ditisco dalle zanzare e dalle libellule Altri organismi animali invertebrati che popolano questi ambienti appar
130. mento Dispersione e mescolamento delle parti ardenti con altre pi fredde sia terrose che combustibili e con le ceneri Pi adatto su terreni sciolti e soffici Rastro simile al rastrello ma con quattro denti molto larghi Asportazione di erbe ed arbusti bassi con parziale sradicamento Dispersione e mescolamento delle parti ardenti con terra che pu essere gettata sul fuoco tenendo l attrezzo con i denti verso l alto a raccogliere Pala lama a cucchiaio Scavo taglio e sradicamento della vegetazione erbacea e suffrutica con eventuale asportazione Getto di terra sulle parti ardenti Dispersione delle fiamme con battiture Attrezzatura meccanica leggera e attrezzature tecnologiche ausiliarie Attrezzature manuali meccaniche e motorizzate Modalit di impiego nelle fascie tagliafuoco Modalit di impiego nell attacco diretto al fuoco Idrante a spalla serbatoio e pompa ad azione manuale Per irrorare a getto pieno o nebulizzare acqua o soluzioni a breve distanza Atomizzatore a spalla serbatoio e pompa motorizzata Aspersione di liquidi in gocce minute con elevato coefficiente di utilizzazione Motosega a catena con denti taglienti e manico di presa Taglio di rami e tronchi di qualsiasi sezione Motodecespugliatore rotante all estremit di asta con impugnatura lama Abbattimento al suolo di vegetazione erbacea e sterpi
131. mento del grado di mescolanza compositiva al fine di aumentare la possibilit di resistenza resilienza delle cenosi gt riduzione del carico lungo la viabilit pedonale da effettuarsi in particolare lungo la sentieristica prevedendo di eliminare per una fascia della larghezza complessiva di 10 metri a monte e valle dei tracciati gli arbusti con il rispetto della rinnovazione affermata e del piano dominante Tali interventi dovranno esser eseguiti nei mesi autunnali con una periodicit annuale fino al ristabilirsi di un grado di copertura delle chiome arboree sufficiente ad inibire lo sviluppo degli arbusti manutenzione corrente dei rimboschimenti e riduzione del carico nelle aree incendiate a destinazione multipla al fine di favorire il ristabilirsi di condizioni ideali allo sviluppo dei ricacci e delle piantumazioni oltre a diminuire sensibilmente il carico di incendio e lo sviluppo di fronti di fiamma ad elevata intensit con interventi volti alla interruzione della continuit verticale dei combustibili per limitare il pi possibile il passaggio in chioma dei fronti di fiamma Questi interventi sono da associare a spalcature delle conifere esistenti sino ad una altezza di 5 metri mantenimento di cortine arboree lungo la viabilit pedonale durante l esecuzione di diradamenti e tagli selvicolturali nelle quali sar mantenuta il pi possibile una copertura colma del soprassuolo al fine di non favorire l ingresso di specie se
132. mestre estivo caldo e asciutto e primavera precoce Interesse economico comprende i principali fondivalle con i principali insediamenti umani e le pi intense attivit agricole basate su colture legnose specializzate vite e melo 2 Clima sub alpino fra 1 000 e 1 750 1 850 m di quota Caratteristiche climatiche estate piovosa e primavera tardiva Interesse economico comprende ancora ambienti con insediamenti permanenti basati su un economia silvo pastorale il paesaggio caratterizzato dall allevamento di fondovalle e di mezza costa 3 Clima alpino fino ai 2 550 2 600 m di quota Caratteristiche climatiche fattore altitudinale preponderante inverni rigidi Interesse economico la zona dei pascoli alpini estivi il limite superiore orografico o climatico dato dal limite delle nevi perenni 4 Clima artico alpino Caratteristiche climatiche quasi totale assenza di mesi temperati la zona al di sopra del limite delle nevi perenni Interesse economico nessuno salvo quello turistico legato alla pratica alpinistica nei mesi estivi Rilevante per la determinazione del clima del territorio del Parco oltre al fattore altitudinale la posizione centrale del massiccio lungo l arco alpino le incursioni cicloniche infatti hanno effetto solo quando interessano tutte le Alpi Di grande influenza sono inoltre l andamento parallelo delle valli principali che lo circondano Val Venosta Valtellina Val di Sole
133. mite sopralluoghi in campo di controllo per campionamento Il principale materiale documentale utilizzato il seguente Tipologie forestali del Trentino 2002 Database in formato shapefile Provincia Autonoma di Trento scala degli elaborati di base 1 10000 Tipologie forestali in Alto Adige 2001 2007 Database in formato shapefile Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Autonome Provinz Bozen Siidtirol scala degli elaborati di base 1 10000 Piani di Assestamento Forestale dei Comuni di Valdidentro Livigno Bormio Valfurva Valdisotto Grosio Sondalo in Provincia di Sondrio Regione Lombardia Piani di Assestamento Forestale dei Comuni di Ponte di Legno Vezza d Oglio Tem Vione Monno Incudine in Provincia di Brescia Regione Lombardia Carta della vegetazione del Parco Nazionale dello Stelvio Carta Forestale Regione Lombardia Database cartografico DUSAF Destinazione d Uso dei Suoli Agricoli e forestali della Regione Lombardia in formato shapefile con classificazione secondo Legenda CLC di 3 4 e 5 Livello edizione Dusaf 2 1 aggiornata al 2007 Carta Forestale della Provincia Autonoma di Trento 2004 In particolare stata eseguita una fotointerpretazione di dettaglio per una rilettura di tutto il territorio delle Provincie di Sondrio e Brescia rientranti nel Parco associando diversi strati informativi definendo i poligoni e le tipologie fisionomiche Si ottenuta cos la carta delle tipologie f
134. mministrazione Provinciale ha provveduto comunque all elaborazione di un idoneo strumento operativo Piano A I B al fine di tutelare nel miglior modo possibile il patrimonio forestale provinciale Il servizio di prevenzione e lotta agli incendi in Alto Adige organizzato in modo che vengano coinvolti i seguenti enti Servizi Forestali Provinciali Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Bolzano Unione Provinciale dei Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari un unione costituita nel 1955 al fine di tutelare il territorio e i suoi abitanti Il primo corpo stato istituito a Brunico nel 1864 Oggi vi sono 305 corpi dei vigili del fuoco volontari riuniti in 35 sezioni ed in 9 unioni distrettuali con oltre 12 500 uomini in servizio attivo perfettamente attrezzati ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 52 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Varie ditte convenzionate di trasporto aereo i mezzi che vengono noleggiati normalmente sono lama SA315 Ecureuil AS 350 con gancio baricentrico della portata di 900 It e Canadair portata fino a 6 000 It La Provincia Autonoma di Bolzano in base al proprio statuto art 8 del DPR 31 agosto 1972 n 670 dotata di una competenza legislativa primaria in materia di agricoltura e foreste Essa non ha adottato le misure definite dalla legge 353 2000 all art 8 comma 2 ma ha uti
135. mo due per corpo 3 Attrezzatura varia motoseghe cellule fotoelettriche impianti d illuminazione 4 Autoveicoli di diversa tipologia ma sufficienti per il trasporto persone e materiale 5 Autobotte da 1 000 fino a 5 000 litri ripartiti per i 305 corpi della provincia 6 Materiale elitrasportabile moduli AIB vasche ritardanti e schiuma sono depositati presso i punti distrettuali 2 2 Zonizzazione attuale In questo capitolo vengono analizzate e descritte le caratteristiche del territorio del Parco utili a definire lo scenario naturalistico ambientale e socio economico del territorio protetto in relazione al fenomeno degli incendi boschivi attraverso l analisi dei fattori predisponenti e determinanti l innesco degli incendi Le analisi sono state svolte a partire dalla base informativa descritta dalla documentazione relativa alla pianificazione esistente dalla cartografia di base e tematica e dalle banche dati disponibili e da dati rilevati direttamente in campo I dati sono stati organizzati con l obiettivo di costituire dei livelli informativi sovrapponibili su cui effettuare operazioni di analisi spaziale in ambiente GIS che hanno portato all individuazione di aree omogenee a differente gradiente di pericolosit rischio e gravit Sulla base dei risultati ottenuti si sono individuate le aree a priorit di intervento ed stato ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For
136. ndo nel dettaglio dei modelli di combustibile assegna un potenziale pirologico alle tipologie forestali stata quindi redatta una carta dei modelli di combustibile di cui si riporta di seguito per semplificare la lettura della relazione una versione in scala ridotta Modelli d combustibile Non combustibile D 25005000 10000 15000 20000 _ _ eli tti Carta dei modelli di combustibile del Parco dello Stelvio La carta stata realizzata a partire dall uso del suolo dalle tipologie forestali e da operazioni di fotointerpretazione ove possibile in riferimento alle zone non boscate o poco densamente popolate Alle diverse classi vegetazionali sono stati attributiti i modelli di combustibile ritenuti di maggior corrispondenza in funzione del potenziale comportamento del fuoco ed quindi stata eseguita una riclassificazione integrata da controlli in campo Durante i controlli sono anche stati eseguiti dei rilievi per l elaborazione di specifiche schede tecniche per il riconoscimento dei combustibili forestali del Parco dello Stelvio descritte nel dettaglio nel capitolo 5 5 e riportate negli allegati ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 68 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Come precedentemente accennato la carta finale risulter essere utile per un inquadramento generale del grado di predisposiz
137. ne e lotta contro gli incendi impostato sulla base delle legge quadro in materia di incendi boschivi del 21 novembre 2000 n 353 Il Piano A I B della Regione Lombardia affida ad ogni singolo Parco Naturale o Area Protetta una sua autonomia al fine di valorizzare i propri aspetti territoriali ma perseguendo una linea di pianificazione generale L entit e le tipologie degli interventi da prevedere nella pianificazione dell antincendio boschivo delle Aree Protette saranno pertanto individuate basandosi sul livello di rischio e sulle finalit specifiche che si vorrebbero ottenere nel Parco stesso La pianificazione dovr pertanto essere basata sul principio fondamentale della prevenzione considerando che nelle aree protette il livello d impatto tollerato assai inferiore rispetto al restante territorio regionale La capacit operativa di un sistema d antincendio boschivo consiste nella possibilit di far fronte al problema attuando idonei interventi di prevenzione estinzione e ricostituzione del soprassuolo Tale gestione a livello regionale raggiunge un buon livello soprattutto in fase preventiva e d estinzione La Regione Lombardia infatti per tali fasi supportata dalla collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e il Corpo di Vigili del Fuoco nonch dalle squadre di volontariato di antincendio boschivo organizzate formate ed equipaggiate L organizzazione regionale oltre al personale qualificato ed addestrato sup
138. ni e femmine hanno un piumaggio di colorazione simile mentre nei maschi pu essere notevolmente diverso se la specie poligama come nel caso di gallo cedrone e gallo forcello Hanno tutti una dieta prevalentemente vegetale ma i piccoli nei loro primi mesi di vita si nutrono di insetti Tra i loro predatori c l aquila reale ma anche altri rapaci tipici degli ambienti forestali che possono predare le uova e i piccoli Tra i Mammiferi martora volpe e faina rappresentano il principale pericolo anche per gli adulti Il progetto di reintroduzione del gipeto Il progetto di reintroduzione del gipeto sulle Alpi coordinato dalla Foundation for the Conservation of the Bearded Vulture FCBV prevede il rilascio di giovani nati in cattivit ad oggi sono stati rilasciati oltre 130 individui finalizzata alla costituzione di una popolazione selvatica vitale in grado di automantenersi I giovani non ancora in grado di volare vengono deposti all et di tre mesi in falsi nidi su roccia simili per caratteristiche esterne ai nidi naturali e qui vengono nutriti artificialmente senza che l uomo entri in contatto visivo con loro in modo da non generare dipendenza Dopo l involo i giovani vagano per diversi anni fino all occupazione di un nuovo territorio e ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 27 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dell
139. nibili presso le reti di monitoraggio regionali stata quindi condotta una caratterizzazione meteoclimatica coerente con le caratterizzazioni gi condotte dalla Regione Lombardia e dalle Provincie di Trento e Bolzano per le finalit antincendi boschivi Piani antincendi boschivi Sono stati in particolare caratterizzati il regime delle precipitazioni delle temperature e dei venti Nello specifico si sono utilizzati i valori rilevati dalle stazioni metereologiche che pi si eleggevano a rappresentanza dei diversi settori del parco Per il settore lombardo i dati A R P A Lombardia delle stazioni di S Caterina Valfurva e di Vezza d Oglio in alta Valcamonica per il settore altoatesino la stazione di Silandro di competenza dell Ufficio Idrografico provinciale di Bolzano e per il settore trentino la stazione di Cogolo del Servizio Meteorologico Trentino Pur essendo queste ultime localizzate all esterno dei confini del parco si ritiene possano dare una buona percezione degli andamenti climatici delle aree interessate dal presente lavoro I dati raccolti dalle varie stazioni meteorologiche in alcuni casi rimangono frammentari in quanto non tutte le stazioni hanno funzionato in modo continuativo e regolare nel corso del periodo preso in esame I parametri che sono stati utilizzati in questa sede per delineare le caratteristiche climatiche del Parco sono le precipitazioni medie mensili espresse in mm di pioggia utile e le temperature medie mensi
140. nigramma operativo funzionale dei servizi antincendi provinciali risultano poi i Corpi VVF Volontari raggruppati anche in Unioni distrettuali e rappresentati da una propria Federazione provinciale Alla direzione e coordinamento delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi provvedono di concerto il rappresentante dell Autorit forestale ed il Comandante operativo dei Vigili del fuoco L opera di spegnimento normalmente eseguita dai Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari e dal Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di trento specificatamente attrezzati per tali tipi di intervento salvo situazioni particolari dove la necessit di adottare tecniche selvicolturali preventive all estendersi del fuoco o il fabbisogno di mezzi di trasporto di tipo agricolo richiedono l intervento di operai forestali o di volontari locali ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 94 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 5 PARTI SPECIALI 5 1 Criteri perla ricostituzione delle aree percorse dal fuoco Le operazioni di ricostituzione delle superfici percorse dal fuoco possono raggiungere costi assai elevati a fronte di scarsit cronica di investimenti in questa direzione La previsione di un ricorso sistematico alla ricostituzione boschiva quindi non una previsione realistica Risulta a volte pi efficace procedere con interventi a
141. nno nel periodo estivo autunnale mentre l inverno ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 60 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio caratterizza ovunque il periodo di minor piovosit Gazzolo et al 1973 Il regime nivometrico mensile in relazione a quello termo pluviometrico Infatti la nevosit primaverile generalmente maggiore di quella autunnale poich le temperature medie in questa stagione sono solitamente inferiori a quelle di ottobre dicembre L esame dei regimi nivometrici evidenzia come man mano che si procede verso le quote pi elevate la stasi invernale si accentua ed il massimo di nevosit si sposta verso i fondovalle La permanenza del manto nevoso maggiore nelle zone pi interne dei rilievi alpini meno vicini alla pianura e nei versanti meno soleggiati mentre l aumento della quota non influisce in maniera rilevante Nigrielli 2009 La permanenza del manto nevoso risulta un fattore determinante ai fini dell analisi in corso in quanto influisce profondamente sull evoluzione di un incendio Tuttavia l analisi della sua distribuzione risulta estremamente complessa per l estrema variabilit degli andamenti e per la mancanza di strumenti di rilievo specifici Nel presente lavoro i dati impiegati fanno pertanto riferimento ai mm di pioggia utile indistintamente se di natura liquida o solida i
142. no subalpino i lariceti sono invece espressione naturale del climax vegetazionale e si presentano spesso in associazione con il pino cembro con sottobosco di rododendro e mirtillo o ginepro Complessivamente i lariceti si sviluppano su circa 4 600 ettari che rappresentano circa il 12 della superficie boscata del Parco Formazioni pure di pino cembro sono presenti solo localmente mentre pi spesso si trovano in associazione con il larice Tali formazioni svolgono un importante funzione protettiva contro le valanghe e a difesa del limite superiore del bosco la rinnovazione si insedia con facilit ed favorita dalla dispersione del seme da parte della nocciolaia Complessivamente le larici cembrete si sviluppano su circa 7 800 ettari che rappresentano poco pi del 20 della superficie boscata del Parco Il pino mugo si insedia sui substrati calcarei dei territori nord orientali del Parco su circa 5 300 ettari in associazione all erica nelle zone pi aride e al rododendro in quelle pi umide svolge un importante funzione protettiva contro l erosione del suolo ed scarsamente interessato dalla pressione della fauna anche perch le variet a portamento prostrato rimangono spesso coperte dalla coltre nevosa Il pino silvestre riveste scarsa importanza nella copertura forestale del Parco interessa solo alcune zone a bassa quota della media Venosta in associazione con latifoglie del piano collinare e in misura minore in associazion
143. ntegrata fondamentale inoltre che la pianificazione antincendi dei parchi nazionali si integri con la pianificazione di area vasta a livello provinciale e regionale e che essa sia progettata in modo da poter essere effettivamente applicata dai gestori dei territori protetti I criteri guida a cui si ispira la linea metodologica illustrata nei capitoli del presente piano antincendi possono essere sintetizzati nei seguenti punti Adeguamento alle normative vigenti in materia Enfatizzazione delle attivit di prevenzione rispetto al potenziamento dell estinzione Massima integrazione con la pianificazione antincendi di area vasta Effettiva applicabilit del piano da parte dei gestori del territorio protetto Per quanto riguarda i contenuti del piano esso articolato in diverse fasi dopo aver inquadrato il problema degli incendi boschivi nel contesto territoriale del Parco dello Stelvio attraverso un analisi del quadro normativo istituzionale e del territorio vengono descritte le fasi di previsione prevenzione e lotta attiva che costituiscono il cuore dell attivit pianificatoria antincendi Seguono quindi alcune parti speciali in cui si individuano i criteri principali da seguire sulle fasi post incendio ricostituzione accatastamento e stima dei danni e alcuni elementi a carattere operativo finalizzati all attivit preventiva Il presente elaborato comprende le integrazioni formulate dal Ministero dell Ambiente e de
144. nto della vasca ed inoltre non presentare ostacoli per il movimento e l avvicinamento dell elicottero la superficie deve quindi risultare completamente libera da alberi ed arbusti per un raggio abbastanza ampio che consenta una agevole operativit di rifornimento Il criterio che viene usato per identificare i punti di rifornimento idrico quello di individuare le aree con indice di gravit di incendio pari a 3 e poi di utilizzare possibili fonti di approvvigionamento idrico che non distino a pi di 2000 metri dai perimetri individuati pari ad un tempo di percorrenza medio dell elicottero di 4 minuti Progettualmente la realizzazione delle zone cos individuate consiste nella eliminazione della vegetazione presente nonch nella liberazione dell accesso al corso d acqua e nell allestimento con materiali reperiti in loco di un posto favorevole per il pompaggio dell acqua queste postazioni una volta realizzate devono essere mantenute libere da vegetazione con operazioni di sfalcio annuali o al massimo biennali Si tratta quindi di opere di basso o nullo impatto ambientale poich non previsto l impiego di alcun materiale costruttivo mentre i tagli della vegetazione riguardano piccole superfici all interno di tipologie boschive di grande diffusione La realizzazione di queste strutture dovr avvenire in seguito ad una progettazione di dettaglio che consideri la possibilit di atterraggio su un area a superficie piana
145. ntroducendo un fattore di conversione che registra Imm di precipitazione liquida ogni 10 mm di precipitazione nevosa Di seguito si riportano i grafici ed i valori relativi alle stazioni esaminate E Cogolo m Silandro Andamento delle precipitazioni mm nel corso dell anno per le stazioni meteorologiche considerate Stazione Genna Febbr Marz Aprile Maggi Giugn Luglio Agost Sette Ottobr Nove Dice 16 60 17 80 22 30 30 40 48 40 60 90 63 30 69 00 47 10 47 50 44 70 24 70 Cogolo tN 36 20 36 00 48 40 67 30 87 40 81 70 80 10 8140 68 70 80 20 81 40 44 90 Si 36 14 33 47 41 02 74 35 105 18 117 68 111 08 108 79 96 09 86 77 76 41 49 02 S Caterina SO 9 31 33 73 42 08 61 75 86 24 136 03 116 82 109 12 104 93 118 50 87 43 29 57 Valori mensili delle precipitazioni mm per le stazioni meteorologiche considerate ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 61 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 1 2 2Temperatura dell aria La temperatura dell aria agisce in parte attraverso il riscaldamento diretto del combustibile ma soprattutto interviene indirettamente sulla vegetazione La temperatrura dell aria condiziona infatti i processi di evapotraspirazione e quindi il tenore idrico del combustibile
146. nziale l arvicola delle nevi che vive tra gli sfasciumi e le pietraie con buona copertura di rododendro per sfuggire agli attacchi dei predatori Tra gli insetti un posto di rilievo occupa la Formica rufa che costruisce grandi nidi sotterranei e li ricopre con aghi di abete formando caratteristici ammassi Altre specie quali Formica nigra e Camponotus herculeanus nidificano nel legno marcescente nutrendosi di sostanze di origine animale e vegetale Numerose specie di Coleotteri quali Ips typographus vivono allo stadio larvale nel legno deperiente di cui si nutrono A spese dell abete rosso si riproducono varie specie d insetti parassiti dell apparato fogliare Tra questi il pi diffuso Chermes abietis appartenente all Ordine degli Emitteri Una importante forma di lotta biologica che ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 10 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio tiene sotto controllo le popolazioni di questo parassita svolta da alcuni piccoli Imenotteri della famiglia dei Braconidi i quali ne parassitizzano a loro volta le uova e le larve Nelle praterie alpine tra i mammiferi sono diffusi il camoscio e pi in alto negli ambienti di pascolo ricchi di rocce e cenge lo stambecco Facilmente osservabili appaiono anche la marmotta e pi raramente la lepre bianca e l ermellino Tra gli uccelli la prateria alpina
147. o forestali diradamenti frammisti ai ricacci delle piante erbacee I residui prevalgono sugli alberi in piedi ricoprendo tutto il suolo in conseguenza di potature intense o diradamenti Grande accumulo di residui di grosse dimensioni che ricoprono completamente il suolo Alcuni studi Camia 1996 Allgower et al 1998 Marchetti et al 1995 realizzati tra l altro in diverse zone dell arco alpino Piemonte Svizzera e Lombardia hanno dimostrato che 1 valori di questi parametri possono essere adottati per gran parte della vegetazione combustibile alpina soggetta a incendi con un accuratezza che si pu considerare sufficiente per ottenere delle stime di massima del comportamento del fuoco da utilizzare nella pianificazione Nell ambito del Piano antincendio dello Stelvio si ritenuto pertanto utile far riferimento a questi modelli di combustibile ancor pi tenendo conto del fatto che la Regione Lombardia ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 67 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio attraverso l E R S A F sta lavorando alla realizzazione della carta dei modelli di combustibile a scala regionale utilizzando il medesimo metodo di classificazione Si inoltre tenuto in parte anche conto dell indice di pericolo vegetazionale utilizzato nell ambito del Piano antincendi della provincia di Trento che pur non entra
148. o Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Le due classi attitudinali si riferiscono a boschi governati a fustaia Per quanto riguarda 1 boschi con funzioni produttive gli interventi previsti nei piani sono riconducibili al trattamento a tagli successivi taglio di preparazione taglio di sementazione taglio di sgombero nelle aree dove presente rinnovazione affermata e tagli a buche su piccole superfici 400 600 m2 Sono previsti inoltre anche tagli saltuari ed interventi di tipo fitosanitari Nei boschi di protezione gli interventi sono invece limitati a tagli fitosanitari e pi raramente tagli saltuari Oltre che rinfoltimenti e piccole opere di sistemazione idrogeologica finalizzati all aumento della stabilit del versante Oltre a queste due grandi classi attitudinali vengono individuate in alcuni piani di assestamento classi con minor estensione con attitudini relative a funzioni ricreative comuni di Laces e Stelvio e funzioni naturalistiche faunistiche comune di Valdisotto In quest ultima classe gli interventi previsti riguardano principalmente le aree aperte e le zone di margine Sono previsti infatti decespugliamenti nelle radure e nelle chiarie a carico delle specie arbustive invadenti oltre ad interventi di rimodellamento ecotonale consistente nella realizzazione di tagli lungo i margini interni del popolamento finalizzati all estensione degli ambienti di ecotono e alla movimentazione della struttura vertica
149. o Stelvio l individuazione di un partner riproduttivo Gli individui rilasciati vengono marcati mediante anelli colorati sulle zampe una radio satellitare fissata sulle timoniere della coda e alcune penne decolorate che ne permettono il successivo riconoscimento visivo Dal 2000 stato avviato un progetto di monitoraggio International Bearded Vulture Monitoring IBM che ha permesso di quantificare in 120 140 il numero di individui presenti sull arco alpino Attualmente le coppie formatesi in natura sono 17 di cui 10 in grado di riprodursi Il progetto sta ottenendo importanti risultati ma la popolazione non pu ancora ritenersi del tutto stabile I rilasci si concluderanno solo quando il numero degli involi di giovani selvatici avr raggiunto il numero annuo degli individui rilasciati in media pari a 8 9 Sulle Alpi la produttivit varia tra 0 in Austria e 0 75 in Italia nel Parco Nazionale dello Stelvio unico sito riproduttivo nazionale con una media di 0 55 Il Parco Nazionale dello Stelvio rappresenta un habitat idoneo all insediamento del gipeto per la presenza di vasti territori aperti situati oltre il limite della vegetazione e per la notevole disponibilit alimentare dovuta alle consistenti popolazioni di ungulati Nel Parco i primi avvistamenti di gipeto risalgono al 1997 dal 1991 24 individui marcati sono stati osservati all interno del Parco e 5 nei territori limitrofi In quest area si sono stabilite quattro coppie ripr
150. o ad una significativit statistica del modello applicato Nel corso dell analisi per il territorio del Parco dello Stelvio si pertanto ipotizzato che il rischio sia legato soprattutto alla distribuzione spaziale della probabilit di innesco e al potenziale di intensit di incendio scaturibile nei diversi ambienti del parco tralasciando quindi gli aspetti legati ai fattori antropici e considerando costante l influenza delle condizioni socio economiche del territorio ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 69 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 3 2 1Carta della probabilit di innesco Per quanto riguarda la componente di innesco stata presa in considerazione soprattutto la localizzazione degli incendi attraverso lo studio delle coordinate dei punti di innesco degli eventi avvenuti nella serie storica cfr par 2 1 8 Nello specifico stata definita la distribuzione pi probabile della densit di incendio mediante una stima non parametrica applicando il metodo di Kernel per un raggio di ricerca di 7 5 km dai punti di innesco Questo parametro stato quindi incrociato con i valori di esposizione del terreno per ottenere la probabilit di innesco Quest ultima infatti fortemente influenzata dalle condizioni di secchezza dei combustibili quando il contenuto idrico dei combustibili sufficientemente ba
151. o ca s i reali lisi A asi 74 2 2 4 Zonizzazione di sintesi con individuazione delle aree a priorit di intervento 76 2 3 Zonizzazione degli obiettivi siria A 78 2 3 1 Definizione impatto accettabile per aree omogenee 78 2 3 2 Descrizione delle esigenze di protezione e delle tipologie di intervento nelle aree OMOgENCE RAITRE 78 2 3 3 Determinazione della superficie percorsa dal fuoco massima ammissibile 78 2 3 4 Determinazione della riduzione attesa di superficie media annua percorsa dal fuoco 79 23 3 Pri ritadi intervento ili eroe 79 2 3 6 Tipologie di AMiervento saro ta arene oa ari 80 Prevenzione indiretta i sinistra peli iva alal alla 80 Prevenzione diretta f epiter o sa SS biso alii ica i a a a a a a e 81 Parcheggi ed aree attrezzate turistiche contatto urbano naturale 81 Rifornimento idrico e piazzole per elicottero 82 ROTAZIONE cian aesa a aa T lario Lia in lb ine E EA ali 82 3 PREVENZIONE allo eil ie 83 ST Prevenzione diretta oil ei 83 Selvicoltura preventiva snai nuianilalin ta nale rari 83 Viali tagliafuoco Riduzione del carico di combustibile lungo i sentieri 83 Rifornimento idrico e piazzole per elicottero 84 Rete dI MOMIOrAzZIO contro leo ara 85 Formazione israele alare ia iii sele elra cicli 87 di LOTISATINAsGgheli eroe 88 4 1 Previsione del pericolo di incendio rilassa 88 4 2 Indici di pr
152. o delle popolazioni di galliformi alpini dovuto principalmente ai cambiamenti che si sono verificati negli ambienti montani causati da variazioni d uso delle risorse da un generale abbandono dell agricoltura di montagna rispetto al secolo scorso da differenti modalit di gestione del bosco e infine dal quadro di cambiamento climatico cui stiamo assistendo negli ultimi decenni Il generale abbandono delle attivit tradizionali silvo pastorali insieme ad un crescente impatto per gli utilizzi legati al turismo ha portato sicuramente a squilibri che hanno modificato molti biotopi utilizzati dai galliformi Anche l aumento delle consistenze delle popolazioni di ungulati soprattutto il cervo rappresenta un fattore negativo per la conservazione dei Tetraonidi alpini maggiormente legati agli ambienti forestali soprattutto per l azione di modifica e progressiva distruzione del sottobosco Attualmente nel Parco Nazionale dello Stelvio sono in corso progetti volti alla protezione degli habitat importanti per le specie in tale contesto si inseriscono le azioni di miglioramento ambientale a favore del gallo forcello che incidono sul limite bosco prateria in modo da aumentare la diversit ambientale e rallentare il progressivo aumento degli arbusti sia in termini di specie presenti sia di struttura tridimensionale dell ecosistema I galliformi di montagna sono caratterizzati da un corpo tozzo e robusto con ali corte e arrotondate giova
153. o digitale del terreno integrato 2 2 1 2 Fattori meteorologici Il clima definito dall insieme dei fenomeni meteorologici che si verificano nel corso dell anno e durante l evolversi delle stagioni Tra i parametri pi direttamente connessi al fenomeno degli incendi boschivi ci sono le precipitazioni la temperatura e l umidit relativa dell aria il vento e la radiazione solare Particolarmente importante nella relazione con il fenomeno degli incendi boschivi la distribuzione stagionale di tali variabili soprattutto durante il periodo di massima frequenza degli incendi In generale il clima svolge nei confronti del fenomeno degli incendi boschivi una duplice azione da un lato influenza il tipo e la quantit di biomassa dall altro determina situazioni di differente pericolosit nel corso dell anno influenzando il contenuto di umidit dei combustibili e determinando scenari meteorologici caratteristici ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 58 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Nella prima accezione i fattori climatici influenzano in modo indiretto l ambiente nel quale gli incendi si sviluppano e sono da intendersi pi precisamente dal punto di vista bioclimatico con riferimento cio agli aspetti del clima in relazione alla vita degli ecosistemi Sulla base delle banche dati meteoclimatiche dispo
154. o in maniera quasi esclusiva a tale attivit fatto che nel caso dello Stelvio non consentirebbe di raggiungere un buon equilibrio tra costi e benefici in termini di prevenzione di eventi incendio Tuttavia si ritiene che le attivit di prevenzione degli incendi nel territorio dello Stelvio possano trarre un grosso vantaggio dalle informazioni fornite dagli indici di pericolo gi utilizzati sulla scala pi vasta a livello regionale e provinciale precedentemente descritti cfr par 4 2 2 In questo senso sarebbe fortemente auspicabile un coinvolgimento dell Ente gestore del Parco nella ricezione dei bollettini di previsione del pericolo e di qualsiasi altra forma di informazione relativa al monitoraggio delle condizioni meteorologiche predisponenti gli incendi sulla scala vasta Tale coinvolgimento dovrebbe per essere supportato da un adeguata formazione rivolta al personale tecnico e di sorveglianza in merito all utilizzo e all interpretazione delle ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 91 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio informazioni fornite dagli indici di pericolo rivolta soprattutto all apprendimento delle procedure di prevenzione da attivare in caso di allerta e alla definizione dei ruoli in concerto con tutti gli attori coinvolti nella Lotta agli incendi boschivi Corpo Forestale Servizio Forest
155. o l alto in genere molto limitato Le situazioni bariche pi caratteristiche sono le seguenti 1 Anticiclone sull Europa centrale soprattutto in inverno il tempo generalmente buono e i venti spirano da nord ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 13 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 Depressione a sud sul Mediterraneo settentrionale in movimento verso nord est soprattutto in inverno venti spirano da sud est e sud sud est e si generano venti di caduta tipo f hn nelle valli settentrionali tempo instabile con forti precipitazioni soprattutto nel settore trentino ma solo in presenza di un fronte in avanzamento da nord 3 Anticiclone sulla penisola iberica soprattutto nelle stagioni intermedie determina venti da sud ovest e ovest sud ovest che incanalandosi nelle valli longitudinali aumentano di velocit determinando forti perturbazioni e precipitazioni soprattutto a carattere nevoso su tutto il territorio 4 Depressione a nord sull altopiano svevo bavarese in movimento verso est soprattutto in estate si generano venti meridionali che attraversano le valli da sud a nord portando precipitazioni sulle cime e venti tipo f hn in basso 5 Anticiclone sull Atlantico nord orientale nelle stagioni intermedie si generano venti occidentali che portano aria fresca umida sulle cime
156. o segue le Linee Guida DCM Dip Protezione Civile del 20 12 01 ed articolato secondo lo Schema di Piano per la programmazione delle attivit di previsione prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nelle aree naturali protette statali 2002 Le linee metodologiche per la definizione delle scelte progettuali per il Parco dello Stelvio sono state impostate anche in funzione dei criteri generali di pianificazione forniti dal Manuale tecnico di pianificazione antincendi boschivi nelle aree protette del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare MATTM attenendosi altres alle disposizioni delle circolari della Direzione Protezione Natura del Ministero e in particolare a quelle previste dal DPN 2008 0027688 del 24 11 08 La realizzazione del piano ha inoltre tenuto conto ed stata progettata in armonia con il piano del Parco predisposto ai sensi dell art 12 della legge 6 dicembre 1991 n 394 Legge quadro sulle aree protette e adottato con deliberazione del Consiglio Direttivo del Parco n 22 del 28 luglio 2005 Gli aspetti naturalistici e le valenze ambientali di importanza rilevante per il Parco Nazionale dello Stelvio sono stati presi in considerazione anche in funzione delle specifiche previste dalla Direttiva Habitat Direttiva 92 42 CEE e dalla rete ecologica europea Natura 2000 Un prezioso contributo alla definizione dei criteri operativi per la realizzazione del piano dello S
157. ochi per delineare il regime termico del territorio del Parco ma stato possibile interpolare questi dati insieme ad altri derivanti da stazioni di misurazione poste nelle valli laterali del gruppo Ortles Cevedale per avere un quadro generale dell andamento termico in questo territorio Le temperature medie annue pi basse riguardano il Livignese aumentando di tendenza che si registra nella conca di Bormio dove vengonoregistrate temperature medie annue maggiori dovute a diversi fattori ottime condizioni di irraggiamento correnti d aria deumidificata che scendendo dai passi principali si riscaldano e contribuiscono a mitigare il clima e infine scarsi afflussi d aria dalla Valtellina rallentati dalle varie strozzature della valle Dall elaborazione dei dati le temperature medie annue maggiori interesserebbero i settori pi orientali che comprendono la Val di Rabbi la Val d Ultimo la Val Martello e la Val Venosta Non essendo presenti stazioni anemometriche nel Parco Nazionale dello Stelvio risulta impossibile descrivere le peculiarit della circolazione atmosferica La circolazione generale ha scarsa influenza in questo territorio montuoso i venti non giungono o giungono con caratteristiche diverse rispetto alla partenza la morfologia della zona influenza la vlocit e l intensit degli scambi d aria e agisce sulla formazione di venti locali tipo brezza attivi per solo in estate mentre in inverno il flusso diurno vers
158. odello digitale integrato del territorio del Parco e dei comuni limitrofi visione tridimensionale Esposizione L esposizione di un terreno influenza la quantit di radiazione solare che viene recepita localmente e quindi l umidit e la temperatura dell aria e del suolo I versanti esposti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 56 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio maggiormente al sole hanno temperature pi elevate e un umidit relativa pi bassa questi fattori a loro volta condizionano umidit e preriscaldamento del combustibile Nel nostro emisfero le esposizioni sud sono quelle pi sottoposte alle radiazioni solari e perci a pi alto grado di rischio in quanto si instaurano le condizioni che favoriscono il passaggio del fuoco la sua maggiore intensit e velocit di propagazione Dal modello digitale del terreno sono estratte le informazioni per la realizzazione della carta delle esposizioni considerando la quota di ogni cella di territorio relativamente alle otto contermini possibile derivare la sua esposizione rispetto ai punti cardinali La esposizione viene quindi espressa con riferimento ad otto quadranti dell intero giro di orizzonte DTM del territorio del Parco Esposizione DTM Parco dello Stelvio a Confini Parco Nazionale dello Stelvio E Nord Est Nord Ovest
159. oduttive la coppia Bormio 1998 la coppia Livigno 1999 la coppia Valfurva 2002 e la coppia Ofenpass Dall anno di costituzione della prima coppia sono 27 i gipeti nati all interno dell area protetta un dato che rappresenta il 47 dei giovani involati su tutto l arco alpino Un sito di rilascio era presente fino al 2008 all interno del territorio del Parco in Val Martello dove i rilasci sono iniziati a partire dal 2000 Status di tutela specie inclusa nell allegato IH della Convenzione di Berna e nell allegato I della Direttiva Uccelli in Italia considerata specie minacciata secondo la classificazione proposta dal Libro Rosso degli Animali d Italia ed specie particolarmente protetta secondo la legge quadro per la protezione della fauna e per il prelievo venatorio Nel Parco lo status favorevole I danni alla vegetazione In particolar modo per il cervo e il capriolo il bosco rappresenta un rifugio e nel contempo un importante fonte alimentare dove l ungulato presente con maggiori densit durante l inverno In inverno anche i giovani alberelli fondamentali per la rinnovazione del bosco costituiscono quindi un importante fonte alimentare Le elevate concentrazioni invernali di cervo comportano quindi in alcune zone del Parco notevoli danni alla rinnovazione forestale per una pesante azione di brucatura Nelle aree di maggiore densit tale azione porta anche ad una notevole modifica e diminuzione dello
160. ogica opportunamente individuata nel territorio interessato Implementazione del calcolo dei valori storici di FWI e confronto con la serie storica degli incendi avvenuti Individuazione delle soglie dell indice di pericolo FWI che definiscono i livelli di pericolo di incendio ad esempio basso moderato alto molto alto specifici dell area oggetto di pianificazione antincendio Calcolo giornaliero dell indice di pericolo sulla base dei dati meteorologici quotidiani 4 2 2 Stato dell arte sul monitoraggio del pericolo di incendio in Lombardia e nelle Province Autonome di Trento e Bolzano Allo stato attuale sul territorio del Parco dello Stelvio il monitoraggio del pericolo di incendio effettuato secondo le competenze stabilite da ciascun Ente amministrativo territoriale Regione o Provincia autonoma nei propri documenti programmatici antincendi boschivi cfr par 1 2 In particolare in Regione Lombardia il sistema regionale antincendi boschivo legato alla Protezione Civile ha avviato un attivit di previsione degli incendi boschivi con la collaborazione del Servizio Meteorologico Regionale di ARPA Lombardia ARPA SMR e di ERSAF Lombardia L approccio metodologico adottato nel corso della collaborazione ha riguardato la scelta dell indice da utilizzare l indice canadese FWI e le linee guida di applicazione adattare al contesto lombardo le soglie delle classi di pericolo di FWI integrare la rete d
161. olamentari vigenti sono stati richiesti i dati relativi alle provincie di Brescia Sondrio Bolzano e Trento rispettivamente presso la banca dati del Corpo Forestale dello Stato Ufficio Sistemi Informativi Automatizzati e Telecomunicazioni dell Ispettorato Generale presso l Ufficio Pianificazione Foreste della Provincia di Bolzano e presso l Ufficio di pianificazione e selvicoltura del Servizio Foreste della Provincia di Trento AI fine di poter disporre di una base di dati sufficientemente ampia e partendo dalla considerazione che il territorio del Parco con riferimento agli incendi boschivi debba essere ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 46 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica necessariamente visto come un continuum con l ambiente ove inserito si sono infatti analizzati anche gli eventi verificatisi nelle immediate vicinanze del Parco I dati disponibili ed attualmente acquisiti presentano una certa disomogeneit per quanto riguarda il periodo degli eventi I perimetri acquisiti sono stati comparati con la banca dati utilizzata per l analisi storica a questo proposito si ricorda che l acquisizione dei perimetri di incendio non sempre effettuata in parallelo alla compilazione del Foglio Notizie che la base sulla quale vengono costruite le banche dati incendi e redatte le statistiche ufficiali di in
162. olpita che per quanto riguarda l estensione del fronte di fiamma 4 4 Coordinamento operativo In Regione Lombardia le procedure sono standardizzate secondo quanto previsto dal Piano AIB La direzione delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi affidata dalla Regione Lombardia al Corpo forestale dello Stato che si avvale oltre che dell apporto di proprio personale del supporto dei Vigili del Fuoco delle Comunit Montane delle Province dei Parchi e delle Associazioni di Volontariato con particolare riguardo all Associazione Nazionale Alpini Attraverso le proprie strutture provinciali e periferiche il Corpo forestale dello Stato garantisce le attivit di Direzione delle operazioni di spegnimento degli incendi boschivi Qualora l incendio minacci abitazioni fabbricati infrastrutture strutture e l incolumit delle persone la Direzione delle operazioni di spegnimento limitatamente alle attivit di difesa delle abitazioni fabbricati infrastrutture strutture e delle vite umane viene assunta dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ROS Il DOS il Responsabile unico di tutte le attivit inerenti lo spegnimento degli incendi boschivi Il COAU la Centrale Operativa del Dipartimento della Protezione Civile di Roma che si occupa del coordinamento nazionale delle competenze Statali in ordine agli incendi boschivi Dette competenze riguardano in particolare la messa a disposizione delle Regioni e
163. one del gipeto che ha come finalit principali la creazione di una rete di osservatori e il monitoraggio delle nuove coppie e delle attivit riproduttive e la promozione di azione per garantire la crescita e la conservazione della specie Un progetto avviato di recente ha lo scopo di valutare 1 rischi di saturnismo avvelenamento da piombo per i grandi rapaci connessi all attivit venatoria Anche l aquila reale oggetto di un progetto di ricerca sullo studio della territorialit del successo riproduttivo e delle relazioni genetiche di parentela tra le coppie territoriali All interno del Parco vengono svolte ricerche coordinate dall Universit degli Studi dell Insubria di Varese nell ambito del progetto ASPER Alpine Squirrel Population Ecology Research finalizzato ad approfondire le conoscenze sul ruolo dello scoiattolo comune nell ecosistema alpino e nell ambito del progetto Mo Ha Re Mountain Hare Research con la finalit di approfondire le conoscenze sull ecologia della lepre bianca Lepus timidus varronis in ambiente alpino Nel 2008 statoavviato un progetto triennale di monitoraggio dei Tetraonidi e Galliformi nei tre settori del Parco volto a definire lo status delle cinque specie presenti e migliorarne le strategie di conservazione I censimenti vengono effettuati in aree campione caratterizzate da habitat idoneo e sono finalizzati alla definizione della distribuzione del successo riproduttivo e della cons
164. onomico legato alla produzione di legname nelle aree pi fertili mentre sui pendii pi ripidi predominante la funzione protettiva Nel piano montano l abete rosso si trova in associazione con il pino silvestre sui suoli xerici delle zone pi aride e di bassa quota della Val Venosta e in associazione con l abete bianco nelle zone a microclima pi fresco delle fasce pi basse Nel piano subalpino invece l abete rosso forma spesso popolamenti misti in associazione con il pino cembro e soprattutto con il larice I lariceti nel Parco sono presenti anche per l azione dell uomo che nel passato ha modificato il bosco per assicurarsi oltre che produzione di legna anche spazi da destinare al pascolo del bestiame La rinnovazione di questo tipo di bosco dipende dalle condizioni climatiche nelle aree pi aride il cotico erboso infeltrito inibisce il rinnovamento naturale mentre nelle zone pi umide in condizioni di scarsa pressione del pascolo viene favorito il rinnovamento dell abete rosso sotto la copertura dei larici Il rinnovamento del lariceto spesso ostacolato ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 20 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio dalla pressione rappresentata dal brucamento selettivo della fauna ungulata per la buona offerta alimentare rappresentata da questa formazione Alle quote pi alte nel pia
165. ontando per ogni mese gli incendi che si sono verificati nel corso della serie storica L area del Parco Nazionale dello Stelvio riconducibile ai regimi pirologici tipici delle regioni alpine con un massimo di incendi all inizio della primavera 28 incendi nel mese di Marzo e 25 ad Aprile ed un minimo nel periodo estivo autunnale minima frequenza in ottobre Vale la pena sottolineare in conformit con quanto riscontrato in altre zone dell arco alpino la presenza di un lieve incremento della frequenza nei mesi estivi qui soprattutto in agosto ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 38 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio che conferma una certa qual tendenza all aumento degli incendi nella stagione estiva Probabilmente tali eventi sono riconducibili a contingenze meteorologiche particolari unitamente alla maggiore pressione turistica del periodo In ogni caso si tratta di incendi relativamente poco incidenti se si considerano le superfici percorse si veda al paragrafo successivo ma comunque interessanti da segnalare vista l analogia con le altre regioni dell arco alpino Incendi 1992 2008 Frequenze mensili Numero incendi Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Le superfici percorse mensili sono state calcolate dividendo il totale della superficie percorsa boscata e non boscata di c
166. orie fisionomiche che raggruppano classi di vegetazione affini ed al livello di danneggiamento del soprassuolo di seguito considerato pari al 40 e 80 Con riferimento alle formazioni arboree si riportano di seguito o le categorie forestali presenti ed i corrispondenti coefficienti BEF All A 1 1 Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 si tratta di un coefficiente di trasformazione da volume della massa legnosa a sostanza secca di biomassa quindi da mia t ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 103 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio o i valori di danno ambientale da emissione di carbonio in atmosfera considerato un valore medio di biomassa a maturit di 110 m ha un prezzo di mercato di una tonnellata di carbonio di 7 92 euro http www ecplanet com e un coefficiente di trasformazione da sostanza secca di biomassa a carbonio pari a 0 5 Categorie forestali BEF C C t m 40 di 80 di danneggiamento danneggiamento AF Acero frassineti 0 80 AN Alneti montani 0 80 BS Boscaglie pioniere 0 80 CA Castagneti 0 80 AIRE PERLE FA Faggete 0 80 SP Popolamenti legnosi ripariali 0 80 OV Arbusteti subalpini 0 90 313 63 627 26 PS Pinete di pino silvestre 0 70 243 94 487 87 QR Querceti di roverella 0 95 QV
167. ortante ricordare che ciascun modello sottende precise caratteristiche e propriet fisiche della biomassa bruciabile quali carico di combustibile vivo e morto e per classi dimensionali grado di compattazione altezza da terra e altre che non vengono riportate per brevit ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 66 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Gruppo Modello Descrizione Praterie Pascoli e prati naturali o artificiali costituiti da erbe fini con tessuti senescenti o morti di altezza inferiore ai 30 40 cm che ricoprono completamente il suolo Possono essere presenti sporadicamente arbusti molto bassi o piante arboree comunque occupanti meno di un terzo della superficie Pascoli e prati naturali o artificiali costituiti da erbe fini con tessuti senescenti o morti di altezza inferiore ai 30 40 cm che ricoprono completamente il suolo Sono presenti specie legnose che occupano da uno a due terzi della superficie ma la propagazione del fuoco sostenuta dallo strato erbaceo Pascoli e prati naturali o artificiali costituiti da erbe dense con tessuti senescenti o morti di altezza superiore al metro E il modello tipico della savana e delle zone umide con clima temperato caldo I campi di cereali non mietuti sono rappresentativi di questo modello Cespuglieti Macchia o piantagione giovane molto densa di altezza pari
168. otale 17 455 3491 L edizione Dusaf 2 1 rappresenta l evoluzione del Dusaf 2 0 risultato della fotointerpretazione tramite integrazione con informazioni tematiche prodotte dagli enti partecipanti alla IIT Infrastruttura per l Informazione Territoriale della Lombardia ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 15 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Autonome Provinz Bozen Siidtirol Relazione metodologica Codice CLC Descrizione CLC Superficie ha 112 Tessuto urbano discontinuo 4 7401 222 Frutteti e frutti minori 14 5564 231 Prati stabili 1314 296 242 Sistemi colturali e particellari complessi 102 9783 243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali 646 7056 311 Boschi di latifoglie 0 2986 312 Boschi di conifere 15 383 5901 313 Boschi misti 133 6143 321 Aree a pascolo naturale e praterie d alta quota 6 861 6196 322 Brughiere e cespuglieti 2 186 1541 324 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 2 090 7659 331 Superfici sabbiose e alvei ghiaiosi 106 7301 332 Rocce nude 11 727 0524 333 Aree con vegetazione rada 8 466 5918 335 Ghiacciai e nevi perenni 4 284 1155 512 Bacini d acqua 115 2891 Totale 53 439 0979 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Franceset
169. otali percorse secondo l ora di innesco sempre per classi di 1 ora dal grafico che segue si pu osservare che i momenti pi problematici ovvero in cui si sono verificati incendi di una certa estensione si hanno tra le 14 e le 16 Ci sono inoltre due picchi relativi tra le 11 e le 12 e fra le 18 e le 20 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 43 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Incendi 1992 2008 Superfici percorse per ora di innesco Superfici ha ore della giornata Le superfici totali percorse secondo l ora di innesco divise per il numero degli incendi iniziati nel medesimo momento della giornata forniscono il valore della superficie media degli eventi secondo l ora alla quale sono iniziati Tale dato riportato nel grafico seguente nel quale si osserva che gli incendi di maggiore incidenza sono concentrati nelle prime ore del mattino tra le 4 00 e le 5 00 e tra le 18 00 e le19 00 Incendi 1992 2008 Superf medie ad incendio per ora di innesco 12 10 Superfici medie ha O Bra SENNNENESEEEENENNENEEEIII ore della giornata La tendenza che si evince dal grafico in parte da collegare all operativit del servizio di estinzione che deve necessariamente essere interrotta dopo il crepuscolo Per ci che riguarda gli incendi delle prime ore del mattino l elevata superfici
170. per il servizio di pattugliamento diurno durante i mesi non innevati dotato di un modulo AIB della capacit di 400 It con pompa e motore da 6 kw automontato dislocati presso la sede del CTA a Bormio e presso il Comando Stazione di Tem e n l fotocellula corredata di motore elettrogeneratore da 6 5 hp montata su rimorchio con punto traino e n 13 flabelli e n 6 soffiatori e n 13 rastri Tutte le unit sono dotate di DPI fornite da parte dell Ispettorato Generale del CFS 2 1 10 3 Provincia Autonoma di Trento La conservazione e la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi nella Provincia Autonoma di Trento regolato dalla Legge Provinciale 31 ottobre 1977 n 30 e s m concernente Norme per la difesa dei boschi dagli incendi Nel settore della prevenzione ed estinzione degli incendi boschivi l apparato provinciale pu contare sull apporto del Corpo Forestale Provinciale del Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Trento e dei Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari istituiti presso ciascun Comune della Provincia L apparato provinciale di Protezione Civile organizzato autonomamente rispetto a quello statale ma collabora nel settore della prevenzione e dello spegnimento degli incendi boschivi col Corpo Forestale Provinciale il Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco e il Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari Il Corpo dei Vigili del Fuoco Volontari presenti presso ciascun comune della provincia si configu
171. pericolo medio Si tratta di condizioni meteorologiche che si incontrano nel territorio del Parco in giornate di F hn caratterizzate da un repentino innalzamento delle temperature massime notevole abbassamento dell umidit relativa dell aria e generale ventosit cfr par 2 2 1 I risultati dell implementazione del modello di comportamento del fuoco sono riportati nella carta dell intensit lineare attesa qui di seguito riportata ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 72 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio intensit lineare km Co C Jw EE 400 200 __ 800 1800 III 1600 3200 O 25006900 10000 15000 20000 eee kl E 200 Carta della intensit lineare attesa intensit potenzile di incendio 2 2 3 3 Carta del rischio di incendio La combinazione della componente di innesco probabilit di innesco e dell intensit lineare attesa riclassificata in 5 classi ha quindi consentito di generare la carta del rischio di incendio riportata nella figura seguente ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 73 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Casse di rischio C Non combustibile HI DI DI Z 4 D 25005000 10000 15000 20000 ma Carta del rischio di incendio boschi
172. petto alla Viabilit si evince che il 74 degli incendi avvenuti all interno del parco ha avuto origine ad una distanza inferiore ai 200 m dalla viabilit sia essa primaria che secondaria o limitata 2 1 8 Analisi della serie storica degli incendi boschivi L analisi della serie storica degli incendi boschivi stata strutturata con un articolazione temporale e spaziale tale da poter cogliere gli aspetti del fenomeno rilevanti ai fini delle successive fasi del piano Un ampiezza del periodo di analisi di una quindicina di anni generalmente considerata ottimale per le statistiche di incendio in quanto si presume che in questo arco di tempo i fattori socio ambientali che influenzano l occorrenza di incendio possano considerarsi costanti Le statistiche descrittive degli incendi boschivi nell area di pertinenza del Parco Nazionale dello Stelvio di seguito illustrate fanno riferimento alla serie storica degli eventi occorsi nei comuni del Parco includendo dunque anche le aree comunali esterne ai confini dell area protetta dal 1992 al 2008 17 anni Per la fase di elaborazione delle statistiche sono stati acquisiti i dati ufficialmente validati dal Corpo Forestale dello Stato al momento dell analisi dei dati che costituisce una delle fasi iniziali di impostazione del piano antincendi L estensione dell area di studio oltre i confini del Parco stata reputata necessaria sia per una valutazione complessiva del fenomeno d
173. pologia forestale dinamica vegetazionale presenza di habitat o specie di interesse prioritario accessibilit e cos via Oltre alle operazioni definite in funzione dell altezza del fronte dell incendio e delle tipologie forestali interessate si possono individuare altre due categorie di interventi in funzione delle condizioni stazionali del sito interessato dall incendio ed in particolare le caratteristiche fisiche come la pendenza del terreno che condizionano in maniera sostanziale gli interventi post incendio incendi su terreni pianeggianti o pendenze moderate inclinazione lt 40 incendi su terreni con pendenze elevate inclinazione gt 40 Nel primo caso si deve prevedere una ricostituzione spontanea della vegetazione evoluzione libera in quanto in condizioni di scarsa pendenza del terreno risulta limitato o nullo anche il pericolo di perdita di suolo e l innesco di fenomeni erosivi Nel caso di terreni molto acclivi pendenza gt 70 gli interventi da pianificare devono essere valutati in basa alla qualit ed alla struttura del suolo disponibile ed in relazione alla stabilit del terreno Gli interventi pi urgenti in queste situazioni sono quelli che permettono di conservare il suolo ancora presente e che favoriscono i processi pedogenetici Si devono quindi mettere in atto interventi a stabilizzare il pendio con piccole opere di ingegneria naturalistica fascinate e o palificate posizionate prioritariamente
174. portata da una rete radio basata su maglie provinciali coprendo l intera Regione a cui sovrapposta una dorsale radio a microonde per la trasmissione a grande distanza L organizzazione nelle fasi d estinzione coordinata dalla Centrale Operativa Regionale di Protezione Civile e dalla Centrale Operativa del Corpo Forestale dello Stato in costante collegamento reciproco che consente nei momenti di crisi di coordinare gli interventi e la gestione dell emergenza Le province di Sondrio e Brescia che fanno parte del Parco Nazionale dello Stelvio nelle fasi d estinzione degli incendi effettuano una collaborazione fra Corpo Forestale dello Stato Vigili del Fuoco della zona e le squadre di volontariato A I B PROVINCIA Numero di Squadre di volontariato A I B Numero volontari A I B Sondrio 43 444 Brescia 136 3048 Al momento di redazione del presente Piano comunque in avanzata fase organizzativa la costituzione di un nuovo gruppo di volontari AIB proprio presso la Comunit Montana Valtellina di Bormio con un numero iniziale di circa 30 unit che potranno essere operativi quindi anche all interno del Parco settore lombardo 2 1 10 2 Coordinamento territoriale per l Ambiente del Parco settore lombardo Il personale del Coordinamento territoriale per 1 Ambiente del Parco settore lombardo costituito da un numero medio di 40 unit equamente distribuiti tra l Ufficio centrale di Bormio e n 5 Comandi Stazione Valdiden
175. quanto previsto dalla 353 in merito alla redazione di un vero e proprio piano antincendi boschivi ha provveduto all elaborazione di un documento relativo ad una serie di misure AIB che nel complesso assolvono alle medesime finalit di un vero e proprio piano antincendi In particolare la provincia si dotata di una carta dell operativit AIB ha organizzato in un documento programmatico il servizio di reperibilit AIB e possiede un piano di organizzazione del servizio di estinzione ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 7 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 PREVISIONE 2 1 Descrizione del territorio L inquadramento del territorio stato effettuato con l obiettivo di realizzare un indagine conoscitiva mirata alla raccolta all organizzazione e all analisi dei principali elementi del contesto territoriale nel quale operare per la stesura del piano antincendi La descrizione stata finalizzata soprattutto all identificazione degli obiettivi prioritari da difendere Si fatto riferimento sia alle informazioni messe a disposizione dal Parco sia a livelli informativi e banche dati reperite in corso d opera Il materiale cartografico e i database acquisiti sono stati oggetto di specifiche elaborazioni per la produzione della cartografia di base e dei tematismi necessari per la progettazione antinc
176. quenza di Incendio Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 1992 0 1 1 0 1 0 0 1 0 0 1 0 1993 0 4 1 2 0 0 0 1 0 0 0 0 1994 0 0 0 1 0 0 1 1 1 0 0 2 1995 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1996 0 0 2 3 0 0 0 0 0 0 1 0 1997 0 0 4 4 0 0 0 0 0 0 0 0 1998 0 1 2 0 1 0 0 0 0 0 1 2 1999 1 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 2000 0 0 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2001 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 1 3 2002 6 0 3 4 2 0 1 0 0 1 0 0 2003 0 3 3 4 0 2 1 5 5 0 2 0 2004 0 0 0 1 1 4 0 3 0 0 0 0 2005 3 1 4 1 0 2 0 1 0 0 1 0 2006 0 0 0 1 0 1 2 1 2 0 1 0 2007 1 0 1 4 0 0 1 0 0 0 0 0 2008 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Nella successiva tabella invece riportato il totale della superficie percorsa in ciascun mese della serie storica considerata in cui si pu osservare la variabilit da un anno all altro e nel corso dei mesi Superficie percorsa ha Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 1992 0 0 45 50 0 0 53 0 00 00 1 0 00 00 03 0 0 1993 00 41 05 21 00 00 00 0 1 00 00 00 0 0 1994 0 0 00 00 10 00 00 00 00 0 1 00 00 46 0 1995 0 0 00 00 00 00 00 00 00 00 00 00 0 0 1996 0 0 0 0 3 0 34 6 00 00 00 00 00 00 25 00 1997 0 0 00 75 35 00 00 00 00 00 00 00 00 1998 0 0 60 398 00 00 00 00 00 00 00 30 31 0 1999 0 1 00 10 00 00 00 00 00 00 00 00 00 2000 0 0 0 0 240 00 00 00 00 00 00 00 00 00 2001 0 0 00 00 00 00 00 00 00 00 30 3 0 66 9 2002 12 3 00 67 54 55 00 00 00 00 70 00 0 0 2003 00 43 38 35 00 60 00 101 14 00 11 00 2004 0 0 00 00 10 00 81 00 01 00 00 00 00 2005 0 6 0 1 502 30 00 06 0
177. r le quali si devono adottare particolari misure di conservazione o i cui habitat vanno sottoposti a tutela Nei 14 SIC e nelle 5 ZPS presenti all interno del Parco dello Stelvio sono compresi 39 habitat da tutelare inseriti nell allegato I della Direttiva Habitat 12 specie animali pi altre 52 specie animali inserite negli allegati IV e V e 2 specie vegetali La Direttiva Habitat strettamente legata alla Direttiva Uccelli e ne rappresenta un integrazione in quanto estende la tutela a specie e habitat che non erano state considerate Inoltre le Zone di Protezione Speciale individuate dalla Direttiva Uccelli vengono inserite direttamente nella Rete Natura 2000 La predisposizione della Rete Natura 2000 si articola attraverso un programma che comprende una prima fase di predisposizione dell elenco dei Siti di Importanza Comunitaria proposti pSIC da parte degli Stati membri una seconda fase ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 30 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica di selezione dei Siti di Importanza Comunitaria SIC da parte della Commissione Europea e una terza fase di designazione delle Zone Speciali di Conservazione in cui gli Stati membri adottano misure che garantiscano alle specie e agli habitat inclusi negli allegati I e II uno sviluppo sostenibile ai sensi della direttiva
178. r quantit di superficie boscata percorsa sono il 1992 55 5 ha e il 2005 45 98 ha ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 37 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Incendi 1992 2008 Superfici percorse annue 80 60 40 O Non boscata Boscata Superfici ha 20 oe 7 7 7 7 7 Geni 7 7 7 7 7 7 i 7 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Dividendo il totale della superficie percorsa in ciascun anno per il numero di incendi del medesimo anno si sono ottenute le superfici medie per incendio per ogni anno della serie storica La superficie media percorsa per incendio pari a 3 59 ha Dall osservazione del grafico il 2001 risulta essere l anno con la superficie media percorsa maggiore tuttavia occorre sottolineare richiamando il grafico precedente che in questo anno pi del 90 della superficie percorsa non boscata Incendi 1992 2008 Superfici medie per incendio negli anni Numero incendi o 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 b Distribuzioni nei mesi L analisi della distribuzione degli incendi boschivi nei mesi dell anno consente di definire la stagionalit del fenomeno e di individuare in termini quantitativi la stagione di incendio nel territorio interessato Le frequenze mensili sono state ottenute c
179. ra giuridicamente come istituzione su base volontaria la cui organizzazione tuttavia normata ai sensi della Legge della Regione Trentino Alto Adige n 24 1954 Sul territorio provinciale sono dislocati 239 Corpi con circa 5 000 iscritti tutti competenti nello spegnimento degli incendi boschivi I mezzi e le attrezzature utilizzate normalmente nella lotta all incendio boschivo si possono suddividere in quattro diverse fasce ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 49 Piano Antincendio Boschivo Parco azionale dello Stelvio Attrezzatura manuale Relazione metodologica Attrezzatura manuale Modalit d impiego nella formazione delle fascie tagliafuoco Modalit d impiego nell attacco diretto al fuoco Accetta tagliente lama a cuneo Taglio di fusti vegetali e di media e grossa sezione Roncola lama piatta ricurva ad una estremit ed affilata nella parte interna della curvatura Taglio di fusti vegetali di limitata sezione Sottrazione di ramaglie prossime al fuoco Zappaccetta lama tipo accetta accoppiata a lama tipo zappa Scasso superficiale del terreno con possibilit di tagliare ceppaie arbustive piccole e medie Asportazione di tronchi su ceppaie prossime al fuoco Rastrello attrezzo dentato Asportazione del fogliame superficiale di vegetazione erbacea e di sterpi con parziale sradica
180. rantendo nel contempo sufficiente tranquillit in alcune aree della Val di Sole in modo da favorire nel cervo un ritorno ad un comportamento di tipo migratorio Il controllo numerico prevede ogni anno l abbattimento di un certo numero di individui in modo da mantenere costante nel tempo il numero di animali e la densit della popolazione e ridurre i possibili impatti negativi Nel territorio del Parco dello Stelvio stato condotto uno studio volto a quantificare gli effetti del danno da morso sul bosco I risultati hanno evidenziato che all interno del Parco la percentuale media di brucamento superiore a quella di altre aree dell arco In particolar modo per il cervo e il capriolo il bosco rappresenta un rifugio e nel contempo un importante fonte alimentare infatti i danni maggiori si sono registrati nelle aree dove l ungulato soprattutto in inverno quando la coltre nevosa copre le radure presente con maggiori densit durante l inverno Diversi sono i danni provocati dagli ungulati selvatici alla vegetazione e ci in funzione delle diverse funzioni fisiologiche Brucamento gli ungulati cibandosi delle gemme e dei germogli degli alberi ne causano un ritardo nello sviluppo in altezza gli effetti negativi sulla rinnovazione del bosco si hanno qualora il brucamento si verifichi intensamente e per lunghi periodi Soffregamento si tratta dello sfregamento dei nuovi palchi su giovani alberelli ad opera di cervi e caprioli per rim
181. reativa del bosco sono gli alberi pericolanti che costituiscono un pericolo per i frequentatori del bosco la copertura della vegetazione vitale intesa come proiezione al suolo delle parti aeree dei vegetali vivi e altezza media della vegetazione vitale con limite discriminante proposto di 1 5 m Con riferimento quindi ad 1 ha di bosco che svolge funzione turistico ricreativa percorso dall incendio ed un tasso di sconto r pari al 3 perch nel range proposto 2 5 i valori superiori sono applicabili a formazioni con vocazione maggiormente produttiva e perch si fatto riferimento ai contributi della pubblicazione La valutazione monetaria del danno ai boschi del Friuli Venezia Giulia Marangon F Gottardo E 1998 il valore di danno ambientale relativo alla perdita dell attivit turistico ricreativa risulta cos stimata Valore medio di una singola visita V0 10 Numero totale di visite nell area percorsa dal fuoco Nic 24 Anni di mancanto utilizzo a finalit turistico ricreative dell area g 7 5 Valori del danno ambientale da perdita di attivit turistico ricreative ha 1 591 00 Tabella Stima della funzione turistico ricreativa T Fonte ns elaborazione Funzione protettiva P Per la valutazione in esame il testo di riferimento Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 propone l impiego del criterio di surrogazione cio la stima degli interventi di rinverdimento
182. recipitazioni totali mediante interpolazione con il metodo dell Optimal Interpolation dei valori misurati dalle stazioni delle rete regionale L intero dominio di calcolo viene mascherato eliminando le zone coperte da neve ricavate da immagini satellitari periodicamente aggiornate e quelle non bruciabili da rilievi cartografici statici Il sistema di previsione del pericolo in Lombardia comunque in corso di ulteriore sviluppo E da segnalare inoltre che attualmente in corso la partecipazione di ERSAF e ARPA al ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 90 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio progetto europeo ALPFFIRS Alpine Space che ha come obiettivo principale la messa a punto di un sistema di previsione del pericolo di incendio boschivo comune per le regioni dell arco alpino Per la Provincia di Trento nell attuale Piano antincendi viene riproposto un indice messo a punto dall Istituto Agrario di S Michele all Adige Fondazione Mach dott Gianbattista Toller in occasione della precedente revisione di piano L indice stato sviluppato mettendo in relazione i dati di incendio riguardanti il periodo 1984 1993 con i dati rilevati dalle stazioni meteo automatiche della rete SPARTAC dell Istituto I principi su cui si basa riguardano le relazioni tra la frequenza degli incendi e alcuni parametri meteo
183. resenta un isola climatica contraddistinta da precipitazioni estremamente scarse da 400 a 700 mm all anno Un eccezione nel settore Itoatesino rappresentata dalla zona di Trafoi che registra precipitazioni elevate dovute sia agli afflussi di aria provenienti dal Passo Resia che si incanalano nella Valle di Trafoi e nel tratto terminale della Val Solda sia alle correnti con direzione occidentale della zona del Passo dello Stelvio che scaricano la loro umidit residua quando incontrano le pareti dell Ortles Sul versante valtellinese l unica stazione storica quella di Bormio che registra precipitazioni scarse se messe in relazione alla quota Ci dovuto alle elevate catene montuose che la proteggono a nord e al fatto che le correnti occidentali che giungono qui hanno ormai perso gran parte del carico di umidit A completare il quadro della zona concorrono negli ultimi anni le stazioni installate in Alta Valtellina a seguito degli eventi calamitosi del 1987 Da questi dati si evince che spostandosi alla conca di Bormio verso sud e verso ovest le precipitazioni tendono ad aumentare Fattori fondamentali per delineare il regime termico della zona del Parco Nazionale dello Stelvio sono oltre alla quota la posizione e l esposizione I dati a disposizione e forniti dalle poche stazioni termiche con serie storiche all interno del Parco e dalle nuove stazioni installate nel settore valtellinese dopo il 1997 sono comunque p
184. ri La tendenza alla riduzione delle precipitazioni nevose evidente in particolar modo nei settori centrale ed orientale delle Alpi Gli effetti di questa tendenza sono ben evidenti sullo stato dei ghiacciai soprattutto su quelli di piccole dimensioni che rispondono prontamente alle variazioni climatiche ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 14 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 1 2 Copertura del suolo e suo attuale uso La carta dell uso del suolo per il territorio del Parco stata costruita in conformit alla metodologia del progetto Corine Land Cover CLC a partire dalla documentazione esistente presso la Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Autonome Provinz Bozen S dtirol la Provincia Autonoma di Trento e la Regione Lombardia Il materiale documentale stato acquisito nelle seguenti forme e formati Database cartografico in formato shapefile con classificazione secondo Legenda CLC di 3 Livello per la Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Autonome Provinz Bozen S dtirol edizione anno 2001 Database cartografico in formato shapefile con classificazione secondo Legenda CLC di 3 Livello per la Provincia Autonoma di Trento edizione anno 2002 Database cartografico DUSAF Destinazione d Uso dei Suoli Agricoli e forestali della Regione Lombardia in formato shapefile con classificazione
185. rologici quali e temperatura dell aria a 2 m di altezza dal suolo e umidit relativa a 2 m radiazione globale e vento e durata siccit numero di giorni con totale di pioggia o neve caduta minore di 2 mm e evapotraspirazione di riferimento secondo la formula di Penman modificata dalla FAO A partire da questi dati e dall analisi storica degli incendi boschivi sono state stabilite delle soglie di pericolo utilizzate per il calcolo quotidiano del livello di pericolo a partire dai dati meteorologici rilevati Nella Provincia di Bolzano data la esigua entit del fenomeno di incendi boschivi non stato messo a punto un vero e proprio sistema di previsione del pericolo di incendio boschivo basato sui dati meteorologici 4 2 3 La previsione del pericolo di incendio nel parco dello Stelvio Il limitato impatto degli incendi boschivi sul territorio del parco dello Stelvio in termini di numero di eventi incendio e di superficie percorsa cfr par 2 1 8 non giustifica la messa a punto di un sistema ad hoc di previsione del pericolo di incendio Un attivit di questo tipo consta infatti nel monitoraggio quotidiano diretto dei parametri meteorologici che possono facilitare l insorgere e la diffusione degli incendi e la contemporanea implementazione di algoritmi per il calcolo degli indici di pericolo che andrebbero interpretati e analizzati Un sistema specifico implicherebbe inoltre la presenza di personale specializzato e dedicat
186. rsit dell area danneggiata L illustrazione di seguito riportata fornisce la suddivisione della stima del danno in singole funzioni ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 100 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Relazione metodologica Approccio sintetico Approccio intermedio Approccio analitico Y VAM Costo di j tima delle singole Valori Agricoli Medi ricostruzione funzioni a formazioni a Produzione prevalenti finalit lepnosa turistico ricreative gt i b formazioni con PENL altre prevalenti i i finalit Caccia Protezione idraulica Ricreazione i Protezione dai cambiamenti del clima Biodiversit Fonte Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 Nei paragrafi successivi si riporta l elaborazione del valore del danno ambientale in caso di incendio nell area protetta con approccio di tipo analitico per le funzioni o di produzione legnosa L o turistico ricreativa T o protettiva P o protezione dai cambiamenti climatici C o valore naturalistico o biodiversit N Il tecnico forestale proceder alla stima del valore del danno ambientale andando principalmente a delineare le funzioni svolte dal soprassuolo sommandone i relativi valori forniti di seguito per le funzioni turistico ricreativa protettiva protezione dai cambiamenti climatici e natur
187. rte modificata e integrata dalla Legge Provinciale n 11 del 23 maggio 2007 Governo del territorio forestale e montano dei corsi d acqua e delle aree protette che in materia di protezione dagli incendi boschivi recepisce quanto sancito dalla Legge Quadro 353 2000 e definisce inoltre le disposizioni per la difesa dei Boschi dagli incendi art 11 La 30 77 regola i criteri per la gestione del personale che interviene nell estinzione degli incendi boschivi e detta le disposizioni concernenti la prevenzione anche mediante l applicazione di opportuni divieti e sanzioni In particolare le attivit di prevenzione sono realizzate dal Servizio Foreste e inserite nel contesto organizzativo dell apparato provinciale di protezione civile L P del 15 02 1980 n ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 5 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 3 Norme concernenti il trasferimento alla Provincia Autonoma di Trento del personale della Regione TrentinoAlto Adige addetto agli uffici dell Ispettorato provinciale del Servizio Antincendi e di quello appartenente al Corpo permanente dei Vigili del Fuoco e L P del 22 03 2001 n 4 Modificazioni alla legge provinciale 10 gennaio 1992 n 2 Organizzazione degli interventi della Provincia in materia di protezione civile alla legge provinciale 22 agosto 1988 n 26 Norme in materia
188. se di dicembre superficie media a evento di 20 56 ha mentre nel mese di marzo in cui la frequenza di incendio massima la superficie media degli incendi poco pi di 5 ha Eccezione all andamento si ha nel mese di maggio in cui nonostante la bassa frequenza di incendio la superficie media si aggira attorno ai 12 ha Questo fenomeno potrebbe in parte essere dovuto a fattori di tipo antropico Questo fatto potrebbe inoltre essere messo in relazione con la permanenza al suolo della neve all inizio della primavera che contribuirebbe a contenere le superfici percorse a fronte di un elevata frequenza La mancanza di una consistente copertura nevosa nel tardo autunno a fronte di periodi di siccit potrebbe invece essere la causa di eventi di maggior estensione Incendi 1992 2008 Superfici medie per incendio nei mesi 25 20 15 10 Superfici ha Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic c Distribuzioni disaggregate per mese e per anno Per un analisi pi dettagliata di quanto avvenuto nel corso della serie storica considerata necessario esaminare in modo disaggregato la distribuzione degli eventi negli anni e nei mesi La distribuzione di frequenza degli incendi riportata nella seguente tabella ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 40 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Fre
189. secondo Legenda CLC di 3 4 e 5 Livello edizione Dusaf 2 1 aggiornata al 2007 Il materiale acquisito stato verificato tramite fotointerpretazione ortofoto digitali a colori 2007 con particolare dettaglio nelle aree di contiguit tra i diversi Database ed in riferimento all omogeneit delle codifiche CLC nelle aree confinanti tra Provincia Autonoma di Bolzano Alto Adige Provincia Autonoma di Trento e Regione Lombardia In tal modo stato possibile costruire una carta dell uso del suolo per il territorio del Parco uniformando il Database alla codifica di 3 Livello Corine Land Cover Di seguito si riportano le tabelle dell uso del suolo per 1 territori amministrativi delle due Provincie Autonome e della Regione Lombardia e un quadro riassuntivo per l intero territorio del Parco nel suo insieme Provincia Autonoma di Trento Codice CLC Descrizione CLC Superficie ha 112 Tessuto urbano discontinuo 30 4159 231 Prati permanenti 505 9563 243 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi 220 1763 naturali 312 Boschi di conifere 3375 554 313 Boschi misti 129 0727 321 Aree a pascolo naturale e praterie d alta quota 2059 2819 322 Brughiere e cespuglieti 392 4806 324 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 514 0061 332 Rocce nude 5244 1763 333 Aree con vegetazione rada 3147 1351 335 Ghiacciai e nevi perenni 1790 9110 512 Bacini d acqua 46 1829 T
190. sificazione e Cause volontarie e Cause involontarie e Cause non determinate e Naturali involontarie volontarie 28 34 involontarie m naturali aturali o non determinate A 8 non determinate 5 o volontarie 30 Dal grafico sopra riportato si evince che per circa un terzo degli incendi avvenuti nel parco non stato possibile risalire alle cause Tra gli incendi per i quali le cause sono almeno in parte note la maggior parte ha origine antropica e tra questi ben pi della met ha carattere di dolo Per quanto riguarda invece gli incendi dovuti a cause naturali fulmini che nel parco sono circa l8 del totale degli incendi considerati vale la pena sottolineare come questo dato sia in linea con quanto si sta verificando da alcuni anni a questa parte sull arco alpino la frequenza di questo tipo di incendi in aumento soprattutto nei mesi estivi da giugno a settembre Tra le cause involontarie il 22 riguarda cause colpose non ben definite mentre circa il 27 dovuto ad attivit agricole e forestali ripulitura incolti o eliminazione di residui 2 2 3 Zonizzazione di aree omogenee per pericolosit gravit e rischio di incendio modelli di combustibile e loro mappatura 2 2 3 1 Carta dei modelli di combustibile Come precedentemente accennato cfr par 2 2 1 3 la caratterizzazione della biomassa bruciabile e la realizzazione di un tematismo cartografico relativo ai combustibili forestali
191. sita sociale dei per singolo visitatori stazione giornaliera visitatori visitatore Ricreazione Bassi Alto Prevalenteme Aree Difficile informale area di livelli di numero di nte locale declivi molto percorsi non attraversamento reddito molto visite annuali dense con segnalati presenza di giovani o ampia ostacoli naturali molto anziani vegetazione di disoccupati o sottobosco pensionati panorama Attivit Alti livelli Visite In prevalenza Facile con sportiva di reddito occasionali da notevoli pianeggianti parcheggio in organizzata area fasce d et distanze boschi radi con vicinanza di permanenza intermedie presenza di occupati radure e di ecotoni panorama aperto 10 Euro Fonte Valutazione dei danni da incendi boschivi AISF 2007 Per quanto concerne il numero di anni di mancato utilizzo a finalit turistico ricreativa dell area si scelto l impiego di un valore di riferimento intermedio al valore minimo e massimo stimato per g 3 10 anni all interno del software applicativo a cui si fatto cenno Scarsi sono infatti i riferimenti bibliografici in merito alle tempistiche relative alla ripresa della funzione turistico ricreativa all interno del manuale A fiamme spente Linee guida per gestire il dopo incendio nelle foreste Sartori F Callinaro N Regione Lombardia e Federforeste i principali parametri presi in considerazione per la valutazione della funzionalit turistico ric
192. socio economiche tutt ora attive nel governo del territorio le Associazioni Separate Beni Usi Civici ASBUC Nel settore valtellinese i boschi sono quasi interamente di propriet comunale e sono gestiti da un consorzio di cui fanno parte i 6 comuni del Parco Sono poco sfruttati da un punto di vista economico e spesso le segherie locali lavorano legno di provenienza estera Il bosco rappresenta il 23 della propriet silvo pastorale di questo il 8 di produzione e il 15 di protezione oltre il 90 assestato Nel settore camuno il 33 della propriet silvo pastorale rappresentata da boschi di cui il 17 costituito da fustaia di produzione e il 16 da fustaia di protezione e boschi cedui L 86 della superficie boscata assestata e la sua gestione affidata ad un consorzio forestale che riunisce i comuni dell Alta Valle Camonica ad esclusione di Edolo Nel settore trentino il bosco rappresenta il 50 della propriet silvo pastorale del Parco si tratta per il 31 di fustaia di produzione per il 17 5 di fustaia di protezione e per l 1 5 di ceduo In Valle di Peio i boschi di propriet pubblica sono gestiti da enti autonomi le Amministrazioni Separate Usi Civici ASUC A Rabbi sono invece presenti le Consortele associazioni di diritto pubblico istituite fin dai primi insediamenti di popolazione A loro affidata le gestione della superficie boscata Tutta la superficie boscata assestata l economia legata al
193. spondente alla perdita della funzione turistico ricreativa eventualmente svolta e corrispondente al valore Stima funzione turistico ricreativa T P il valore del danno ambientale connesso alla perdita della funzione protettiva da sommare soltanto se la pendenza del versante supera il 40 e da distinguere nei casi di pendenza compresi tra il 40 e 70 superiore al 70 e con impiego dell elicottero secondo i valori forniti in tabella Stima della funzione protettiva E C corrisponde al valore del danno per perdita della protezione dai cambiamenti del clima in funzione della categoria forestale interessata dall evento e dal livello di danneggiamento del soprassuolo contenuto in Tabella Stima della funzione di protezione dai cambiamenti del clima C N il valore naturalistico o biodiversit danneggiato in occasione di un incendio che varia in funzione del livello di danneggiamento categoria forestale e numero di anni stimati per il ripristino del soprassuolo e contenuto in Tabella Stima del valore naturalistico o biodiversit N 5 4 Gestione della previsione del pericolo di incendio Sulla base di quanto proposto nell apposito capitolo cfr par 4 1 di seguito vengono illustrati i possibili scenari da mettere in atto per impostare una adeguata gestione delle informazioni relative alla previsione meteorologica del pericolo di incendio L attivazione delle procedure richiede una serie di pre requisiti da m
194. sso si creano le condizioni di predisposizione all innesco e alla diffusione del fuoco La densit di incendio stata in particolare relazionata con 3 classi di esposizione considerando che l esposizione a pieno sud ha un peso prevalente nell influenzare il contenuto di umidit dei combustibili e che quest influenza progressivamente diminuisce per le esposizioni intermedie fino a diventare minima per il nord Per le zone in assenza di combustibile stato imposto un valore nullo Probabilit di innesco Maggiore Minore 25005000 10000 15000 20000 Puntidiinnesco 1992 2009 _ T _ _ liti Soa Carta della probabilit di innesco e punti di innesco registrati nel periodo 1992 2009 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 70 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 2 3 2 2Carta dell intensit potenziale di incendio 2 2 3 2 2 1 Cenni sul comportamento del fuoco Il comportamento del fuoco il prodotto dell ambiente in cui si sviluppa il fronte di fiamma Pyne et al 1996 Esso viene definito da una serie di parametri alcuni dei quali correlati tra loro Quelli pi comunemente utilizzati sono l intensit lineare la velocit di propagazione del fronte di fiamma la quantit di calore emanato per unit di superficie e la lunghezza di fiamma L intensit lineare vale a
195. ssono tuttavia indicare modalit di intervento in funzione della tipologia forestale interessata della dinamica evolutiva in atto al momento dell incendio e della gravit dell evento stesso individuando tre tipi principali di intervento 1 Evoluzione libera 2 Interventi ordinari 3 Interventi straordinari 1 Evoluzione Libera Questa tipologia destinata a tutte quelle formazioni vegetali che per i ridotti danni causati dall incendio ad es incendio radente formazione forestale adulta ridotta intensit per il minore valore naturalistico per l inaccessibilit sono lasciate all evoluzione naturale ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 96 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 Interventi ordinari Consistono in operazioni di ripulitura dovute alla presenza di una vegetazione secondaria a rovo felci ed altri arbusti che si sviluppa dopo l incendio facilmente infiammabile nel tardo inverno inizio primavera infatti e responsabile di fronti di fiamma intensi che potrebbero vanificare le azioni di ricostituzione o la naturale evoluzione in atto Oltre a ci da prevedere la rimozione del materiale irrimediabilmente compromesso dall azione delle fiamme Tali tipi di intervento sono previsti essenzialmente in due casi a lungo la viabilit pedonale o carrabile che attraversa le aree incendi
196. strato di sottobosco essenziale per specie quali il gallo cedrone che utilizzano gli ambienti pi diversificati e ricchi di insetti per l allevamento della prole Numerose ricerche riferiscono come in zone caratterizzate da elevat densit di cervo le popolazioni di capriolo siano fortemente limitate a causa della competizione spaziale e alimentare che si instaura tra le due specie Nello Stelvio tale problematica si sta recentemente instaurando anche nei confronti del camoscio a causa di una sempre pi netta sovrapposizione degli habitat utilizzati durante l estate Le elevate densit di cervo hanno inoltre innescato una sorta di autoregolazione della crescita delle popolazioni attraverso una diminuzione delle nascite ed episodi di elevatissime mortalit invernali I danni provocati dalla fauna selvatica al bosco non rappresentano un problema per gli ecosistemi non alterati dall uomo in cui l equilibrio fra vegetali erbivori e predatori regolato da dinamiche naturali Laddove l uomo ha invece alterato questi equilibri agendo su ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 28 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio una o pi componenti gli effetti negativi si manifestano e possono avere importanza per gli interessi umani in un determinato territorio In territorio alpino i principali fattori che hanno acuito tale problema
197. sugli imcendiGOSChIVI deora eea a e a a N a 4 1 2 1 Contesto legislativo del Piano antincendi del Parco dello Stelvio 4 1 2 2 Relazioni del Piano AIB dello Stelvio con la Pianificazione su area vasta 4 1 221 Regione Lombardia girato aaa 5 1 2 2 2 Provincia Autonoma di Trento 5 1 2 2 3 Provincia Autonoma di Bolzano ii 6 2 gt PREVISIONE ersin ra ea a n i a AS iii 8 2 1 Descrizione deltertitorio iui rara ir 8 2 1 1 Descrizione generale aspetti territoriali e meteo climatici 8 25 11 Aspetti teratoma goa ele ilaele 8 2 VA Aspetti meteo climate iea e E E E E 11 2 1 2 Copertura del suolo e suo attuale USO criari 15 2 1 3 Pianificazione forestale attuale ed interventi selvicolturali di norma realizzati20 2 1 4 Gestohed i pascoli illa arnie 23 2 1 5 Pianificazione faunistica cuncruiualra alia 24 2 1 6 Rete Natura 2000 ire eee 30 2 1 7 Definizione delle zone di interfaccia urbano foresta 33 2 1 8 Analisi della serie storica degli incendi boschivi 34 2 1 9 Carta delle aree percorse dal fuoco degli ultimi 10 anni 46 2 1 10 Modello organizzativo attuale ai fini AIB nelle tre realt amministrative del Parco Regione Lombardia Provincia Autonoma di Trento Provincia Autonoma di Bolzano 48 2 1 10 1ResipnelLembardia asgl ao 48 2 1 10 2 Coordinamento territoriale per l Ambiente del Parco settore lombardo
198. superficie media annua percorsa dal fuoco L indice di superficie percorribile rappresenta la base per definire l obiettivo del piano che espresso dalla Riduzione Attesa di Superficie Media Annua Percorsa RASMAP che a sua volta la base della quantificazione degli interventi di prevenzione necessari a raggiungere tale obiettivo Come indicato in precedenza nel caso del Parco l obiettivo l assenza di incendi boschivi la riduzione della superficie percorsa deve essere massimizzata e la superficie parcorsa ammessa tendere a zero Tuttavia per poter modulare la necessit degli interventi e le loro priorit graduate secondo le diverse macrotipogie di ambienti del Parco si pu impegare come indicatore il concetto di RASMAP equivalente Essa corrisponde all effetto di riduzione di superficie percorsa che potrebbe essere ottenuto in altri contesti dalla realizzazione di interventi di protezione Pertanto se per una determinata area non sono ammessi incendi la RASMAP equivalente non corrisponder ad una probabile riduzione del fenomeno ma piuttosto ad un aumento della probabilit che esso non avvenga Nel Parco dello Stelvio nel corso della serie storica esaminata in media 8 45 ettari sono stati percorsi annualmente dal fuoco Questi hanno interessato per circa 1 ettaro la zona omogenea classificata a priorit 1 bassa per 7 44 ettari le zone a priorit 2 e per 0 02 ettari le zone a priorit 3 La RASMAP
199. t di condizioni economiche verter su dotazioni che assicurino prioritariamente e una nitida visione nel campo visibile di vaste zone anche grazie a dispositivi di brandeggio e di teleobiettivi con elevata luminosit e profondit di campo e un collegamento costante per la trasmissione delle immagini e un posizionamento degli impianti in luoghi panoramici all interno di strutture protette che ne consentano l utilizzo in ogni condizione climatica e l affidabilit degli impianti e dei canali di trasmissione dei dati e la facilit di utilizzo del sistema e l immediatezza di riscontro della posizione reale degli elementi visualizzati e la possibilit di facile e veloce manutenzione e riattivazione a seguito di guasti Formazione In seguito alla proposta di informatizzazione sar necessario prevedere alla formazione di due impiegati del Parco nell uso del software GIS e del software meteorologico e di calcolo dell indice di pericolo di incendio La formazione dovr in generale riguardare l uso di questi software utili anche per la gestione della cartografia del piano AIB stesso in particolare dovr focalizzarsi sull uso di database per l inserimento dei fogli notizie FN AIB l aggiornamento geografico del catasto incendi l aggiornamento della banca dati degli interventi AIB gi realizzati e le operazioni di manutenzione previste ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesett
200. te con mangimi di origine locale con una piccola quota di origine estera che varia annualmente in funzione della produzione di fieno Il latte prodotto viene in gran parte conferito a Bolzano una parte continua per ad essere venduta localmente grazie alla presenza di malghe dotate di caseificio per la lavorazione del latte e del formaggio esistono inoltre piccoli caseifici consorziali Gli alpeggi quasi sempre di propriet tavolare pubblica vengono concessi alle Interessenze strutture sociali storiche di gestione delle malghe che si fanno carico della raccolta del latte e della trasformazione in formaggio quest ultimo viene poi ripartito fra gli agricoltori associati in ragione del latte conferito da ognuno Le capacit di carico degli alpeggi sono controllate annualmente dall Ispettorato Forestale All interno del settore lombardo sia l area valtellinese che quella camuna presentano situazioni critiche anche se di grado diverso ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 23 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Nel settore valtellinese nel 2000 sono stati censiti 3 519 bovini 2 190 ovini e 2 097 caprini quest ultimo dato sicuramente quello pi interessante evidenziando una presenza di caprini nei comuni di questo settore notevolmente superiore agli altri Nel territorio dell Alta Valtellina si cont
201. te indicazioni su alcune opere di prevenzione gi previste e non si ritiene necessario realizzarne ulteriori Per quanto riguarda la Lotta si ribadisce l intervento delle squadre antincendio dei corpi dei Vigili del Fuoco volontari e permanenti secondo quanto previsto dal piano provinciale 1 2 2 3 Provincia Autonoma di Bolzano Il territorio della Provincia Autonoma di Bolzano stato classificato ai sensi del Reg CEE n 2158 92 a basso rischio di incendio boschivo L Amministrazione non ha dunque ritenuto di promulgare una legge specifica sulla prevenzione dagli incendi boschivi La materia ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 6 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio comunque regolata dalla Legge provinciale n 21 del 21 ottobre 1996 che riguarda l ordinamento forestale Al Capo IV si fa riferimento alla Tutela del bosco da danni biotici ed abiotici indicando nell art 24 i divieti di accensione di fuochi nei boschi e le relative sanzioni Nella legge sono inoltre dettate alcune norme di prevenzione incendi boschivi relative alla costruzione di infrastrutture alla dotazione di mezzi e alla direzione delle operazioni di spegnimento L Amministrazione provinciale al fine di tutelare nel miglior modo possibile il patrimonio forestale provinciale dall impatto degli incendi boschivi pur non recependo in punto
202. telvio anche stato fornito dalla consultazione della pagina web dedicata all Attivit antincendi boschivi nel sito del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Ministero dell Ambiente 2010 che raccoglie una serie di documenti ed applicazioni tra cui ad esempio il Progetto incendi sul Portale Cartografico Nazionale Petrucci et al 2010 1 2 2 Relazioni del Piano AIB dello Stelvio con la Pianificazione su area vasta La Legge 353 2000 art 8 2 comma prevede che per i parchi naturali e le riserve naturali dello Stato venga predisposto un piano antincendi che costituisce un apposita sezione dei Piani per la previsione prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi relativi alla Regione in cui ricade il territorio dell area protetta stato pertanto tenuto conto del fatto che il Ministero nello specifico cura il supporto ed il coordinamento della pianificazione AIB nelle diverse aree protette nazionali verifica i piani degli enti gestori e quindi previo il parere d obbligo del Corpo Forestale dello Stato CFS chiede l intesa alle Regioni territorialmente interessate per l inserimento di questi piani nei corrispondenti piani AIB regionali Petrucci 2007 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 4 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Nel caso dello Stelvio
203. tengono ai crostacei ai molluschi agli Anellidi ai protozoi ciliati e dafnie note anche come pulci d acqua 2 1 1 2 Aspetti meteo climatici Il clima delle vallate tipicamente continentale con precipitazioni scarse e concentrate durante il periodo estivo 1 massiccio dell Ortles Cevedale con le sue numerose cime che superano i 3 000 m determina una situazione climatica difficilmente descrivibile in termini generali Come per la maggior parte dei rilievi montuosi delle medie latitudini non valgono i principi di massima della dinamica climatica che regolano la formazione delle grandi zone bariche e dei fronti ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 11 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio La complessa morfologia del gruppo e il grande sviluppo verticale del massiccio danno origine infatti a numerosi climi locali con caratteristiche termo igrometriche anche molto diverse Questa pluralit di climi estremamente importante in quanto determina le possibili attivit agro silvo pastorali e ha rilevanti ripercussioni sul popolamento delle valli In generale il fattore altitudinale dominante ed in base a esso possibile identificare quattro tipi climatici fondamentali cui corrispondono altrettante fasce altitudinali 1 Clima pre alpino al di sotto dei 1 000 m di quota Caratteristiche climatiche se
204. tenzione dell area rinverdita 1 Per la stima del valore di questi parametri si fatto riferimento al Prezzario della Regione Lombardia Sono stati considerati un tipo di intervento estensivo con preparazione del terreno per il rinverdimento e rinverdimento pari a 21 000 ha su superfici con pendenza compresa tra il 40 e 70 27 300 ha su superfici con pendenza superiore al 70 30 in pi del precedente per la presenza di piste d accesso disagevoli e 24 150 ha nel caso di intervento con elicottero 5 anni di manutenzioni Marangon F Gottardo E 1998 e un costo annuale di manutenzione Ca dell area rinverdita con cui si intendono gli interventi finalizzati alla gestione del cotico pari a 1 207 30 ai valori ottenuti mediante la funzione di calcolo fornita dal metodo considerato sono stati aggiunti i costi relativi allo sgombero del materiale legnoso pari a 345 79 ha Intervento Pendenza con l elicottero 40 70 gt 70 Valori del danno ambientale da perdita della 36 874 87 33 174 87 30 024 87 funzione protettiva ha anno Tabella Stima della funzione protettiva P Fonte ns elaborazione Funzione di protezione dai cambiamenti del clima C La stima di questo parametro correlata all emissione di anidride carbonica che viene prodotta durante il processo di combustione correlato alla quantit di biomassa bruciata nel corso dell incendio perci connessa alle categ
205. ti Dott For Massino Divitini 16 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Regione Lombardia Relazione metodologica Codice CLC Descrizione CLC Superficie ha 111 Tessuto residenziale continuo mediamente denso 4 7365 112 Tessuto urbano discontinuo 105 6079 121 Insediamento industriale commerciale e dei grandi impianti di servizi pubblici e 6 7764 privati 122 Reti stradali e spazi accessori 0 9512 131 Aree estrattive 11 4327 133 Cantieri 1 6258 134 Aree degradate non utilizzate e non vegetate 21 2013 142 Aree ricreative e sportive 123 9809 231 Prati permanenti 1592 8835 311 Boschi di latifoglie 149 2388 312 Boschi di conifere 9669 1519 313 Boschi misti 67 5970 321 Aree a pascolo naturale e praterie d alta quota 7106 7241 322 Brughiere e cespuglieti 3864 4759 324 Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 88 5530 331 Superfici sabbiose e alvei ghiaiosi 178 9976 332 Rocce nude 24897 8301 333 Aree con vegetazione rada 8016 7345 335 Ghiacciai e nevi perenni 2954 5724 511 Alvei fluviali e corsi d acqua artificiali 201 3096 512 Bacini d acqua 769 5355 Totale 59 833 9166 ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 17 Piano Antincendio Boschivo Parco Nazionale dello Stelvio Totale Parco dello Stelvio Relazione metodologica
206. tica sono la scomparsa dei predatori che un tempo regolavano le densit in modo naturale e l occupazione del territorio da parte dell uomo Un tempo gli ungulati utilizzavano aree di svernamento poste sui fondovalle oggi invece queste aree sono occupate dalle attivit antropiche di vario tipo e spesso la presenza di barriere condiziona le migrazioni stagionali tutto ci causa squilibri nell occupazione del territorio e conseguentemente la concentrazione delle popolazioni in alcune aree ristrette Il dibattito sulla necessit di gestione della popolazione di cervo all interno del Parco si focalizza inoltre sulle possibilit di stabilire quale sia il livello di autoregolazione naturale delle popolazioni In molte aree protette le decisioni sull opportunit di eventuali interventi diretti devono essere prese prima di aver raggiunto una sufficiente comprensione scientifica del funzionamento degli ecosistemi presenti Nel caso specifico dello Stelvio il livello di autoregolazione della popolazione di cervi sembra essersi assestato su valori di densit che comunque creano un notevole impatto all ecosistema Questo significa che la definizione di chiari obiettivi e motivazioni dovr tenere in debito conto anche gli aspetti socio politici ed economici Allo stato attuale il problema dell elevato squilibrio tra interno ed esterno del Parco pu essere risolto attivando delle azioni di controllo mediante prelievo nell area protetta e ga
207. tiva non al momento omogenea Per quanto riguarda l erpetofauna disponibile uno studio sulla presenza e distribuzione di Anfibi e Rettili nel Parco realizzato da Pozzi 1980 Pi recentemente stata realizzata una nuova indagine conoscitiva con particolare riferimento alle zone umide del settore lombardo del Parco Gentili et al 2007 e dal 2005 nell apposito database del Parco confluiscono tutti i dati delle osservazioni che vengono effettuate Per l ornitofauna ricerche mirate effettuate mediante transetti sistematici e punti d ascolto vengono effettuate a partire dal 2006 con l obiettivo di coprire nel tempo tutti i settori ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 24 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio dell area protetta A questi si aggiungono le informazioni pregresse e tutti i dati raccolti nel tempo dagli agenti forestali dal 1985 al 1993 come Corpo Forestale dello Stato e successivamente dal CTA di Bormio e dai Corpi Forestali delle Province di Trento e Bolzano Recentemente sono stati avviati anche studi specifici su specie di particolare rilevanza citati successivamente e attivit di censimento standardizzato su aree campione dedicate ai Galliformi Per quanto riguarda 1 Mammiferi vengono annualmente eseguiti censimenti standardizzati esaustivi di cervo camoscio e stambecco e vengono raccolte n
208. to in generale sull arco alpino si assiste ad una notevole concentrazione di incendi nelle classi di bassa superficie Si tratta cio di una maggioranza di incendi poco estesi a fronte di un limitato numero di eventi di grande superficie Nel grafico successivo riportato il medesimo dato espresso per in forma di frequenza relativa di eventi e non in numero assoluto Incendi 1992 2008 Frequenze relative per classi di superfici percorse 14 T i to te 14 f N h pen 12 r N Classi di superfici percorse ha Numero incendi D a fino a 0 1 0 1 0 5 5 10 10 20 20 50 Si pu osservare come il 28 degli incendi avvenuti nell area ricadano nella prima classe di superficie fino a 0 1 ha e che 1 88 degli incendi non supera i 5 ha ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 45 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio b Distribuzioni cumulative Si infine costruita la distribuzione cumulativa degli eventi secondo la quale tutti gli incendi della serie storica sono stati ordinati per valori crescenti di superficie percorsa che stata cumulativamente sommata dall evento pi piccolo a quello pi esteso Nel grafico che segue si riportata tale distribuzione nella quale sull asse delle ascisse sono riportati i ventili della serie di superficie percorsa vale a dir
209. toricamente hanno causato gli eventi pi pericolosi 4 3 1 Svolgimento operativo delle attivit Il personale di sorveglianza del Parco svolge prevalentemente attivit preventiva e logistico operativa a integrazione del Corpo Forestale dello Stato per la parte ricadente nella Regione Lombardia e dei Corpi Forestali provinciali a cui riservata le direzione delle operazioni l attivit di estinzione svolta prevalentemente dal Corpo dei Volontari A I B Tenuto conto di questa ripartizione di ruoli a tale scopo si forniscono le seguenti indicazioni operative di massima A PERIODI i servizi di sorveglianza dovranno essere intensificati e massimizzati nei periodi con indice di pericolo MODERATO ed ELEVATO B AREE l attenzione e la presenza numerica di personale sar massimizzata sulle aree in cui l indice di sintesi maggiore C ORARI il servizio di sorveglianza sar massimo e senza alcuna interruzione negli orari in cui storicamente si sono verificati il maggior numero di inneschi ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 92 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio D SITUAZIONI GRAVI al verificarsi contemporaneo di pi focolai priorit di attenzione sar rivolta alle situazioni che si prospettano particolarmente gravi sia per quanto riguarda il valore naturalistico della zona c
210. tro Livigno Sondalo Valfurva e Tem con un numero medio di 6 elementi per reparto Nel numero sono ricomprese tutte le qualifiche di grado Agenti Forestali fino al Funzionario Responsabile dell Ufficio con gradi di Vice Questore Aggiunto Forestale A regime previsto il raggiungimento di un numero ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 48 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio complessivo di n 48 unit col completamento delle qualifiche di gradi dell organigramma del Coordinamento Tutte le unit sono abilitate alla sorveglianza e svolgono l attivit con turni di 6 ore che si svolgono tra le 6 00 e le 19 00 In caso di allerta notturno all attualit il Coordinatore funge anche da elemento reperibile Tutto il personale abilitato alle funnnzioni di DOS Responsabile unico di tutte le attivit inerenti lo spegnimento degli incendi boschivi Le comunicazioni avvengono via radio ogni reparto dotato di apparecchi da n 2 a n 4 0 se possibile con telefono cellulare di servizio utilizzando la rete GSM Non esistono postazioni fisse per l avvistamento per cui i punti di avvistamento sono costituiti dai punti di visione panoramica naturali Con riferimento ai mezzi e materiali AIB in dotazione sono presenti e n 1 vasca AIB da 16 000 It corredata di pompa e tubaggi e n 2 pick up Defender
211. ttiva Habitat appunto Gli obiettivi della Direttiva Uccelli sono la protezione a lungo termine la conservazione e anche lo sfruttamento degli uccelli selvatici sul territorio degli Stati membri dell UE La Direttiva individua accanto agli elementi classici di conservazione divieto di uccisione di cattura etc misure per la conservazione degli habitat delle specie di uccelli riportate nell allegato I Gli stati membri sono tenuti a istituire sul proprio territorio zone di protezione per le specie di uccelli le ZPS appunto e ad elaborare programmi per la loro protezione e per il ripristino degli habitat distrutti Nell allegato I della direttiva sono incluse 181 specie e sottospecie di uccelli Di queste 39 sono presenti nel Parco dello Stelvio che ne ospita altre 90 ricomprese negli ulteriori allegati della Direttiva Uccelli L obiettivo della Direttiva Habitat la creazione dei presupposti per la conservazione della biodiversit habitat e specie in Europa attraverso la creazione della rete Natura 2000 La Direttiva ha due approcci uno volto alla protezione delle specie minacciate ed uno volto alla tutela degli habitat indipendentemente dalle specie che li popolano L allegato I individua 198 habitat naturali e seminaturali che rappresentano componenti caratteristiche dello spazio naturale e del paesaggio europeo Gli allegati II e IV riportano invece la lista delle specie animali 221 e vegetali 360 pe
212. tudio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 51 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio L opera di spegnimento normalmente eseguita dai Corpi dei Vigili del Fuoco Volontari e dal Corpo Permanente dei Vigili del Fuoco di Trento specificatamente attrezzati per tali interventi salvo situazioni particolari dove la necessit di adottare tecniche selvicolturali per preventive all estendersi del fuoco o il fabbisogno di mezzi di trasporto di tipo agricolo richiedono l intervento di operai forestali o di volontari locali La formazione aggiornamento e addestramento degli operatori antincendio prevista ai sensi dell art 18 bis della L P n 26 1988 Norme in materia di servizio antincendio sulla base di programmi annuali approvati dalla Provincia Per l attuazione dei programmi di formazione la federazione si avvale anche della Scuola Provinciale Antincendio di cui all art 8 della L P 26 1988 La Scuola organizza appositi corsi in materia di incendio boschivo anche per personale extraprovinciale commissionati da altre Regioni sia per personale con funzioni di coordinamento come quello appartenente al Corpo Forestale dello Stato che per le squadre di volontari operanti sotto la direzione del medesimo o degli uffici Regionali preposti L addestramento degli operatori dei Vigili del Fuoco Volontari viene effettuato in forma di routine direttamente presso il
213. tudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 76 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Matrice di valutazione Gravit 1 2 3 4 5 La cartografia di sintesi risultante riportata qui di seguito Priorit di intervento Non combustibile C E 0 26005200 10400 15600 208 mi TO o Carta delle priorit di intervento 00 Metri ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 77 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio 2 3 Zonizzazione degli obiettivi 2 3 1 Definizione impatto accettabile per aree omogenee Gli effetti degli incendi boschivi sono diversi in funzione del territorio in cui avvengono Le condizioni stazionali e vegetazionali possono favorire l insorgere di incendi di elevato impatto Ad esempio in aree a difficile accesso e con modello di combustibile responsabile di intensit elevate sono da attendersi impatti gravi per l elevata superficie percorsa e l impossibilit di controllo Allo stesso modo impatti altrettanto gravi sono da attendersi in formazioni ad elevato valore intrinseco sia questo naturalistico o economico pur con superfici percorse limitate La riduzione ed il controllo degli impatti deriva da una zonazione e classificazione degli elementi territoriali ed ambienta
214. ua all articolo 10 tali problematiche Sono vietate per cinque anni su soprassuoli percorsi da incendio le attivit di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell Ambiente per le aree naturali protette statali o dalla regione competente negli altri casi per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici I danni ambientali analizzati non possono certo prescindere dall analisi dell evento incendiario l intensit del fronte di fiamma il suo tempo di residenza e l epoca dell evento determinano conseguenze molto diversificate sulle condizioni delle aree percorse dal fuoco Per determinare un corretto intervento selvicolturale post incendio bisogna inoltre considerare altri aspetti come le caratteristiche floristiche e strutturali del soprassuolo ad esempio una spessina senz altro maggiormente sensibile al passaggio del fuoco rispetto ad una fustaia adulta Alla luce di quanto esposto gli interventi di ricostituzione boschiva post incendio vanno attuati in modo differenziato in funzione del tipo di danno della gravit delle conseguenze e delle caratteristiche adattive delle specie arboree che costituiscono i soprassuoli rispettandone le dinamiche evolutive per favorire i meccanismi naturali di successione Si po
215. uoverne il velluto le piante soffregate sono destinate a morire nel corso della stagione Scortecciamento i cervi tendono a rosicchiare la sottile corteccia di alberi di giovane et durante la stagione invernale per integrare la dieta Il danno che le piante subiscono da mettere in relazione all infiltrazione di agenti patogeni nel fusto dell albero Status di tutela della specie inclusa nell allegato II della Convenzione di Berna e nell allegato IV della Direttiva Habitat Nel Parco lo status favorevole Il cervo ha raggiunto oggi elevate densit in molti settori innescando anche conflitti con gli interessi antropici sui territori del Parco Una presenza cos massiccia sta comportando un notevole impatto sulle giovani piante presenti nei boschi e sulle residue attivit agricole faticosamente sostenibili nel difficile ambiente montano Per questo il Parco ha dato avvio ad ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 29 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio un progetto pluriennale progetto Cervo volto a valutare i possibili effetti di una cos massiccia presenza di cervo sulle restanti componenti dell ecosistema e a individuare soluzioni che mirino alla conservazione della biodiversit nel suo complesso A partire dal 1997 abbattimenti selettivi di cervo vengono effettuati in alcune parti del settore altoates
216. utto l arco alpino L utilizzazione dei boschi nel Parco dello Stelvio proseguito fino ad oggi e l istituzione dell area protetta non ne ha sostanzialmente modificato la gestione economica ormai da tempo basata sui principi della selvicoltura naturalistica che asseconda le tendenze di evoluzione naturale delle foreste favorendo la biodiversit e la ricchezza specifica e strutturale La superficie forestale all interno del parco circa 38 000 ettari di questa superficie circa il 90 di propriet pubblica comuni propriet collettive ecc e viene gestito attraverso l adozione di piani di assestamento PAF ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 21 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio In virt delle migliori condizioni stazionali il settore altoatesino quello in cui la produzione di legname riveste la maggiore importanza con un taglio annuo medio autorizzato pari a 22 556 m3 a fronte dei 5 041 m3 nel settore trentino e dei 3 369 m3 in quello lombardo Nel settore altoatesino il bosco rappresenta il 52 della propriet silvo pastorale del territorio del Parco il 25 di protezione il 27 di produzione Il 95 della superficie forestale assestata ed gestita da 26 Piani di Assestamento Forestale I boschi sono quasi interamente di propriet pubblica La gestione delegata ad antiche strutture
217. va dei boschi da parte dell utenza Rinviando a quanto gi definito nel capitolo precedente gli interventi prescrittibili consistono gt gt in avviamento a fustaia da consigliarsi nei cedui aumento della mescolanza compositiva manutenzione corrente dei rimboschimenti e riduzione del carico nelle aree incendiate a destinazione multipla da associare a spalcature delle conifere mantenimento di cortine arboree lungo la viabilit pedonale durante l esecuzione di diradamenti e tagli selvicolturali riduzione dei diradamenti nei soprassuoli arborei colmi del piano montano ad un massimo del 25 della copertura presente gt allontanamento del materiale di risulta delle operazioni selvicolturali Una necessaria puntualizzazione riguarda invece la manutenzione dei sentieri gt riduzione del carico lungo la viabilit pedonale da effettuarsi in particolare lungo la sentieristica prevedendo di eliminare per una fascia della larghezza complessiva di 10 metri a monte e valle dei tracciati gli arbusti con il rispetto della rinnovazione affermata e del piano dominante Tali interventi dovranno esser eseguiti nei mesi autunnali con una periodicit annuale fino al ristabilirsi di un grado di copertura delle chiome arboree sufficiente ad inibire lo sviluppo degli arbusti Viali tagliafuoco Riduzione del carico di combustibile lungo i sentieri Non viene prevista la realizzazione di veri e propri viali tagliafuoco di conce
218. vo 2 2 3 4 Carta dell impatto atteso degli incendi boschivi zonizzazione della gravit reale di incendio La cartografia dell impatto atteso contribuisce a definire la zone che richiedono maggiori sforzi di protezione dagli incendi boschivi a causa delle loro caratteristiche ecologiche e per le specifiche finalit definite dal Piano del Parco Nello specifico per impatto atteso degli incendi boschivi si fa qui riferimento alla gravit reale di incendio ovvero alla valutazione delle conseguenze degli effetti del fuoco considerati dal punto di vista del grado di conflitto tra gli effetti negativi del potenziale passaggio del fuoco e l erogazione servizio o funzione attesa della risorsa naturale Quest ultima viene definita a partire dagli obbiettivi di pianificazione e gestione delle risorse naturali Piano del Parco La distribuzione spaziale dell impatto atteso degli incendi valutato qui in termini potenziali indipendentemente cio dalla effettiva possibilit del verificarsi di incendi di certe caratteristiche combinata con la cartografia del rischio di incendio potenziale di innesco e comportamento nel Parco fornisce una zonizzazione di sintesi vedi oltre sulla base della quale diventa possibile definire le priorit di intervento nelle diverse aree Per quantificare l impatto atteso degli incendi nelle diverse zone del Parco sono stati analizzati gli obiettivi di gestione e tutela del territorio dello Stelvio in ragione dei
219. zione classica tuttavia lo scopo la creazione di fasce libere da vegetazione all interno delle aree boscate lungo la sentieristica esistente L intervento pu risultare abbastanza efficace ai fini della costituzione di linee di sicurezza per le operazioni di estinzione da terra in quanto l intervento punta a diminuire l intensit di incendi che dovessero attraversare i sentieri pi che a ridurre l intensit iniziale del fuoco che potrebbe originare dai sentieri in quanto possibili punti preferenziali di innesco La fascia da ripulire si estender per 10 15 metri a monte e a valle del sentiero da eseguirsi soltanto lungo dei tracciati con andamento trasversale a mezzacosta in aree boscate in cui il ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 83 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio punteggio di sintesi sia pari a 3 in cui sussista quindi un rischio relativo elevato di percorrenza del fuoco e di impatto elevato L intervento consiste con il taglio ed allontanamento di tutta la vegetazione arbustiva fatta salva la rinnovazione di specie arboree eventualmente presente ed un leggero diradamento al fine di mantenere isolate le chiome degli alberi le une dalle altre L intervento dovr essere ripetuto a cadenza quadriennale Rifornimento idrico e piazzole per elicottero La scarsa viabilit stradale lungo i versanti e l
220. zona di interfaccia urbano foresta si presa in considerazione la viabilit primaria secondaria e limitata unitamente alle aree ritenute di un certo impatto antropico Queste ultime sono state definite attraverso l analisi dell uso del suolo e prendendo in considerazione le aree estrattive industriali ricreative di verde urbano i cantieri le reti e le infrastrutture oltre alle zone residenziali a tessuto continuo e discontinuo Attraverso un analisi generale del pattern ottenuto si stimato un grado di compenetrabilit di queste strutture con il territorio potenzialmente soggetto a incendi boschivi All interno del territorio del parco si riconosce un tipo di interfaccia che generalmente viene definita mista Cesti 2006 Come possibile evincere dalla carta delle zone di interfaccia urbano foresta del parco allegata alla presente relazione la maggior parte delle infrastrutture infatti costituita da strutture o abitazioni isolate distribuite sul territorio a diretto contatto con vaste zone popolate da vegetazione arbustiva ed arborea In queste situazioni generalmente si hanno poche strutture a rischio anche con incendi di vegetazione di vaste dimensioni ATI StudioSilva Srl Studio Verde Srl Dott For Annalisa Francesetti Dott For Massino Divitini 33 Piano Antincendio Boschivo Relazione metodologica Parco Nazionale dello Stelvio Facendo poi un confronto tra gli inneschi avvenuti in passato e la distanza ris

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